3° app. con la rubrica ''I segreti della cromoterapia'': ''Un mondo privo di colori''
Un mondo privo di colori
Si può quindi pensare che la visione primitiva sia fondamentalmente priva di colori. Anche il neonato non pare essere in grado di percepire i colori. L’esperienza umana sarebbe quindi originariamente acromatica, e solo successivamente si verrebbe colorando.
Nei poemi omerici, per esempio, i termini che indicano i colori sono imprecisi e raccolgono con un’unica denominazione colorazioni che per noi sono nettamente distinte: per esempio, il termine kuàneos indica sia l’azzurro sia il colore plumbeo del cielo e, più in generale, ogni colore scuro. Glaukòs indica l’azzurro chiaro, il verde e il grigio verde. Nelle lingue più antiche, gli studi hanno rilevato una notevole scarsità nei termini che indicano i colori, talvolta fino a risolversi nel semplice binomio “bianco e nero”. Il terzo colore a comparire nelle lingue antiche è sempre il rosso, il quarto è a volte il giallo e a volte il verde, e il quinto il blu. Seguono poi il viola, l’arancione, il marrone, il grigio e gli altri.
Anche le forme espressive dell’uomo, dalla letteratura alla pittura, ma anche dalla fotografia al cinema, alla televisione, sono state dapprima in “bianco e nero” e poi a colori…
Fonte: Riza
19/02/2013
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