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4° app. con la rubrica ''Nuove questioni meridionali'' a cura del prof. Beppe Manente: ''La valenza economica del senso civico nel Mezzogiorno''

4° app. con la rubrica ''Nuove questioni meridionali'' a cura del prof. Beppe Manente: ''La valenza economica del senso civico nel Mezzogiorno''


LA VALENZA ECONOMICA DEL SENSO CIVICO NEL MEZZOGIORNO

Sia le scienze sociali che il sentire comune hanno quasi sempre connesso indissolubilmente il fenomeno della carenza di senso civico alla condizione socio- economica degli individui e delle società.
In base a tale asserzione più la persona si trova in una situazione sociale ed economica marginale più assume comportamenti non adeguati ad un sentire civile accettabile. Altrettanto si potrebbe affermare in relazione ai corpi sociali considerati nella loro interezza: le comunità caratterizzate da un basso indice di prosperità e di scolarizzazione tendono a non considerare vincolanti le norme basilari del corretto vivere civile.
Queste convinzioni ovviamente hanno un loro fondamento ma mettere in un rapporto di causa-effetto unidirezionale le condizioni socio-economiche con i comportamenti contrari al senso civico è perlomeno riduttivo.
A tale proposito sono illuminanti alcuni orientamenti sociologici recenti riguardanti il fenomeno sociale della devianza, in senso lato, e della trasgressione sociale, in senso stretto. In base a tali teorie il non rispetto delle regole sociali, cioè la carenza o la mancanza di senso civico, possono essere di tre tipi, derivanti dal:
1. mancato rispetto delle leggi codificate, che dà origine al reato;
2. mancato rispetto del proprio e del comune “decoro”, che dà luogo a comportamenti anomali, come il vandalismo, l’aggressività immotivata, la violenza di gruppo, ecc.;
3. Mancato rispetto del bene comune, che dà spazio a comportamenti ( e non atteggiamenti) tendenti a non rispettare norme etiche e di civiltà, per perseguire solamente il proprio interesse personale.
Mentre le prime due tipologie possono essere in gran parte collegate direttamente a situazioni individuali o collettive di disagio e di marginalità, il terzo tipo invece può considerarsi “trasversale”, in quanto caratterizza il comportamento di persone appartenenti a tutte le classi sociali e prescinde da elementi specifici, quali il reddito, il livello di istruzione, l’inserimento nel corpo sociale.
In altre parole, è un fenomeno “culturale”, che si manifesta in forme più o meno marcate in relazione ad alcuni fattori specifici di un dato territorio.
Venendo alla Questione Meridionale, questa premessa serve a ridimensionare la credenza diffusa, secondo cui solo migliorando la condizione economica del Sud si può fare un passo avanti sulla via del suo progresso civile. A conferma di ciò c’è la constatazione che in molti territori ad alto tasso di progresso economico esiste un livello di deficit civico più alto o perlomeno uguale a quello esistente in contesti arretrati o poveri.
Accanto, se non prima, dell’evoluzione economica occorre, quindi, promuovere a tutti i costi un avanzamento culturale, inteso non esclusivamente come innalzamento del livello di istruzione ma come introduzione nel corpo sociale meridionale di robuste iniezioni di senso civico. La nascita di un’etica sociale nuova inevitabilmente darebbe luogo a comportamenti in grado di far evolvere l’economia del Mezzogiorno, sostituendo alla raccomandazione il merito, all’assistenzialismo l’intraprendenza, alla paura di fallire il coraggio di mettersi alla prova.


28/02/2013
Nuove Questioni Meridionali