13^ puntata - ''Made con etica: illusioni e illusionisti''
Made con etica: illusioni e illusionisti
Sono molto convinta che occorre fare una seria "crociata" per sostenere la qualità dei prodotti. Con sincerità e trasparenza, le provenienze delle produzioni possono e devono essere dichiarate Tutte le produzioni hanno una loro dignità, importante è che siano indicate con naturalezza, con chiarezza, con onestà. Lasciamo chi acquista libero di scegliere in t...otale consapevolezza, non mistifichiamo, non lasciamoci illudere. Il prezzo è un indicatore. Vi sono paesi dove produrre costa molto poco e paesi dove il lavoro ha parametri di rispetto diversi, quindi ha un costo maggiore. I vari passaggi che un prodotto deve fare aumentano il prezzo. Dal produttore al consumatore: un passaggio. Dal produttore, al distributore, al venditore, al consumatore: ognuno aggiunge un proprio margine di guadagno, è ovvio. Quanto più sono onesti gli operatori, tanto più i valori si mantengono equi. Quando, in uno dei passaggi, si vuole speculare, ecco che il consumatore finale arriverà a pagare un prezzo inadeguato. Io dico immorale, perchè sproporzionato rispetto ai valori trasmessi, soprattutto al mondo d'oggi: non è questione di spender poco o tanto, voglio solo poter scegliere e che i miei denari siano rispettati. Non illudiamoci e non lasciamoci illudere: produrre con qualità elevata (ricerca di design, tecnologia delle soluzioni, materiali scelti, rispetto delle condizioni di lavoro per le persone, ecc) ha un costo minimo di base, che dobbiamo riconoscere.
Produrre in serie e quantità, seguire l'onda del trend (copiare e scopiazzare), sfruttare il lavoro massiccio significa dare al mercato opportunità diverse, con prezzi diversi, con valori diversi. Diciamolo, però, onestamente: io voglio poter scegliere con quanta più consapevolezza possibile.
Produrre in Italia, Francia, Germania, Inghilterra, Spagna, Giappone significa avere un patrimonio di valori da esprimere: esperienza, tradizione, cultura, gusto, rispetto del lavoro, conoscenza dei materiali, voglia di studiare novità e fare tendenza. Un valore che si traduce in un costo, non necessariamente elevato, bensì equilibrato, adeguato a sostenere un'economia di scala. La produzione che avviene in altri paesi, che tutti sappiamo indicare, porta altri e diversi valori, a mio parere, troppo spesso legati a motivi speculativi, che, io personalmente, non desidero condividere. Mi disgusta sapere che ci sono passaggi durante i quali il prodotto, che viene pagato pochissimo all'origine, vede i prezzi lievitare durante la strada, per favorire chi sta in mezzo, a svantaggio del consumatore, che pagherà troppo, rispetto al prezzo reale iniziale. Le licenze dei nomi di marca costano molto, il servizio post-vendita è importante, mantenere una struttura per l'assistenza e la commercializzazione efficienti ha un costo, ma mi indigno quando si fa il gioco ambiguo delle tre carte. Non spacciamo per design i prodotti che non lo sono, non vendiamo per innovazione, trend, stile ciò che non lo è. Diamo a ogni prodotto la dignità che merita. Un prodotto, nel mondo reale di oggi, deve valere per ciò che dichiara di essere. Voglio riconoscere dove c'è ricerca, studio, design, idee, tecnologia, materiali, creatività e voglio dare un valore giusto. Voglio che le mie emozioni siano coltivate in modo sincero e non con stimoli falsi. Voglio onestamente poter riconoscere chi sta guadagnando e se davvero se lo merita perchè partecipa a un ciclo condiviso.
Se voglio un prodotto più "normale" è giusto che possa spendere meno, adeguatamente. È un discorso idealista? Forse, ma, leggendo qua e là, discussioni in atto in questi giorni nei vari blog del nostro settore, e conoscendo bene a fondo molte situazioni, mi permetto di dire: stiamo attenti alle false illusioni e agli illusionisti di professione.
Luisa Redaelli
06/07/2013
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