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15^ puntata - ''Regola n°5: Poteri e doveri dell'arbitro - 2^ parte''
Per illustrare i singoli punti della seconda parte della regola 5 (L’Arbitro), non si può prescindere dalla contemporanea illustrazione del “Codice Etico” che diviene parte integrante fondamentale.
Il primo punto recita : “ fa osservare le regole del gioco”. la prima domanda “dove?”, è evidente sul terreno di gioco; la seconda : “come?”:
1) Sostenuto dal “senso di giustizia” e dall’orgoglio della propria funzione Egli potrà adempiere al Suo compito se sarà proiettato ad un costante aggiornamento, garanzia di adeguata preparazione;
2) Avere una conoscenza “diretta” del gioco del calcio per averlo praticato anche in forma “amatoriale”;
3) Conoscere gli “schemi” di gioco praticati al fine di intuire le evoluzioni delle diverse fasi e quindi essere in grado di “anticiparlo” ed essere sempre presente nelle zone in cui si sviluppa il gioco per poter adeguatamente valutare le singole situazioni.
Il secondo punto “assicura il controllo della gara in collaborazione con gli assistenti e, laddove previsti i due collaboratori d’area (due arbitri) ed un quarto ufficiale di gara”.
Questa dizione, si riferisce ai campionati professionistici, nei casi di campionati del settore giovanile al singolo Arbitro vi è la collaborazione di due assistenti di parte, così come nei campionati dilettantistici di terza, seconda, prima categoria, solo nei campionati di promozione ed eccellenza vi sono assistenti “ufficiali”. Nei campionati CAN PRO E CAN B vi sono assistenti ufficiali.
In questo secondo punto, su enunciato, è prevista una “collaborazione” diversa (assistenti, arbitri d’area, quarto uomo) all’Arbitro, questi concorrono direttamente al successo del Suo operato.
Una efficace e positiva “collaborazione” richiede non solo una adeguata “competenza tecnica” ma soprattutto delle doti “etico-morali” che anche in questo caso trova fondamento nel “Codice Etico” quando si afferma : “gli associati (Arbitri) devono mantenere fra loro rapporti (umani e tecnici) improntati alla lealtà, ai principi di colleganza e di rispetto dei ruoli ricoperti”, in una parola devono essere “solidali” fra loro al fine di rendere l’operato dei singoli uniforme e coerente all’operato di chi li sintetizza (l’Arbitro) e rende l’operato di tutti (direzione di una gara) “unica”.
Quanto sostenuto è indispensabile per una “ottima prestazione”. Mi permetto di sottolineare che quanto su detto non potrà essere frutto di un processo di semplice “obbedienza” al dettame regolamentare del “Codice Etico” ma deve essere il frutto di un profondo convincimento dei singoli i quali
oltre l’amor proprio (affermazione della singola individualità) devono essere sostenuti anche da un indispensabile “amore per l’altro” necessario per una umana convivenza finalizzata ad operare per il “bene comune”. Ciò rende gli uomini solidali il cui insieme è in perfetta armonia. Perciò il regolamento Etico deve essere inteso non come un ordine giunto dall’esterno ma come stimolo alla consapevole riflessione, che operare “bene”, non è altro che fare del “bene” alla comunità di cui si fa parte, sia essa l’Associazione Italiana Arbitri che la comunità civile. La capacità di riflessione e la consapevole accettazione dei valori che partono dalla elaborazione personale, fanno dell’uomo
consapevole, un uomo “libero” mentre colui che accetta supinamente un qualsiasi dettato comportamentale che gli è imposto si comporta da automa privo della qualità che fa di un essere vivente un “uomo”.
29/07/2013
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L'arbitro e il mondo del calcio a cura del prof. Mauro Minervini |
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