Si parla male, si parla sciattamente per fretta, per disattenzione, per pigrizia, mentre si diventa avari di parole che contano. Per questo le difficoltà di comunicazione oggi si moltiplicano: all’interno della famiglia o della coppia, in ambito lavorativo, persino con gli amici che ci siamo scelti, nascono continui problemi di fraintendimento e di incomprensione.
Sono problemi che ci creiamo noi stessi e che, a volte, finiscono per rovinarci l’esistenza dal punto di vista psicologico, ma anche fisico.
Il motivo? Abbiamo perso la capacità di comunicare in modo “consapevole” e ci affanniamo a riempire i nostri discorsi con frasi inutili, che gravano come macigni sulla nostra spontaneità. “Io sono fatto così, non posso cambiare…”, “Ti conosco fin troppo bene”, “è tutta una questione di carattere”, “Mi pareva di saperlo..”, “Te l’avevo detto!”: sono queste le formule vuote che infarciscono le nostre conversazioni, e l’elenco di banalità potrebbe proseguire all’infinito.
L’altro grande difetto che rende complicato comunicare è la fretta: parliamo sempre troppo velocemente, con tante parole, tante frasi che s’incastrano le une nelle altre in modo ansiogeno, fino a formare una trama fitta che il più delle volte risulta poco comprensibile. E poi, usiamo un linguaggio standardizzato, fatto di frasi fatte, di modi di dire alla moda, di vocaboli sottratti all’uno o all’altro gergo, quasi che avessimo paura di distinguerci dal “branco”, usando un vocabolario che è nostro. Per esempio: che significato ha salutare al telefono con un “ciao bella” se non abbiamo mai incontrato di persona chi sta dall’altra parte del filo? Perchè con una persona sconosciuta usiamo un “salve” neutro e incolore invece di un “buongiorno”? E cosa dire dell’abuso della parola “amore” nelle situazioni più banali? Sono altrettanti modi per svuotare di significato il linguaggio.
Di Vittorio Caprioglio
31/07/2013
Importanza della comunicazione e linguaggio del corpo