5^ puntata - ''In viaggio con gli alimenti ritrovati''
In viaggio con gli alimenti ritrovati
Quella degli “Alimenti ritrovati” di ecor è la storia di un viaggio nel tempo che ha portato alla riscoperta di antiche varietà di cereali e legumi ormai quasi scomparse. Ma anche di un percorso nello spazio, attraverso diversi territori d’Italia, tradizionalmente vocati alla coltivazione di determinate specie agricole. Infine, di un viaggio alla scoperta di agricoltori che con impegno, passione, pazienza e tenacia hanno ricercato i semi e li hanno poi seminati rispettando i ritmi della natura.
E anche accettando il rischio di lavorare con fatica per poi perdere tutto, come è avvenuto nel caso del fagiolo occhio e del mais biancoperla: il primo è andato perduto a causa delle gelate e poi dell’eccessiva calura, mentre il secondo non ha dato raccolto a sufficienza. Farro monococco, roveja, grano turanicum e cicerchia: queste sono dunque le tenaci varietà che, alla fi ne, sono entrate a far parte degli “Alimenti ritrovati”, la linea di prodotti nata dal desiderio di salvaguardare la biodiversità, obiettivo da sempre primario di ecor, insieme con quello di diffondere cultura e conoscenza della tradizione contadina.
Per conoscere la cicerchia è stato necessario arrivare fi no a L’Aquila, in Abruzzo: è lì, infatti, che viene coltivato questo legume “povero”. Originaria del Medio Oriente, è simile al cece e nasce da una pianta molto robusta, resistente al freddo e adatta anche a terreni poveri e aridi. Dopo aver sfamato nell’antichità i contadini in assenza di cibi più ricchi ed elaborati, è stata nobilitata nel corso del Rinascimento per poi essere però via via abbandonata a causa dell’impegno necessario per la sua coltivazione e raccolta. Ragioni analoghe hanno quasi portato alla scomparsa di un altro legume, la roveja, i cui steli tendono a coricarsi a terra, rendendo quindi la raccolta lunga e faticosa. Anche la semina comporta non poche difficoltà: il seme non è facile da trovare e deve quindi essere autoprodotto. Questa fatica viene però ripagata dal suo bellissimo fiore violetto con i baccelli verde brillante, e dalla bellezza della granella: verde appena raccolta, con l’ossigenazione diventa infatti rossa, verde scuro, marrone e grigia, in un incantevole tripudio di colori. Pare che anche la roveja, conosciuta in Europa fi n dalla preistoria, sia originaria del Medio Oriente. Cresce spontanea lungo le scarpate e nei prati, un tratto che esprime la sua naturale forza. Al giorno d’oggi è quasi scomparsa, ma in passato veniva coltivata lungo la dorsale appenninica umbro-marchigiana e nella zona dei monti Sibillini, anche a quote elevate poichè resiste bene alle basse temperature.
Non da meno quanto a bellezza è il farro monococco, il cosiddetto farro piccolo, un cereale dalla sottile spiga verde che nasconde però un temperamento forte e determinato. Fragile solo all’apparenza, è in realtà una pianta robusta che si è fortificata dopo millenni di coltivazioni su terreni poveri: compete bene con le infestanti, è resistente a malattie e stress ambientali e si adatta anche a coltivazioni alto collinari o montane perchè sopporta bene il freddo. Originario della Mezzaluna fertile, per anni è stato il cereale alla base della dieta delle popolazioni agricole; in seguito, gli sono stati preferiti frumenti più produttivi e di più facile trebbiatura.
Scopriamo, infine, il Grano turanicum, un cereale che ama il freddo e che cresce al meglio nelle zone collinari, con clima ventilato, mentre invece soffre in pianura e con ristagni d’acqua. In Mesopotamia, terra da cui è originario, cresce spontaneo. In Italia, è una varietà tipica della bassa Val Tiberina, ma si può trovare anche in Puglia, nel Salento e nelle zone di Salerno e Pompei. In passato, vi era l’usanza di conservarlo non solo nei granai, ma anche in giare sotto terra.
06/08/2013
|