9^ puntata - ''INNOVAZIONE ED ECOLOGIA ''
AZIENDA VALCUCINE: GABRIELE CENTAZZO DA OLTRE 30 ANNI INCROCIA L'INNOVAZIONE CON L'ECOLOGIA
«La bellezza e il rispetto li ho imparati nei boschi»
Le cucine che si producono qui abbinano, esattamente come questi ambienti, ricerca di qualità ed ecosostenibilità. Ora potrebbe sembrare scontato ma nel 1980, quando l'azienda fu creata dai quattro soci che ancora oggi ne sono i proprietari, non lo era. Gabriele Centazzo è uno dei fondatori ma soprattutto è designer e pensatore: «Da piccolo andavo in giro per i boschi del Livenza. Vagavo senza meta osservando forme e colori degli alberi». Da quelle passeggiate nacque l'amore per tutto ciò che ci circonda e il concetto che sta alla base delle sue cucine: «La natura è bellezza, e va rispettata: per questo occorre ridurre il più possibile l'impatto ambientale». Certo, a guardare questi spazi ariosi e la biblioteca per i dipendenti (ma anche la zona ricreativa con tanto di calcetto e ping pong) si capisce che c'è molto di più: «La cultura, e i libri ne sono il simbolo, è l'elemento fondamentale per migliorare la nostra vita. Circondarci di bellezza arricchisce», afferma Centazzo. Opere d'arte ovunque, quindi, che cambiano a rotazione. Ritengo che oggi l'arte debba tornare alle origini ed essere più libera dai condizionamenti, aprendosi a tutti», sottolinea. Concetti, ma anche la concretezza di un marchio che dalla sua nascita non ha mai smesso di sperimentare. In principio ci fu Ghianda («Tutta di legno, niente sporgenze, l'anta stondata con la maniglia nello spessore, l'esempio più semplice di cucina ecosostenibile», racconta), e poi, nel 1988, Artematica: «Che ha significato usare materiali completamente riciclabili, in questo caso l'anta con il telaio in alluminio». Evoluzioni dello stesso modello, e altri nuovi che segnano ulteriori tappe. Come Riciclantica, un'anta spessa solo due millimetri: «Telaio di alluminio e pannello di chiusura in vari materiali - tra cui il vetro o il carbonio - applicato senza viti nè fori». Leggerissima ma ultra resistente. E poi la prima base tutta di vetro (si chiama «In Vitrum»), solo il telaio è in trafilato di alluminio: «Disassemblabile, per poterla riciclare più facilmente», sottolinea. Ergonomia, concetto che loro sono stati tra i primi a esplorare: «Basi più profonde per allontanare i pensili, attrezzate di accessori e vani nascosti, l'apertura basculante. Perchè l'uomo con i suoi bisogni deve essere al centro del progetto», sintetizza Centazzo, che va oltre: «La cucina è una macchina funzionale, non bisogna farsi distrarre dalla forma». Sebbene loro alla forma, ma in chiave di sperimentazione estetica, ci pensino sempre: «Ciascuno deve poter avere la "sua" cucina: per esempio possiamo produrre ante in vetro con un intarsio ricavato da un mio disegno. Ma abbiamo modelli "artistici", come quello realizzato con Mendini». Quest'anno il cerchio si chiude con Meccanica, cucina sostenibile anche nel prezzo («Struttura semplificata, solo tubi di ferro; ante in legno, metallo o tessuto tecnico, si possono acquistare e montare anche in seguito. E da soli»), e Sine Tempore, quintessenza di artigianalità: «Fatta a mano a bottega. In questa fase di globalizzazione mi sembra importante valorizzare le capacità manuali che rischiano di scomparire. Alcune le abbiamo persino inserite in azienda». Intaglio e intarsio del legno, pirografia, il mosaico: «Tecniche antiche che rendono speciale un oggetto. Oggi tendiamo a buttare le cose, vorremmo in questo modo contribuire creare l'affetto». Pensieri Gabriele Centazzo ne ha tanti, ma anche il desiderio di condividerli. Non a caso l'anno scorso ha deciso di acquistare tre pagine su alcuni dei principali quotidiani per esortare al ritorno di quello che ha definito "il nuovo Rinascimento": «Un invito a darsi da fare perchè l'Italia possa recuperare creatività e senso della bellezza. E l'amore per la natura, facendo gesti concreti e non semplici "pennellate di verde"». E mentre parla, accarezza una ruota dentata di legno: «Ecco, per me questo è il simbolo di un ingranaggio della macchina della vita. E noi siamo uno di questi piccoli denti, gli altri rappresentano quello che ci circonda. A volte crediamo di essere importanti, invece siamo solo una piccola parte del meccanismo. Ma bisogna saper dare il proprio contributo». Come ha fatto lui, con le sue cucine.
Di Nani Silvia
Fonte: Corriere della Sera
10/08/2013
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