12^ puntata - ''Il Tantra - 3^parte''
Il Tantra - 3^parte
Sia il Tantra sia lo Yoga classico hanno come obiettivo la liberazione, ma i loro sentieri non sono gli stessi. Entrambi forniscono un complesso di tecniche, però procedono in modo diverso. Infatti, nello Yoga classico bisogna lottare, imporsi una disciplina, delle norme morali ferree, e questo implica un’incessante attenzione alla dimensione pulsionale dell’essere. È un cammino nel quale si lavora per rendere il soggetto prima concentrato e poi completamente assorto nel processo meditativo da cui emerge il samadhi.
Nel Tantra, invece, non si deve assolutamente lottare; qui centrale è la consapevolezza, cioè l’atteggiamento dell’osservatore distaccato. Esso insegna ad essere fluidi e a non imporsi nulla, ma ad essere costantemente osservatori di se stessi, delle proprie reazioni e difficoltà. Il processo di conoscenza di se stessi è l’elemento di fondo che guida questo percorso: dentro di noi ci sono le risorse e i talenti da dispiegare nella vita. Ogni persona deve imparare a proteggere se stesso dai condizionamenti che la famiglia e l’ambiente sociale possono mettere in atto.
Infatti, dalla nascita ci insegnano valori, comportamenti, quello che è giusto e quello che è sbagliato. È nella società, nella scuola, nella famiglia, nell’on the road che si forma la nostra struttura caratteriale; è qui che l’essere fluido può essere completamente imprigionato e schiacciato dal “dover essere”.
Molto spesso nel processo d’inculturazione-educazione prevale il “così è” (atteggiamento repressivo), sulla capacità di far fluire l’essere e di dare spazio alle potenzialità del soggetto.
Il Tantra suggerisce di vivere attimo per attimo con “consapevolezza”. Da un punto di vista evolutivo insegna a non giudicare, a superare la logica fondata su due valori, giusto/sbagliato, ad essere flessibile, senza irrigidirsi in un complesso di norme che impediscono al vero essere di emergere. È necessario essere costantemente presenti nella vita, attimo per attimo, vedere la verità come qualcosa in continua ridefinizione dinamica, non assolutizzare nessun valore nè comportamento come il migliore possibile, ed essere continuamente e costantemente in situazione: presenti a se stessi nell’esperienza che si sta vivendo.
28/08/2013
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