4^ puntata - ''Intervistando Pablo''
Intervistando Pablo
“Un nome una persona?” Nel caso di Picasso, questo nome, ne era solo una parte.
– “Il mio completo nome, Pablo Diego Josè Francisco de Paula Juan Nepomuceno
María de los Remedios Cipriano de la Santísima Trinidad Martyr Patricio Clito Ruíz y Picasso, e’ una selezione accurata tra nomi di parenti e santi.” –
Nato a Málaga, Spagna, il 25 Ottobre 1881 da madre, Doña Maria Picasso y Lopez (1855-1939) e padre, Don Josè Ruiz Blasco (1838-1913). Il bisnonno materno, Tommaso Picasso un pittore ritrattista, era originario di Sori, un comune ligure e partí dall’Italia per stabilirsi a Malaga dove mise su famiglia.
– “Mio padre era un pittore, curatore di museo ed insegnante d’arte nella scuola
locale di Malaga. Mi insegno’ a disegnare le mie prime bozze e piu’ tardi a dipingere. Durante la mia infanzia, i continui incoraggiamenti di mio padre mi ispirarono a dedicarmi principalmente alla mia arte come allo stesso modo un ragazzo della mia eta’ si cimentava a giocare coi suoi giocattoli. La mia adolescenza era un continuo accanimento d’uso di materiali d’arte creando immagini copiate tra oggetti vari di casa dai quali ero circondato, per le mie nature morte o per mia spontanea immaginazione vista la mia ininterrotta pratica.” – Il suo talento era notevole e addirittura supero’ l’abilita’ del suo maestro Don Josè. Nel 1895 il professor Blasco decise cosí di iscriverlo precocemente all’ Accademia delle Belle Arti di Barcellona dove la sua famiglia si stabilí. Lo spirito ribelle di un artista lo si notava sin dalla sua infanzia. Il suo agire contro corrente era il
suo stato naturale che a volte causava conflitti con alcuni amici di scuola. Ovviamente la sua forza si nascondeva sotto la protezione di suo padre che aveva una grande visione per il suo futuro. – “Mio padre sí che era un uomo tutto d’un pezzo.” – Malgrado la sua prima deludente esperienza scolastica in Barcellona, suo padre volle dargli una seconda chance iscrivendolo all’Accademia di Fernando a Madrid dove, in modo sofferto, non riuscí a terminare il primo anno di scuola. Pablo era un ragazzo irrequieto, non riusciva a stare seduto al suo banco di scuola per piu’ di mezz’ora. Il suo spirito libero era dominante e spesso si assentava dalle lezioni facendo di lui un pessimo alunno. Durante una mia visita al museo di Picasso in Barcellona, si potevano riscontrare dalle sue pagelle di scuola accuratamente conservate in vetrina, non solo i pessimi voti ricevuti in alcune materie di cultura generale ma anche la sua cattiva condotta. Durante i suoi brevi studi all’Accademia di Belle Arti di Barcellona e Madrid, la sua musa ispiratrice era Diego Rodríguez de Silva y Velázquez (1599- 1660). Tra i maestri che ammirava includeva anche El Greco (1541- 1614) e Francisco Josè de Goya y Lucientes (1746- 1828). La sua tendenza ad imitare Velasquez era stimolata dalla sua grande ammirazione e per la sua tecnica e scelta dei colori usati dal suo maestro ispiratore. L’energia intrinseca nelle immagini dipinte da Velasquez era in realta’ inimitabile e Pablo dopo tanti sforzi, infine rinuncio’ alla sua disperata impresa. La causa principale del suo fallimento nel raggiungere il suo iniziale obiettivo artistico risiedeva in un denominatore di base, il suo stato di inquietudine. La sua impazienza nel voler concludere in breve tempo l’immagine finale del lavoro in evoluzione era tale da creare sbalzi d’umore in lui. Spesso s’infastidiva e rompeva pennelli e tele, per il capriccio di non essere in grado di seguire
ordinari stadi e gesta ripetitive che un artista esegue regolarmente. La routine non era il suo forte ed amava variare costantemente gesta ed espressione durante gli stadi di sperimentazione. A causa di questo suo stato d’animo, si avvio’ in un percorso artistico basato sull’essenziale, meno perfezionistico e come risultato si impegno’ nel produrre una larga quantita’ di opere esprimendosi nella forma irregolare delle immagini raffigurate, come forma di ripiego e di rivincita verso un arte che considerava di prestigio ma che inevitabilmente abbandono’ con rammarico. Un esempio lo possiamo trovare nel dipinto, Las Mèninas, 1957 (olio su tela, 161x129 cm) dedicato a Velasquez, si trova nel Museo Picasso in Barcellona. Il suo Cubismo, fatto di forme piatte con figure geometriche elementari era la soluzione al suo problema, riuscendo cosi’ a produrre in un giorno dai cinque ai dieci quadri. Infatti il patrimonio artistico totale di Picasso e’ di circa 50.000 opere.
– “La scuola non era il mio forte…mi piacevano solo le ore di studio d’arte e di anatomia” – confesso’. Nei 15 minuti di pausa a scuola correva alla finestra del corridoio per farsi notare dalle ragazze passanti sulla strada e trovava sempre un modo per attrarre la loro attenzione. Le ragazze erano sempre state la sua passione e le corteggiava a destra e a manca. – “La donna e’ la matrice dominante nella mia arte.” – La donna vista come modella, amante, stimolante di fantasie erotiche, moglie, madre, sorella, zia, prostituta, erano tutte immagini incluse nei suoi lavori a partire dal Periodo Blu (1901-1904) a finire a “Le Demoiselle D’Avignon.” Fernande Olivier, “La belle” (1881–1966), fu la sua prima esperienza di coppia. Il rapporto con l’attraente ragazza francese comincio’ a Parigi nel
1904, invitandola ad essere sua modella e piu’ in la’ divenne la sua amante e compagna. Fernande appare spesso nei ritratti del Periodo Rosa (1905-1907) come ad esempio,
Donna con Ventaglio (1905) olio su tela (100.3x81 cm). Il carattere passionale di Pablo era estremo a tal punto che la sua gelosia divenne insicurezza e possessione. L’incontro con Fernande coincideva col suo stato di depressione a causa del suicidio del suo carissimo amico Carlos Casagemas (raffigurato nel dipinto“La Vie”- 1903, Olio su tela, 197x127,5 cm), una malinconia che lo accompagno’ lungo i suoi precedenti viaggi in Spagna. Infatti il Periodo Blu fu sinonimo di pessimismo, raffigurante immagini di persone tristi, come mendicanti, e gente emarginata. Al contrario, il Periodo Rosa era rappresentato da immagini allegoriche come clowns, bimbi che giocano, famiglie felici ed erotismo. Il suo catapultarsi nel rapporto passionale con Fernande, fu di fatto gioviale e terapeutico in riguardo alla sua depressione. Infine Fernande era cio’ che il suo subconscio gli suggeriva da tempo, sfolgorando finalmente nella piu’ coinvolgente dipendenza sessuale. – “Sí lo affermo, sono ossessionato dalle donne.” –
FINE PRIMA PARTE
Vito Giancaspro © 2013
30/08/2013
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