19^ puntata - ''LE PAROLE DALLE QUALI TENERSI ALLA LARGA - 2^ parte''
LE PAROLE DALLE QUALI TENERSI ALLA LARGA - 2^ parte
Le parole che creano paragoni. La comunicazione contemporanea è continuamente appesantita e infarcita di parole sbagliate e inutili: si tratta di parole che producono malattia e disagio, anzichè benessere, e che nel tempo arrivano a modificare il nostro stile di vita rendendolo faticoso.
Tra i vocaboli comunemente utilizzati, uno dei più inflazionati in quest’epoca è, per esempio, il termine “più”. Ecco le frasi che ascoltiamo ogni giorno: “Io sono più bravo di lui”, “Lui è più magro di me”, “Io guadagno più soldi del mio collega”…
“Più” è una parola ansiogena e sterile, che crea diversità e inutili paragoni, quando non addirittura il timore di non essere all’altezza, dal momento che esisterà sempre qualcuno o qualcosa “più” di noi. Questo avverbio è dunque in grado di generare soltanto un’aspettativa, una delusione, uno sforzo per raggiungere obiettivi che appaiono – di fatto – sempre meno raggiungibili. È, insomma, la vecchia storia dell’erba del vicino che, guarda caso, è sempre la “più” verde…
Il consiglio. “Più” è una parola pericolosa, perchè può far scivolare nella frustrazione e, nei casi più gravi, nella depressione. L’avverbio “più” ci porta infatti a non accettarci, a non scoprirci per quello che siamo veramente, e a non volerci mai bene così come siamo e per quello che siamo. Il “più” è una spinta perenne a confrontarci con irraggiungibili modelli di perfezione, spesso astratti, altre volte semplicemente “diversi” da noi, e contro i quali siamo destinati a fallire, sempre e comunque. “Più” è allora una parola che può davvero farci ammalare.
Lo stesso si potrebbe dire di altre parole che fanno parte del linguaggio comune: per esempio, “mai” o “sempre”.
Pensiamo alla leggerezza con cui facciamo uso di questi vocaboli così pesanti e definiti, e riflettiamo un momento quando pronunciamo frasi del tipo “Non ce la farò mai a uscire da questa situazione”, oppure “Mi impegno ad amarti per sempre”… Non avvertiamo nella vibrazione di queste parole-macigno una sorta di fatica, una sensazione di peso, di blocco? Ecco che allora abbiamo identificato altri due vocaboli da usare con il contagocce o, se possibile, da non utilizzare.
Di Vittorio Caprioglio
31/10/2013
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