18^ puntata - ''La consapevolezza - (2^ parte)''
La consapevolezza - (2^ parte)
Invece, scrive Krishnamurti, “provate a guardare voi stessi, senza identificazioni, senza paragoni, senza condannare, limitatevi a guardare e vedrete accadere un miracolo, una cosa straordinaria. Non solo mettete fine a un’attività che è inconscia (perchè la maggior parte delle vostre attività sono inconsce), non solo fate cessare tutto questo, ma sarete consapevoli delle motivazioni di tale azione, senza bisogno di indagare, senza scavare in essa ”.
Pertanto, quando non giudichiamo, non ci affrettiamo a trovare soluzioni, ma semplicemente impariamo a essere osservatori distaccati di noi stessi, senza farci influenzare dalle impressioni contenute profondamente dentro di noi e legate alla nostra storia di vita, allora siamo consapevoli.
È questo processo che ci fa evolvere, perchè in tale stato di coscienza riusciamo a cogliere l’essenza delle cose.
La consapevolezza quindi, nella definizione orientale, non è altro che un’attività di sospensione di tutte le sovrastrutture e impressioni al fine di poter cogliere il problema così com’è, al di là delle possibili analisi legate all’accumulo di conoscenza a modalità tipicamente speculative. Nel pensiero orientale dunque, i percorsi di sviluppo umano sono strettamente connessi a itinerari di consapevolezza perchè essa implica un atteggiamento di ricettività: permette al problema di raccontarsi. I processi di consapevolezza dunque, per la cultura yoga portano alla comprensione ed è quest’ultima che attiva processi di cambiamento.
Il Tantra dedica moltissimi scritti alla consapevolezza perchè essa è considerata uno degli elementi fondamentali del cammino evolutivo: un costante e continuo processo di auto osservazione.
Il processo di trasformazione e cambiamento però appartiene al soggetto, che, ampliando il suo patrimonio esperienziale, può giungere a modificare le molteplici rappresentazioni che egli ha della relatà.
05/11/2013
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