15^ puntata - ''Undici uomini e un pallone''
Undici uomini e un pallone
Negli ultimi anni sta prendendo sempre più piede nel panorama tattico delle squadre italiane il 3-5-2. Questo schema, per molto tempo accantonato, è uno degli schemi più vecchi mai provati nel calcio.
Bilardo, allora c.t. dell'Argentina, lo propose ai mondiali del 1986, e arrivò alla vittoria. Modulo che vede come assoluti protagonisti gli esterni, chiamati ad adempiere ad entrambe le fasi. Ma come ci si è evoluti fino ad arrivare a questo schema? E dopo il 1986 che schemi hanno preso piede?
Il primo metodo conosciuto è il metodo “Piramide di Cambridge”, un 2-3-5 molto proteso all’attacco, favorito molto dalla mancata presenza della regola del fuorigioco.
Per oltre trent’anni questo modulo spopolò in tutta l’Inghilterra e di riflesso in tutta Europa; la prima variazione a questo dettame tattico la portò il nostro Vittorio Pozzo, che con il suo 2-3-2-3 vinse ben due campionati del mondo. Il cardine della manovra era il giocatore centrale posto dinnanzi alla difesa, detto centromediano metodista, che era il "regista arretrato" della squadra, l’arretramento di due attaccanti regalava una superiorità numerica a centrocampo.
Nei primi anni 50’ il calcio sudamericano impose la sua filosofia dettando il poi rinominato “4-2-4 fantasia”, schema che seppur prevedesse una folta difesa a 4, vedeva ben 6 elementi protagonisti della fase offensiva, il centrocampo molto spesso scoperto contava sulle doti di impostazione dei centrali. Ai mondiali del 1962 questo modulo fu reso leggermente più difensivista dal C.T. Moreira del Brasile che aggiungendo un centrocampista in mezzo al campo diede il via al primo vero grande schema della storia il 4-3-3.
Gli anni 70’ furono testimoni della più grande rivoluzione tattica della storia, il calcio totale olandese, che con il suo 1-3-3-3 permise all’Ajax di vincere quattro Coppe Campioni di fila. Metodo completamente rivoluzionato, gioco con e senza palla, pressing a tutto campo, intercambiabilità dei ruoli sia in linea orizzontale che verticale, marcatura a zona per tutto il campo (il fuorigioco è sempre applicato), squadra corta per favorire gli inserimenti offensivi e i ripiegamenti difensivi, grandissimo atletismo dei giocatori.
Alla metà degli anni 70’ il movimento Inglese stizzito dallo strapotere Olandese, incominciò a comprendere che si doveva equilibrare il gioco, rendere più fluida la manovra con l’inserimento delle coppie sugli esterni. Il grande Brian Clought adottò per primo il modulo che diventerà l’abc per ogni allenatore il 4-4-2.
Sempre negli stessi anni i tecnici italiani per ridurre il gap con inglesi e olandesi, di cui non riuscirono mai ad applicare gli schemi in patria, cercarono di adattare il catenaccio italiano ai nuovi sistemi di gioco. Un 1-2-5-2 iper-difensivo con gli esterni che si abbassavano quasi sulla linea di difesa e una squadra raccolta, quasi incapace di imporre il proprio gioco, ma letale nei contropiedi.
Dopo il già nominato 3-5-2 brasiliano, un altro italiano stravolse le carte in tavola, ma questa volta non con la disposizione ma con l’atteggiamento. Il 4-4-2 di Arrigo Sacchi era sia uno schema equilibrato e adatto ad una maniera fluida, ma aveva anche la sfrontatezza di un pressing asfissiante e di una numerosa quantità di giocatori pronti alla fase offensiva, quindi una sorta di fusione tra l’equilibrio Inglese e il calcio totale Olandese. Con questo schema il Milan riuscì ad arrivare sul tetto del mondo.
Dopo un lungo periodo in cui si susseguirono schemi classici o leggere varianti di essi, nel 1998 il C.T. della Francia promosse un nuovo schema che portò la nazionale a vincere incredibilmente Mondiale ed Europeo. Il 4-2-3-1 Jacquet fu il primo vero e proprio creatore del trequartista, disponendo probabilmente del più bravo giocatore di quegli anni, Zinedine Zidane. Questo modulo permetteva di ottenere un coperto 4-5-1 in difesa e uno spregiudicato 4-3-3 in fase offensiva.
Ma l’ultima vera rivoluzione è stata portata dal catalano Guardiola, che col suo Barcellona ha rinunciato alla prima punta in favore dell’ossessivo palleggio vincendo tutto quello che si poteva vincere e segnando una barca di goal. Il 4-6-0 mascherato di Guardiola prevede in mezzo al campo 5 giocatori enormemente dotati tecnicamente ed un grande incontrista. I centrocampisti rigorosamente sotto il metro e 75 con la loro rapidità si scambiano palla e perforano la difesa sempre rasoterra.
Ci saranno altri stravolgimenti nei prossimi anni? Lo spero perchè ogni squadra che ha rivoluzionato ci ha lasciato a bocca aperta!!!
09/11/2013
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