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9^ puntata - ''In quest'epoca di Globalizzazione ci mancavano gli idioti dell'orrore''
"In quest'epoca di Globalizzazione ci mancavano gli idioti dell'orrore”
Globalizzazione, una parola di facile apprendimento ed uso, apparentemente di semplice etimologia, e’ divenuta ormai popolare in tutto il mondo come lo stesso significato della parola usata nel vero senso del termine. Nell’uso o ascolto di questo termine, si puo’ immaginare al riferimento di una grande famiglia ed un immenso ed esauriente calore umano, come se tutti gli abitanti di questo pianeta fossero uniti gli uni agli altri in un unico e comune interesse. E’ possibile che l’idea originaria abbia avuto come pretesto una visione del tipo come sopra espresso ma e’ davvero cio’ che si vuole intendere oppure e’ solo una forma come un’altra per propagandare un impegno che raffigura una realta’ non ancora esistente o magari un utopia come il valore della “pace” in un mondo armato fino ai denti per salvaguardare gli interessi dei singoli paesi e soddisfare unicamente i propri bisogni egoistici? Potremo scoprirlo insieme man mano che ci poniamo alcune domande.
Globalizzazione e’ o non e’ un sogno da raggiungere? Oppure e’ gia’ esistente sotto altre forme ampiamente conosciute da tutti ma che passano inosservate dai molti perche’ accettate sotto un altro aspetto e cioe’ camuffate da altri significati? Se per un istante pensiamo alla nostra cultura con tutte le nostre tradizioni caserecce, a partire dalla nostra cucina a finire alle feste nostrane come le grandi fiere, il periodo natalizio con le nostre canzoni popolari ed il Carnevale e le vediamo immerse nelle culture altrui come il Giappone, Emirati Arabi, Bangladesh, Unione Sovietica o Africa, forse penseremo di aver raggiunto la massima popolarita’ cosi tale da credere che abbiamo raggiunto il rispetto che ci meritavamo da secoli e cioe’ di essere finalmente riconosciuti da altri continenti come la cultura dominante a livello mondiale perche’ considerata la migliore.
Mettendo un attimo da parte la nostra tendenza al pensiero critico, senza chiederci se sia giusta o erronea la nostra attitudine ad inculcare la nostra cultura in un altra modificandola, al fine di raggiungere il senso di globalizzazione come lo stesso termine suggerisce, quando visiteremo gli altri paesi ed incontreremo gente che parla la nostra lingua ed usa le nostre stesse pietanze o meglio che festeggia esattamente come noi, allora ci sentiremo definitivamente a casa, nel nostro comfort e meno stressati ad affrontare il problema della lingua o nello scambio monetario tra Yen ed Euro evitando il calcolo del costo delle tasse bancarie. Forse ci educheremo a divenire il popolo piu’ pigro in assoluto.
La globale pigrizia mentale e’ cominciata con l’avvento della calcolatrice elettronica ed in seguito sviluppandosi nella dominanza totale del telefonino. Ricordo come fosse ieri, l’uso del telefono tradizionale a cornetta della prima Telecom Italia che distribuiva gli apparecchi telefonici dallo squillo unisono, “drrriiiiiinn” … “drrriiiiiiiiiiinn” vi ricordate? A quei tempi, verso la fine degli anni ’90 quando il cellulare cominciava ad essere popolare avevamo ancora le rubriche telefoniche cariche di nomi e numeri telefonici, scarabocchiati fino agli orli, sopra e sotto le pagine rigate, per l’urgenza di non dimenticare. Il paradosso e’ che non dimenticavamo i numeri scritti ma abili a memorizzarli uno alla volta. Con l’introduzione del cellulare abbiamo drasticamente cambiato le nostre abitudini, abbandonando la matita ed il nostro taccuino tascabile per le nostre note e rifugiandoci nella piu’ totale solitudine del telefono senza fili. Questa tecnologia e’ l’avanguardia della nostra piu’ completa individualita’ e cioe’, piu’ tempo impieghiamo a comunicare al telefonino, piu’ tempo ci si resta soli nel nostro angolo con la sola preoccupazione di avere sufficiente segnale di rete Wi-Fi. Per il semplice fatto che il minuscolo apparecchio tascabile sia sempre a portata di mano e di facile uso, ci guida quotidianamente alla sua dipendenza fisica e non solo. Poiche’ consci della disponibilita’ del telefonino, possiamo chiamare i nostri cari o l’amico in qualsiasi momento del giorno, usando il nostro apparecchio personale molto piu’ spesso di quanto usavamo il nostro nostalgico telefono meccanico con numeri girevoli guidati unicamente dal nostro indice e piazzato sul muro di casa o su un tavolino apposito. Oggi invece essendo in grado di comunicare con tutti a distanza in modo immediato, grazie al nuovo persuasivo apparecchio, abbiamo sostituito i nostri rapporti personali dal contatto diretto all’ascolto della sola vocina, a volte disturbata dalla scarsa connessione disponibile al momento. Nel frattempo il nostro affezionatissimo cellulare si assume lui la responsabilita’ di archiviare tutti i numeri telefonici catalogati in ordine alfabetico disponibili nella sua rubrica elettronica. Quest’ultima e’ divenuta una tecnica di ripulitura della nostra memoria resettandola, allenandola a non ricordare. Infatti se tentiamo di affidarci alla nostra memoria nel ricordare numeri telefonici dei nostri cari o amici piu’ stretti, non saremo capaci di recuperare un solo numero dal nostro naturale archivio cerebrale. Allo stesso modo ci si arriva all’identico risultato grazie all’uso della calcolatrice. Quindi, la distribuzione a livello globale di telefonini, spinge intere popolazioni ad assumere atteggiamenti ed abitudini simili che accomuna tutti indistintamente dall’origine, cultura e personalita’, che di conseguenza porta all’isolazione di ogni singolo individuo, demotivandolo a ricordare anche le date, perche’ anch’esse disponibili sul mini schermo dell’ultima tecnologia di mercato. La presente e’ una realta’ nettamente in contrasto con quella dei nostri antenati, abili nell’indovinare l’ora seguendo il ciclo del sole. Forse la globalizzazione e’ intesa come demenza comune a livello globale? O magari e’ espressione di una globale deviazione di stile di vita?
FINE PRIMA PARTE
Autore: Vito Giancaspro
Titolo: Mitomane
Tecnica: Olio su Cartone Telato
Anno: 2001
13/11/2013
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''Punti di Vista'' di Vito Giancaspro |
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