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4^ puntata - ''La "consapevolezza": una proprietà del "campo unificato" – parte 1''

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La "consapevolezza": una proprietà del "campo unificato" – parte 1

La nuova visione della realtà
Le scoperte della fisica di questo secolo hanno profondamente cambiato la visione della realtà naturale. Oggi il quadro scientifico dell'universo risulta ben diverso da quello del tradizionale "mondo-macchina" ottocentesco, che influenza ancora la nostra cultura e la nostra mentalità, sebbene sia un modello utile solo su scale superiori a quella atomica.
La Teoria della Relatività ristretta (Einstein, 1905), oltre ad unificare i concetti di spazio e di tempo, ha dimostrato che la materia è semplicemente una forma di energia. La meccanica quantistica o fisica quantistica (Planck, Bohr, Heisenberg, Schrödinger, Dirac ed altri, 1900-1928) ha poi evidenziato che a livello atomico tale forma di energia presenta una natura "vibratoria" o "ondulatoria".
La nozione classica di "materia" è valida dal familiare livello degli oggetti visibili fino al livello molecolare ed atomico (stadio chimico), ma ai livelli sub-atomici decade. Normalmente si dice che all'interno degli atomi vi sono delle particelle in movimento (gli elettroni ed i nucleoni); in realtà tali presunte "particelle" consistono di campi oscillanti, ovvero di strutture immateriali recanti "informazione": a questi livelli la realtà naturale rivela la sua intrinseca struttura razionale.

Una spiegazione fisica della mente
Considerato tutto ciò, è legittimo chiedersi se lo studio scientifico della mente umana possa trovare risposte valide in termini di fisica fondamentale piuttosto che nei tradizionali termini materialistici.
Fino ad oggi nessuno ha mai tentato un serio approccio fisico allo studio della mente: essa è considerata un'entità secondaria (rispetto alle entità fisiche fondamentali), riscontrata solo in organismi complessi come l'uomo o gli animali, e pertanto di esclusiva pertinenza delle scienze biologiche. Ma alcuni fisici, in seguito allo sviluppo della meccanica quantistica, hanno iniziato a chiedersi se la questione della mente possa avere relazioni con la fisica moderna, e questo per almeno due motivi:
1) il principio di indeterminazione (Heisenberg, 1927) sembra permettere un piccolo margine per un "libero arbitrio" della natura;
2) alcuni aspetti paradossali ma verificati della meccanica quantistica sembrerebbero richiedere l'esistenza di una "consapevolezza" nei fenomeni subatomici, o comunque richiedono un riesame del concetto di "oggettività" e del ruolo dell'osservatore cosciente nei fenomeni fisici (Bell, 1966; Aspect ed altri, 1982; Mandel, Chiao ed altri, 1991).
D'altra parte una spiegazione fisica della coscienza deve pur esistere, se non si vuole ricadere in una concezione metafisica che separi la mente dal resto del mondo. Ebbene, oggi sappiamo che l'attività mentale è dovuta a processi chimici e fisici che avvengono nel cervello e nel sistema nervoso, a livello molecolare, atomico e probabilmente anche subatomico, cioè a livelli descritti dalla meccanica quantistica [le ragioni per cui è lecito ipotizzare che il processo del pensiero cosciente sia un processo quantistico sono riportate nelle note finali, con gli opportuni riferimenti].

Il "campo unificato"
Grazie alla teoria della "Superstring" o "Supercorda" (Green, Schwartz ed altri, 1983, tuttora in evoluzione), i fisici si ritrovano vicinissimi ad una teoria completa e definitiva di unificazione dei 4 tipi fondamentali di campo o forza naturale (gravitazionale, elettromagnetico, nucleare forte e debole). Tale teoria sarebbe capace di spiegare ogni manifestazione della realtà naturale in termini di un'unico campo basilare, come già presagito da Einstein, che fu il primo a parlare di "campo unificato".
Oggi gli scienziati sanno che l'attività mentale nell'uomo è riconducibile a processi chimici e fisici che avvengono a livello molecolare, atomico, e presumibilmente anche sub-atomico nel sistema nervoso, vale a dire nell'ambito di validità della meccanica quantistica, a livelli prossimi alla sfera di azione diretta del "campo unificato".
Poichè dal "campo unificato" si dispiegherebbe ogni manifestazione in natura, è ragionevole ricercare la sua relazione con la mente dell'uomo. Questo è il principale campo di ricerca della M.U.M., Maharishi University of Management (già M.I.U., Maharishi International University), Fairfield, Iowa, U.S.A., con cui collaborano o hanno collaborato prestigiosi scienziati (compresi fisici come il prof. Josephson, premio Nobel; il prof. Wigner, celebre fin dagli anni '20; il prof. Hagelin, noto per i suoi studi sulle teorie di unificazione; il prof. Sudarshan; ecc.).
La M.U.M. ritiene che la "consapevolezza" o "coscienza" sia una proprietà che emerge direttamente dal "campo unificato", ovvero dai livelli fondamentali della realtà naturale (Maharishi, 1982). Questa ipotesi audace risulta verosimile e fondata in base alle attuali conoscenze della fisica, e sembra avvalorata dai notevoli risultati pratici (oltre che teorici) ottenuti dalla M.U.M. sul funzionamento della mente e del sistema nervoso.

La coscienza come proprietà del campo unificato
Come abbiamo visto, è ragionevole supporre che l'attività mentale sia un fenomeno quantistico ed infatti alcuni ricercatori hanno già portato delle prove a sostegno di tale tesi [per chi ha ancora dei dubbi su tale tesi, si raccomanda l'intera lettura delle note finali].
Le attuali teorie fisiche dei campi includono la proprietà fisica dell'autoriferimento (come conseguenza della caratteristica matematica di non-abelianità). Grazie ad essa il campo unificato può "percepire se stesso", ovvero le varie entità fisiche possono interagire (per esempio un elettrone che interagisce con un altro elettrone è semplicemente una perturbazione del campo unificato che "si accorge" della presenza di una perturbazione analoga).
Ebbene, l'autoriferimento può essere interpretato come il primo stadio elementare di "consapevolezza", e si può ipotizzare che il cervello umano sia strutturato in modo da "amplificare" questa proprietà.
La "consapevolezza" non sarebbe il prodotto precario e quasi accidentale di un meccanismo biologico complesso (sistema nervoso e cervello), ma sarebbe una proprietà fisica fondamentale ed universale (presente a livello latente e primordiale nel "campo unificato"). Il cervello avrebbe invece la funzione di "evidenziare" ed "elaborare" questa straordinaria proprietà, così come un laser evidenzia alcune proprietà latenti della luce che normalmente non vengono rivelate.
Le onde cerebrali sarebbero pertanto un raro esempio di effetto quantistico che si manifesta alle scale dei fenomeni ordinari invece che a livello sub-atomico. Esse costituirebbero il residuo macroscopico di una funzione d'onda, ovvero una autentica macro-funzione d'onda (le funzioni d'onda sono le entità basilari della meccanica quantistica, che indicano la distribuzione spazio-temporale dei campi quantistici, e normalmente a scale superiori a quella atomica non sono più rivelabili ma appaiono condensate o come "materia" o come "forze").
In fisica sono noti alcuni fenomeni straordinari che manifestano proprietà quantistiche a livello visibile. Per esempio nei "superconduttori" o nei "superfluidi" la resistenza elettrica e la viscosità risultano uguali a zero, per cui non vi è alcuna dissipazione di energia (l'entropia non aumenta). Un superfluido messo in movimento (per esempio scuotendolo) non si fermerà più.
In realtà anche la propagazione della luce è un fenomeno quantistico, descritto da una funzione d'onda di natura elettromagnetica (non a caso per l'esperienza comune la luce risulta un esempio evidente di energia "intangibile", benchè certamente fisica e reale).
Tuttavia la luce ordinaria non evidenzia interamente le proprietà quantistiche, poichè essa è luce "incoerente": le oscillazioni della sua funzione d'onda sono "sfasate", cioè disordinate, e tendono in massima parte ad auto-annullarsi. Il laser invece è una sorgente di luce "coerente", le cui oscillazioni risultano "in fase" e permettono di rivelare le eccezionali proprietà dei campi elettromagnetici oscillanti (potenza, precisione, stabilità, eccetera).
La possibile analogia con il cervello umano è evidente: se si potessero rendere "coerenti" le onde cerebrali si potrebbero rivelare, nel funzionamento della mente, aspetti superiori del tutto naturali ma normalmente inespressi.


18/11/2013
''Le nuove frontiere della medicina'' a cura del dott. Salvatore Tomasone