21^ puntata - ''Vantaggio''
Vantaggio
Come Vi avevo anticipato, oggi ci occuperemo del “vantaggio”. Questo s’inserisce in quelle interruzioni definite “dinamiche” perchè interrompono o meno (vantaggio) il gioco per motivi tecnici (fallo).
Primo chiarimento : questo è una “norma” e non una regola, in quanto non fa parte delle famose 17 regole del regolamento. Esso è previsto fra le varie “discrezionalità” dell’arbitro, infatti è inserito in una appendice della regola 5 (l’Arbitro).
In cosa consiste? A quali principi risponde? Quando si applica? Come si applica? Perchè in virtù delle modalità di attuazione si individua il processo di maturità dell’Arbitro?
Quanto alla prima domanda, se in seguito ad un fallo, l’Arbitro non interviene perchè se ciò facesse, favorirebbe la squadra che ha commesso il fallo.
Come al solito il principio fondamentale di qualsiasi attività sportiva poggia sulla “lealtà”, quindi anche nel calcio si privilegia la condotta “corretta” (quindi del calciatore e di conseguenza la squadra corretta) consentendo la prosecuzione del gioco in particolare, se ciò offre la possibilità di una eventuale realizzazione di una rete. Perciò, il principio “fondamentale” su cui poggia il “vantaggio” è quello di evitare, (per senso di giustizia) che il calciatore “scorretto” (colui che commette il “fallo”) tragga vantaggio dalla Sua scorrettezza facendo interrompere una trama efficace di gioco della squadra avversaria. Caso emblematico è il così detto “fallo tattico”.
Molto più complessa è la risposta alla domanda : quando si applica.
La risposta richiede che l’Arbitro abbia “qualità” e “competenza!. Per qualità deve intendersi la sensibilità, da parte dell’Arbitro di “percepire” con chiarezza il momento tecnico agonistico che la gara sta vivendo. In particolare se il comportamento dei calciatori è particolarmente aggressivo e se Egli ha il pieno controllo degli stessi. I miei maestri, fra i quali il compianto dott. Luigi Bellifemine, diceva : “ ragazzi, abbiate presente che il “vantaggio” è un premio che si concede ai calciatori corretti perchè stanno giocando con correttezza e lealtà”.
E’ ovvio che oltre alla sensibilità di captare il contesto “agonistico” si richiede anche competenza tecnica nel saper interpretare il momento tecnico dello sviluppo del gioco per cui lascerà proseguire il gioco quando ne intuisce lo sviluppo positivo per la squadra che ha subito l fallo. Come si può facilmente intuire detta applicazione è frutto di una individualità “umana” con un processo di formazione in divenire (ciò per tutti gli uomini che realizzano il loro processo formativo nel tempo : esperienza culturale ed umana). Ciò per sottolineare quanto assurdo sia per i presunti sportivi emettere giudizi sull’operato dell’Arbitro, in quanto il Suo operato è frutto della Sua “individualità”. Una ultima considerazione è quella che per una corretta applicazione di questa norma è opportuno intervenire con qualche secondo in ritardo per poter valutare l’opportunità o meno di applicare il “vantaggio”. Pe questo motivo i miei maestri suggerivano di portare il fischio in mano per cui nel tempo necessario per emettere il fischio si avrebbe avuto quel secondo per valutare l’opportunità o meno di applicarlo.
Quanto al come si applica, l’Arbitro indicherà la Sua decisione distendendo una o entrambe le braccia nel momento in cui rileva il fallo e decide di lasciare proseguire il gioco, è ovvio che se il fallo commesso è passibile di provvedimento disciplinare, ad azione di gioco conclusa interverrà disciplinarmente.
Ancora una volta, non mi stancherò mai di sottolinearlo, l’abitudine o se preferite l’esercizio alla valutazione di più elementi congiunti (momento agonistico, comportamento tecnico, comportamento disciplinare, ecc..) formano l’uomo arbitro alla riflessione ed alla valutazione “istantanea” per cui lo rendono capace di ben valutare le diverse circostanze che la vita presenterà Lui, ovvio in funzione del processo di maturazione realizzato.
22/11/2013
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