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Consulta femminile “GIORNATA INTERNAZIONALE PER L’ELIMINAZIONE DELLA VIOLENZA CONTRO LE DONNE”

Consulta femminile “GIORNATA INTERNAZIONALE PER L’ELIMINAZIONE DELLA VIOLENZA CONTRO LE DONNE”


CONSULTA FEMMINILE “GIORNATA INTERNAZIONALE PER L’ELIMINAZIONE DELLA VIOLENZA CONTRO LE DONNE”

Molfetta, sala “Finocchiaro”-Fabbrica San Domenico, ore 08.50: l’evento dedicato all’ eliminazione della violenza sulle donne, a cui è stata dedicata questa giornata e al quale era presente anche il sindaco Paola Natalicchio, il cui pubblico era prevalentemente costituito da studenti delle scuole medie superiori molfettesi, è stato aperto con la proiezione di alcune foto del giovane fotografo molfettese Davide Pischettola. A seguire, la presidente della consulta femminile ha introdotto “Di porpora il mare”,reading-performance curato dall’associazione culturale Malalingua che ha visto esibirsi Marianna de Pinto nella recitazione di un monologo di Lella Costa sul tema del femminicidio, le allieve Gabriella Caputi e Ylenia Maria Tattoli in un dialogo ispirato allo stesso tema. Sono poi stati letti alcuni brani tratti dal libro di Serena Dandini “Ferite a morte”, il tutto impreziosito dagli interventi di musica dal vivo curati da Zaira de Candia che ha cantato con l’accompagnamento della chitarra “Però mi vuole bene” del Quartetto Cetra e “Novembre ‘99” di Carmen Consoli; a chiudere la recitazione a tre voci della poesia di Alda Merini “A tutte le donne” sulle note suggestive di una pizzica.
E’ poi intervenuto il sindaco, anche in qualità di giornalista che ha ricordato l’arresto per stupro avvenuto proprio nella mattinata del 25 di 4 giovani concittadini e di come spesso purtroppo gli organi di informazione “usano” gli episodi di violenza perchè fanno notizia. La Natalicchio ha parlato della violenza nel suo essere ordinaria, annidandosi nelle pieghe della quotidianità: “Perchè non si tratta solo di un problema di violenza di strada o di sicurezza. Ci sono dietro le persiane verdi delle nostre case storie di “malamore” che troppo spesso non sono denunciate” ; ha infatti raccontato l’esperienza personale di una sua parente che ha perso il bambino che aveva in grembo dopo essere stata picchiata dal marito e la storia di una donna molfettese, che lei conosce personalmente, ferita con colpi di pistola dal suo ex. Per il sindaco il “femminicidio è una specie di macabro rituale”, limite estremo di atteggiamenti compulsivi-ossessivi e di stalking da parte del partner; il 25 novembre deve servire a “sfondare il silenzio intorno al Femminicidio…bisogna reagire,insorgere,incazzarci!”, ha concluso il primo cittadino, da donna, molto vicina alle donne.
A seguire la testimonianza di Ilaria Chiapperino coordinatrice dell’area immigrazione “Oasi 2” di Trani che ha parlato delle donne vittime di tratta: le donne trafficate sono vittime di sfruttamento e violenza fisica e psicologica; spesso queste “vittime” sono persone che in realtà chiedono di avere nuove possibilità e migliori condizioni, ma senza rinunciare del tutto alla loro vita, vogliono cioè continuare a essere prostitute, senza essere obbligate o violentate… non bisogna pretendere che queste aderiscano ai nostri valori “presupposti” di normalità, ha affermato la Chiapperino.Bisogna mirare alla “riduzione del danno”: gli operatori sanitari vanno a tal fine sulle strade a fare orientamento sanitario e legale a queste donne e distribuiscono profilattici. Quasi sempre queste donne trafficate, prima di giungere in Italia, non ignorano affatto che diventeranno prostitute, tuttavia non immaginano il grado di violenza e di pericolo a cui vanno incontro.
L‘intervento di Magda Terrevoli, presidente CUG Regione Puglia, è stato aperto dalla proiezione di un video, assai istruttivo, di Labodif “La gomma” che dimostrava come violenza è anche la cancellazione del concetto di donna: esiste una diversità assoluta, che è sovrana fra tutti gli altri tipi di diversità, che è quella tra Uomo e Donna; trionfando però il genere maschile, questo si impone come universale e come tale viene percepito. Attraverso un interessantissimo percorso dimostrativo nel mondo vasto delle pubblicità le quali costituiscono lo specchio poliedrico del nostro pensiero e della nostra società, il video metteva in luce il fatto che la donna si definisce in base a tre precise categorie: Ribaltamento (per cui la donna viene cristallizzata in un’immagine virile, aggressiva, di padrona), Tradizione (nel classico stereotipo della casalinga fragile e accogliente, una donna da proteggere la quale senza l’aiuto simbolico di un uomo non è in grado di svolgere nemmeno i suoi compiti usuali, quelli più quotidiani), Contraddizione (un mostruoso ibrido un po’ donna un po’ uomo); la Donna ‘assoluta’, nel senso etimologico del termine, non esiste, viene cancellata, definendosi solo in relazione all’Uomo; la donna o si adegua a questo imprescindibile confronto con l’uomo necessario per la definizione della sua identità o resta “fuori dall’ordine”. La Terrevoli sottolinea come la cultura, che le pubblicità riflettono, è più forte anche del diritto: nulla possono fare le “quote rosa” se prima non si cambia la cultura. Significativa la riflessione che persino la Storia d’Italia nasce dal mito di uno stupro: il ratto delle Sabine.
Commovente la testimonianza di Rosa Maria Scorese, sorella maggiore di Santa, vittima di stalking, scomparsa nel 1991; trascorre la sua infanzia nel quartiere Libertà a Bari; lei è uno spirito libero e già da bambina mostra una grande volontà di conoscenza, sognando di diventare medico. Frequenta il liceo classico Flacco a Bari in anni in cui la dialettica politico-ideologica destra-sinistra si tinteggiava dei colori accesi della violenza. Poi c’è il trasferimento da Bari a Palo del Colle per esigenze di lavoro del padre e intanto si iscrive all’Università degli Studi di Bari. Santa è un’assidua frequentatrice della parrocchia del suo quartiere e si avvicina agli ambienti e ad associazioni cattoliche di vario genere. Conserva un rapporto di amicizia con il suo professore di inglese del liceo che è anche sacerdote e una volta, incontrandolo alla cattedrale di Bari, a Santa il sacerdote fa notare la presenza alle sue spalle di un ragazzo che lei non aveva mai visto prima ma che lui conosceva perchè in passato aveva cercato di inserirsi in un gruppo di Focolarini ma ne era stato cacciato e le raccomanda di fare attenzione. Da quella prima volta (Santa aveva vent’anni) il ragazzo prese a pedinarla, a intercettarla in ogni suo spostamento, a indirizzarle lettere, a farle trovare bigliettini sulla sua macchina, senza darle un attimo di tregua; questo limitò e condizionò moltissimo la sua vita, non essendo più libera di uscire serenamente per andare all’Università, in chiesa o per uscire semplicemente con i suoi amici; era necessario che qualcuno la accompagnasse sempre e tutto questo accadeva in un’epoca in cui lo stalking in Italia non era ancora considerato reato e non era quindi perseguibile penalmente. Il 6 febbraio 1989 Santa, dopo essere uscita sola per raggiungere i suoi amici (era anche il suo compleanno), fu aggredita dal ragazzo nel tentativo di farle violenza; lei invoca Gesù in suo soccorso e il ragazzo, impressionato, scappa. Un’altra volta Santa aveva trascorso la giornata con i suoi amici e questi volevano accompagnarla, ma lei disse che non ne valeva la pena, aveva la sua auto e aggiunse a mo’ di battuta: “Il peggio sarebbe trovare Giuseppe sotto casa”…era lì sotto il portone di casa ad attenderla, era sera, Santa ebbe appena il tempo di citofonare a casa quando il ragazzo la accoltellò, proprio sotto gli occhi del padre che nel frattempo era sceso giù: era il 15 marzo1991. Santa muore il giorno dopo al Policlinico di Bari, dopo essere stata sottoposta ad una vana operazione chirurgica; le sue ultime parole saranno di perdono per il suo carnefice. Al suo amico sacerdote aveva scritto come testamento “Sappi che qualsiasi cosa mi accada io ho scelto Dio”; è morta a 23 anni. Per la ragazza è stato aperto un processo di beatificazione. E’ stata sepolta con il vestito rosso che aveva voluto per affrontare il suo ultimo esame (comprava qualcosa di nuovo per ogni esame che doveva sostenere); a seguito della sua morte è stato letto il suo diario personale che contiene una sorta di “carteggio” d’amore per Gesù e la Madonna Immacolata. Intanto l’assassino continuò ad indirizzare lettere a lei, che ormai non c’era più, e alla sua famiglia, scrivendo che lui sarebbe stato in grado di riportarla in vita e firmandosi “Padre Eterno”.
A conclusione dell’iniziativa sono intervenuti alcuni studenti delle scuole medie superiori molfettesi, che hanno voluto contribuire in modo attivo , ma in maniera differente, a questo evento: le studentesse dell’ I.P.S.I.A.M. hanno realizzato le spille con fiocchetti rossi (come la rabbia e come l’avvertimento) che sono stati distribuiti a tutti, gli studenti di una 4° e 5° del Liceo Tecnologico hanno dato il loro contributo curando delle letture sul femminicidio e così quelli del Liceo Classico che hanno letto dei brani tratti da “Ferite a morte” di Serena Dandini; gli studenti del Liceo Scientifico hanno ricordato una forma di violenza contro le donne, di tipo culturale, profondamente radicata nel popolo Rom (di cui una importante comunità si trova anche a Molfetta): le ragazze sono costrette a sposarsi giovanissime e a loro non è dato di poter scegliere il loro sposo, il quale compra la sua sposa pagando la sua famiglia d’origine dai 30 ai 40 mila euro; i festeggiamenti delle nozze durano una settimana…dopo la giovane moglie è costretta ad adoperarsi per saldare al più presto il “debito” che ha col suo marito, ripagandolo dell’intera somma rubando e chiedendo elemosine. Infine alcune studentesse del Liceo Socio-Psico-Pedagogico hanno realizzato un coinvolgente flash mob in mezzo al pubblico. Una mattinata intensa, densa di contenuti, che ha fatto riflettere su un tema di grande attualità, quale è quello della violenza sulle donne che purtroppo registra ogni giorno nuovi casi e altre ingiuste e brutali morti.
PAOLA COPERTINO


04/12/2013
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