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22^ puntata - ''Chi può chiedere il risarcimento? Come si individuano le controparti del processo per il risarcimento ex legge Pinto?
CHI PUO' CHIEDERE IL RISARCIMENTO?
COME SI INDIVIDUANO LE CONTROPARTI DEL PROCESSO PER IL RISARCIMENTO EX LEGGE PINTO?
Il giudizio con l'attestazione del relativo passaggio in giudicato. Unitamente al ricorso, come novità che sarà oggetto di numerose discussioni, ora dev'essere anche presentata copia autentica (ovverosia copia fornita di marche da bollo) dei seguenti atti:
– l'atto di citazione, il ricorso, le comparse e le memorie relativi al procedimento nel cui ambito la violazione si assume verificata;
– i verbali di causa ed i provvedimenti del Giudice; – il provvedimento che ha definito il giudizio, ove questo si sia concluso
con sentenza od ordinanza irrevocabili.
Come si è già sottolineato non è possibile non allegare i verbali di udienza onde consentire una specifica valutazione della tempistica processuale e delle ragioni dello sforamento dei termini.
Che cosa comporta la produzione di tali atti in copia autentica?
Mentre prima della riforma la produzione degli atti necessari era attività processuale di competenza delle varie cancellerie, le quali inviavano gli atti che potevano essere prodotti in copia semplice, ora i medesimi atti devono essere reperiti dal ricorrente per il tramite del legale e devono essere prodotti in copia autentica, ciò comporta ad esempio che, nel caso in cui il procedimento concerna numerosi atti da produrre.
Tale novità introdotta dalla riforma è originata dal gran numero di risarcimenti richiesti con la legge Pinto, i quali ingolfavano le aule delle Corti d'Appello, creando una situazione di arretrati giudiziari e dal fatto di arginare le richieste di risarcimento che avrebbero comportato continue sanzioni per l'Italia da parte della CEDU.
Come accennato, la richiesta di equa riparazione per la non ragionevole durata del processo si introduce con ricorso.
A seguito del deposito del ricorso introduttivo il presidente della Corte d'Appello, o un magistrato della Corte a tal fine designato, provvede sulla domanda di equa riparazione con decreto motivato da emettere entro trenta giorni dal deposito del ricorso. Si possono verificare due ipotesi:
– accoglimento del ricorso: il Giudice ingiunge all'amministrazione contro cui è stata proposta la domanda di pagare senza dilazione la somma liquidata a titolo di equa riparazione.
15/12/2013
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Rubrica legale a cura dell'avv. Mariano Caputo |
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