17^ puntata - ''PER UN’ AGRICOLTURA SANA E INDIPENDENTE''
PER UN’ AGRICOLTURA SANA E INDIPENDENTE
In questa rubrica di Storie del mondo bio, abbiamo parlato finora di chi, con il proprio esempio e passione, ha dato, e continua a dare, un importante contributo per lo sviluppo e la diffusione dell’agricoltura biologica e biodinamica.
Parliamo di persone che si sono dedicate alla realizzazione di un ideale in cui credono da sempre, con l’obiettivo di lavorare per il bene dell’Uomo e degli Animali e per la fertilità
della Terra. Nel 2013 vi abbiamo raccontato di Massimo Santinelli di Biolab, della cooperativa Gino Girolomoni, di Anito Bonadio della Società agricola San Michele, di Franco Dal Piccol di Aries e del negozio Contrà del Sole.
Questa volta, però, al centro della storia abbiamo messo un nuovo e importantissimo progetto che ha come protagoniste le sementi non ibride Sativa-Rheinau, azienda svizzera che si occupa da tempo della selezione di sementi per l’agricoltura biodinamica. I semi non ibridi sono stati utilizzati per le carote che potrete trovare nell’assortimento ortofrutta dei negozi Cuorebio verso la fi ne di novembre, coltivate con il metodo biologico dall’Azienda agricola Naldi nei propri terreni, nella zona di Comacchio e Pomposa, in provincia di Ferrara. Come sempre, siamo partiti per andare a conoscere da vicino la realtà di cui volevamo raccontarvi; questa volta, oltre a scattar foto, abbiamo girato un piccolo video, che potete guardare su www.cuorebio.it/it/produttori/sementi-nonibride.
In una ventosa giornata di fine agosto siamo arrivati all’azienda in tempo per l’inizio del primo raccolto, accompagnati dal titolare Giuliano Naldi e da Friedemann Ebner, che in Sativa-Rheinau è responsabile del miglioramento genetico degli ortaggi. L’incontro è avvenuto proprio “sul campo” e l’esperienza vissuta e raccontata quasi in diretta.
Per capire bene che cosa si intende con “sementi non ibride”, dobbiamo prima aver chiaro
… cosa sono le sementi ibride. La maggior parte dei semi utilizzati in agricoltura sono ibridi, ovvero sono il risultato di una selezione volta a garantire una certa costanza di caratteristiche e una resa per ettaro che consenta una sostenibilità economica all’azienda agricola.
“Dal punto di vista tecnico” spiega Friedemann Ebner, “il seme ibrido è un seme di alta
qualità tecnica per conformità, rendimento e aspetto esteriore, che permette di ottenere
un prodotto molto uniforme. Ma la sua altra caratteristica principale è che non può essere
riprodotto: si compra, si usa, ma non se ne può metter da parte il seme; si è costretti ogni
volta a ricomprarlo dalle aziende sementiere”. “Chiariamo, con “seme ibrido” non si intende un seme geneticamente modificato”, continua Naldi, “ma soltanto un seme ottenuto tramite incroci tra diverse linee. I semi di una pianta ibrida, in realtà, sono riproducibili, ma non li si risemina, dato che darebbero piante con le caratteristiche dei diversi genitori (e nonni e bisnonni), con caratteristiche di pezzatura, maturazione, esigenze idriche e sensibilità alle avversità troppo disomogenee, casuali e ingestibili.
Un seme come quello di Sativa, invece permette la riproduzione: si acquista il seme, si pianta, si produce l’ortaggio, se ne fa andare a seme qualche pianta, si risemina per realizzare una nuova coltura”.
L’azienda agricola Naldi ha avviato questo progetto con Sativa decidendo di dedicarsi alla
carota, un prodotto di punta nel biologico.
Durante la visita abbiamo messo a confronto un mazzo di carote provenienti da sementi
ibride e uno da sementi Sativa. A livello visivo le carote non sono molto diverse (forse quelle da semente ibrida sono più regolari come calibro e forma). Uno dei rischi insiti negli ibridi, spiega Friedemann, è che se la ditta sementiera decide di non produrre più quel determinato seme, la varietà viene completamente persa, perchè i semi utilizzati fino a quel momento rimangono di sua proprietà. Possiamo dire che i semi non ibridi sono dunque più “liberi”. Dal punto di vista gustativo, le carote coltivate da Naldi da sementi Sativa hanno un grado Brix (zuccherino) di qualche punto superiore rispetto alla media delle carote da sementi ibride.
Le abbiamo assaggiate e il gusto ci è parso più intenso. “Per quanto riguarda la resa, aspetto importantissimo per noi agricoltori” aggiunge Naldi “anche se gli ibridi rimangono sempre superiori, è anche vero che con semi non ibridi di buona qualità il differenziale è contenuto”.
Vantaggi delle sementi non ibride
• Riproducibilità: dopo il primo raccolto, l’agricoltore può ricavare da solo sementi
della stessa varietà.
• Capacità di miglioramento: attraverso le selezioni in campo, queste varietà possono
essere adattate alle diverse caratteristiche climatiche e del terreno.
• Coerenza col metodo di coltivazione
biologico e biodinamico: non utilizzando pesticidi chimici e fertilizzanti sintetici, è importante avere piante con forti difese naturali, favorendo la biodiversità.
• Sapore: a maturazione, queste carote hanno un grado Brix (zuccherino) migliore rispetto
a quello delle carote da seme ibrido.
• Resa per ettaro: gli ibridi danno sempre una resa superiore, ma con semi non ibridi
di buona qualità il differenziale è contenuto.
23/12/2013
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