5^ puntata - ''La Puglia romana - 2^ parte''
Fu in età imperiale, specialmente nel II secolo d. C., che si ebbe la imponente sistemazione viaria romana della regione. Ciò probabilmente può avvertire come il commercio e il traffico prece¬denti siano da considerare sempre in termini di economia su scala ridotta (anche se, a periodi, fiorente), mentre in ogni caso testi¬monia elementi di sviluppo commerciale e cittadino presenti nella regione dal II secolo fino al basso impero. La via fatta lastricare da Traiano offrì alfine un itinerario costiero, da Roma per Brindisi, concorrente con la via Appia: essa collegava Benevento a Brindisi attraverso Aecae (Troia), Herdonia, Canosa, Rubi (Ruvo), Butun¬tutm, Caelia (Ceglie) ed Egnazia. Bari era collegata alla via Traiana con una biforcazione a Bitonto. Una via litoranea alquanto antica era quella che, percorrendo la costa adriatica del Sannio (Abruzzo, Molise) e tagliando il pro¬montorio garganico, raggiungeva Siponto, riallacciandosi poi alle al¬tre vie fino a Brindisi. Un tronco, anch’esso preromano, collegando Siponto ad Aecae, attraverso Arpi e Lucera, univa dunque la via litoranea con la via Traiana. La via Appia, già unita naturalmente alla Traiana nel tratto Brindisi – Taranto, fu collegata nell’interno alla Traiana nel II secolo d. C. con una via che andava, attraverso Ausculum, da Aeclanum a Herdonia. Nello stesso periodo venne collegata alla via Traiana, sempre al nodo di Herdonia, anche Venosa. Questi allacciamenti mostrano come ben presto la Traiana avesse soppiantato l’Appia come principale corrente di traffico. Allo stesso Traiano o al successore Adriano risale la costruzione della via che univa la via Traiana all’Appia da Brindisi a Taranto lungo la costa salentina, toccando Lecce, Otranto, Veretum (Madonna di Vereto), Neretum (probabilmente Nardò), Manduria.
Popolate di piccoli centri erano l’attuale Terra di Bari (Rubi = Ruvo; Caeliae = Ce¬glie; Butuntum; Barium; Palio = Palo; Grumum; Azetium, fra Noicattaro e Rutigliano; Norba, presso Conversano; Neapolis Poli¬gnano; più a sud, ancora in Peucezia, Gnathia) e la penisola salen¬tina (Brundisium; Balesium, fra Brindisi e Lecce; Lupiae = Lecce; Rudiae, 3 km a sud –ovest di Lecce; Hydruntum = Otranto; Uzen¬tum = Ugento; Aletium = Alezio; Gallipolis/Anxa; Neretum = Nardò?; Manduria; Uria/Qrra = Oria).
Notevole lo sviluppo cittadino costiero con porti, moli, dar¬sene (Sipontum, Barium, Gnathia, Brundisium, Hydruntum Galli¬polis, oltre a Tarentum) .
Il porto di Otranto in età romana, come attestano numerosi ritrovamenti, venne particolarmente potenziato ed allacciato alla via Traiana . Da due iscrizioni incise in due grandi basi marmoree rin¬venute all’inizio del secolo XVII, si apprende che da Otranto partirono nel 162 d.C. le flotte di Marco Aurelio o di Lucio Vero per le guerre contro i Parti (163-165). Durante la guerra gotica Procopio (B. G., I, 15), come si è già detto, lo ricorda come la base navale più utile per le operazioni nell’Adriatico. Giova infatti rilevare che fra Otranto e l’opposta sponda dell’Epiro si trova l’isola di Saseno, presso cui anche i Greci sostavano per attendere il tempo più favorevole per sal¬pare verso Otranto o verso Brindisi.
Il porto Cesareo, forse l’antico Portus Sasinae , cor¬risponde a quello chiamato cesaria nella carta Tammar –¬ Luxoro (XIII secolo) ed è ricordato dal portolano inedito della prima metà del secolo XVII e da quello del Caval¬canti. Esso è costituito da una rie¬ntranza, difesa da una caratteristica penisola detta la Stre¬ga e da un isolotto chiamato l’Isola Grande. In relazione ai ritrovamenti fatti sembra che sia stato frequentato dall’età romana in poi.
II porto di Brindisi si apre nella vasta insenatura compresa fra Capo Cavallo e T. di Penna. Si divide in avamporto, porto esterno e porto interno. Nell’avamporto si notano ad Est un gruppo di isolette detto «le Petagne» e ad ovest l’isola di S. Andrea, formata da due isolotti riuniti da un ponte. Il porto esterno è lo specchio d’acqua che precede il canale di accesso al porto interno (Canale Pigonati). Il seno «Bocche di Puglia» o di «Mater do¬mini» ne forma il bacino settentrionale. Il porto interno è formato da due lunghi bracci che cingono la città a nord e ad est. Questo porto fu quello utilizzato in età antica. Cesare nel 49 a.C. tentò d’impedire l’uscita della flotta di Pompeo ostruendo il canale di collegamento col porto esterno mediante palizzate, i cui resti vennero rinve¬nuti nel 1775, in occasione di lavori destinati alla costru¬zione del Canale Pigonati ed al prosciugamento delle pa¬ludi sorte nella parte più interna dei bracci suddetti. Nei pressi dello sbocco interno del suddetto canale una gradi¬nata porta alle spiazzo dove sorgono due colonne romane , di cui una ancora intatta reca sul basamento una iscrizione latina a ricordo di Lupo Protospata che ricostruì la città dopo le distruzioni saraceniche .
In generale, le città anche «costiere» sorgevano più nell’interno per essere poi allacciate ad un emporio sulla costa: così Hyria garganica, situata fra Cagnano Varano e Car¬pino a sud-ovest del lago di Varano; probabilmente la stessa Salapia, unita forse al suo porto da un canale; Butuntum e Rubi avevano i loro empori, rispettivamente, presso le attuali Giovinazzo e Molfetta; così poi, in generale, si caratterizzavano le cittadine del Salento, dove si distingueva per il suo ruolo di orientamento delle rotte mediterranee lo scalo delle «rocce bianche» di Leuca. Non mancavano naturalmente di sbocchi sul mare le città più importanti dell’interno: Arpi, che ebbe il suo emporio prima a Siponto e poi a Salapia; Canosa, che aveva probabilmente il suo emporio presso la foce dell’Ofanto. Varrone ricorda come «dal Brindisino o dall’Apulia» fossero trasportati i prodotti dell’inter¬no, «olio, vino, frumento o altro», «verso il mare» su muli. Da ricordare anche il contributo dei corsi d’acqua, se e quando fossero navigabili (lo furono probabilmente, però in parte, l’Aufidus/Ofanto e il Carapelle). Sull’Aufidus sorgevano Canusium e Canne; sul Carapelle Ausculum e Herdonia .
04/01/2014
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