28^ puntata - ''IL SIGNIFICATO DEL TEMPO E LA SUA PLURALITÀ ''
IL SIGNIFICATO DEL TEMPO E LA SUA PLURALITÀ
Viviamo in una società dove il tempo è diventato parte integrante di ogni persona. La percezione più diffusa lo disegna come un tiranno che non lascia mai abbastanza spazio alle nostre attività. Il nostro utilizzo cosciente è spesso ridotto alla pura consultazione dell’orologio o del calendario, ed in alcuni casi alla semplice memorizzazione di scadenze su un supporto quale l’agenda.
Considerando, però, che le ore, i giorni, i mesi, e qualsiasi parametro con cui si fa riferimento al tempo non sono altro che un linguaggio che designa un concetto socioculturale, possiamo ritenere opportuno chiederci quale sia la funzione d’uso di tale concetto. Ovvero dobbiamo domandarci a cosa serve il tempo oltre che a scandire le nostre azioni quotidiane.
La risposta a questa domanda è che: il tempo è il segno del cambiamento. Percepiamo in noi stessi e in ciò che ci circonda continui cambiamenti di stato. Tali cambiamenti sono per noi segni di crescita e quindi di vita e pertanto costruiamo dei momenti che ci rendono coscienti di tale cambiamento. I momenti formano il tempo.
Il tempo nella concezione classica è stato sempre definito come parametro del moto, e dunque unicamente come grandezza quantitativa. Ogni essere complesso, invece, è costituito da una pluralità di tempi, ognuno dei quali è legato agli altri con articolazioni sottili e multiple.
Inoltre è d’obbligo constatare che il tempo ha anche una “direzione” verso cui esso è orientato, da qui la sua intrinseca e ineliminabile caducità. Riassumendo possiamo definire il tempo composto da tre variabili:
- Cronologica, ovvero grandezza misurabile tra due momenti successivi;
- Qualitativa, data dalla percezione psicologica, culturale e sociale;
- Spaziale, conseguente alle direzioni delle azioni nel tempo.
22/01/2014
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