9^ puntata - ''Il cavallo nelle varie letterature e nell’arte''
Il cavallo nelle varie letterature e nell’arte
Per quanto riguarda la letteratura latina ricordiamo l'aneddoto del cavallo senatore. Il fortunato equino, di nome “Incitatus”, sarebbe stato nominato senatore dall'imperatore Caligola per il disprezzo che provava verso l'organo del senato, infatti l'imperatore dichiarò che il senato non avrebbe potuto che arricchirsi grazie all'opera del suo adorato animale, prendendolo come esempio di fedeltà e obbedienza agli ordini dell'imperatore.
Il cavallo come figura mitologica è presente anche nella enciclopedia di Plinio il Vecchio. L’autore racconta che tra le stranezze della natura si trovano anche alcuni “animali stravaganti” come l'unicorno, della cui esistenza è certo;descritto come un animale dal corpo di cavallo,con coda di cinghiale,testa di cervo e zampe di elefante.
Il suo mito risale ad epoche remotissime, addirittura nelle figure preistoriche è stato ritrovato un graffito che lascia intendere l’immagine di un bovino con un solo corno. Solitamente l’unicorno appare per annunciare profeticamente la nascita di un sovrano o di un uomo eletto, di una guida o della personificazione terrena di una divinità .
Anche nella letteratura italiana è presente il cavallo come animale che possiede uno spirito superiore e puro rispetto all'uomo, come avviene nella poesia “La cavallina storna”di Giovanni Pascoli. Questa poesia, è famosa per l'aspetto "commovente" del dialogo tra la madre di Pascoli e l'animale, infatti la donna le parla come a un membro della famiglia, le ricorda l'affiatamento che aveva col suo padrone, i figli piccoli rimasti orfani, poi vuole da lei una conferma del fautore dell'assassinio del marito, poichè la cavalla aveva riportato a casa il corpo senza vita. Per questa tragedia rimase sconvolta tutta la famiglia dell'autore e soprattutto la madre che si rivolse alla cavalla perchè sapeva che era l’unica di cui potersi fidare e che conosceva la verità. In questa poesia il poeta paragona la fedeltà della cavalla alla vigliaccheria dell’uomo. Gli uomini che sanno, infatti, non parlano mentre la cavalla che vorrebbe parlare non può, poichè non ha la parola.
Il cavallo nelle letteratura inglese viene utilizzato, in particolare da George Orwell nella sua fiaba satirico-politica Animal Farm, come simbolo di lavoro e di fedeltà nei confronti dell'autorità. Gondrano, Boxer nella versione originale, è un cavallo il cui lavoro è fondamentale per il sostentamento della fattoria. Orwell ce lo descrive così: “…era una bestia enorme, alta quasi 18 palmi e forte come due cavalli messi assieme” e “non aveva una grande intelligenza ma era rispettato per la sua fermezza di carattere e per la sua enorme potenza…” La sua filosofia si basa sulla dignità del lavoro infatti il suo motto è:«lavorerò di più» ,ma non è molto intelligente, e per questo viene sfruttato da chiunque governi la fattoria, contribuendo indirettamente, a causa della sua cruciale importanza nel sistema produttivo della fattoria, allo sfruttamento degli altri animali. Descrive efficacemente lo stereotipo dell'instancabile lavoratore sovietico, incarnato nella realtà dal minatore Aleksej Stachanov. Gondrano rappresenta il lavoratore ordinario: umile, onesto ed essenziale in qualsiasi sistema sociale.
Un altro ambito in cui il simbolo del cavallo è fondamentale che collega sia il campo letterario che quello artistico è il futurismo corrente del XX secolo che esalta la fiducia nel progresso e la fine delle vecchie ideologie. Per i Futuristi e in particolare per Boccioni il cavallo è un motivo caro e prediletto ed è usato come simbolo stesso del dinamismo per dare l'idea del movimento, poichè valori su cui intende fondarsi la visione del mondo futurista sono quelli della velocità e dello sfrenato attivismo considerati come distintivi della moderna realtà industriale.
L’opera “Dinamismo di un cavallo in corsa”, del 1919, che oggi fa parte della mostra permanente di Venezia, è un monumento equestre, fatto di legno, cartone, rame, ferro, con superfici dipinte a guazzo e olio, che diede forma alle teorie presenti nel suo Manifesto della Scultura Futurista (1912).
La città che sale, di cui una delle numerose repliche è conservata a Milano, è considerata il capolavoro del futurismo italiano. In primo piano è rappresentato un enorme destriero rosso-dorato, simbolo della Forza soprannaturale, della Velocità e dell'Energia esplosiva. Teniamo presente che in fisica la potenza, cioè l’energia potenziale “del cavallo di ferro” - del treno, dell’automobile - una volta si misurava in cavalli di forza.
La morte tragica dell’autore del manifesto della scultura, scoprì un destino beffardo: proprio Boccioni che aveva dedicato una ventina delle sue opere tra sculture, pitture e disegni al tema del cavallo, da lui considerato il simbolo del Fato, morì a soli 33 anni cadendo da un cavallo durante il periodo della Prima Guerra mondiale. In Italia la stampa mise in risalto il fatto che, con la morte di Boccioni, si spegneva il movimento futurista in pittura.
30/01/2014
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