DIMMI COME PARLI E TI DIRÒ CHI SEI - 7^ parte
Le parole della rinuncia. Ci sono persone che, spesso, non reagiscono agli affronti e alle critiche, nascondendosi dietro un silenzio che il più delle volte viene scambiato per debolezza o timidezza.
Altre, invece, manifestano il loro parare, ma a voce bassissima, tremolante, praticamente impercettibile, quasi che temessero di essere sentite.
Poi, in privato, si lasciano andare con frasi del tipo “Non ce la faccio”, “Basta, getto la spugna…”, “Ci rinuncio, è tutto inutile”, frasi che rendono ancora più cupo il loro “male di vivere” e le convincono sempre di più di non avere diritto a “dire la loro”.
L’atteggiamento di rinuncia influisce su tutto l’organismo, generando ricadute che rappresentano simbolicamente il calo di energia vitale cui va soggetto il corpo, oltrechè l’erosione del livello di autostima: per questo a livello fisico si possono manifestare disturbi come la perdita dei capelli o gli eczemi, che segnalano una disfunzione della capacità di “filtrare” le emozioni dall’interno all’esterno di se stessi (la pelle è l’organo che separa e, nel contempo, mette in comunicazione l’individuo con il mondo, mentre i capelli – simili alle fronde di un albero che si espande verso il cielo – sono la manifestazione della vitalità di una persona).
Il consiglio. Per chi si sente rinunciatario, può essere utile riappropriarsi di un tono di voce stentorea, primo veicolo di affermazione di se stessi alle’esterno. Per riuscirci, mettiti in un luogo appartato e respira profondamente con il diaframma per 5-6 volte; poi inizia a pronunciare la frase “Io sono” scandendo bene le sillabe, prima a voce bassa e poi a volume sempre più alto, finchè non ti sembrerà di gridarla; quindi, abbassa lentamente la voce, fino a sussurrare l’Io sono a volume bassissimo.
Ripeti l’esercizio per una decina di volte. È utile per purificare la voce e dare sicurezza.
Di Vittorio Caprioglio
13/02/2014
|