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Tenebre e Luce - 1^ parte

Tenebre e Luce - 1^ parte


- Vorrei prendere la parola, signori. Quel che il Capo Eletto degli elfi ha denunciato è vero. Gli elfi soffrono ed essendo creature dotate di ragione, libere e sensibili, credo che possano cercare il modo per vivere più a lungo e più felicemente possibile senza il nostro impedimento. Così come io farei di tutto per salvaguardare la salute della mia famiglia, loro vogliono affrontare i pericoli fuori dalla protezione della Roccaforte per proteggere la salute, la libertà e la vita dei loro fratelli. Io voto a favore della scelta della signorina Seamoon. –
Gli elfi sorrisero educati verso Rudiger il Sapiente. La sua scelta di certo era improntata sulla giustizia e il buon senso, ma la sua decisione era talmente giusta che gli elfi reputavano impossibile per un uomo di tale levatura morale approvare per anni i progetti del Re dei Nani possedendo la capacità di prevederne le conseguenze dolorose per altre persone. Che fosse manovrato, stupido o semplicemente ipocrita non avrebbero mai potuto perdonarlo per così poco: tre anni di schiavitù sono molti, se sono rapportati ai pochi che rimanevano loro da vivere in salute.
Wilhelm borbottò un’imprecazione in nanico soffocandola nella barba. Due voti su tre. Non poteva far nulla per bloccare l’azione di quei dannati folletti.
- Bene, gli elfi hanno il permesso di andare a morire fuori di qui. La seduta è tolta e rinviata al primo giorno d’autunno. – disse con voce annoiata, per poi alzarsi in fretta ed andarsene, seguito e circondato dalle guardie.
Indil si alzò con grazia e si diresse posata verso Rudiger.
- La ringrazio per aver appoggiato la mia proposta. Gli Dei vi hanno donato grande saggezza e encomiabili virtù. – disse con tono gentile cercando di mascherare l’irritazione per le ultime parole del Viscido Barbuto.
- Spero che la vostra ricerca vada a buon fine. – rispose l’uomo con un sorriso sul volto rugoso.

L’elfa tentò di sorridere, ma il suo viso sembrava di gesso. Ora che l’ansia dell’attesa era sfumata, l’angosciosa paura della morte tornò ad attanagliarla. Un viaggio verso le foreste dell’estremo Ovest …. Un centinaio di leghe di distanza. Avrebbero dovuto attraversare una catena montuosa, molto vicina alla Culla della Decadenza, la sede del Capostipite degli Abomini …. Senza contare che avrebbero dovuto anche tornare, per la stessa strada. E tutto sommato, molto probabilmente, sarebbe stato un viaggio inutile, e sarebbe stato un vero delitto separare per mesi chi era così vicino alla morte da chi invece sarebbe ancora sopravvissuto, ma senza l’affetto dei propri cari…..
Due braccia muscolose la strinsero forte, rimettendo insieme i pezzi dispersi dalla paura. Una voce roca e famigliare le parlò entusiasta.
- Grande, Indil! Abbiamo una possibilità e stai certa che ce la faremo! Salveremo la razza elfica, torneremo nelle nostre amate foreste e ti insegnerò a cacciare!! Alla faccia di quel viscido Barbagianni!!! –
Qualche elfo scoppiò a ridere, altri diedero pacche sulle spalle vigorose del proprio capitano. La ragazza sorrise, percependo un po’ del suo ottimismo fluirle sulle ferite della perdita, coprendo l’amaro con la dolcezza del miele.


17/02/2014
Rubrica a cura della scrittrice Rossella Modugno