L’ONU BOCCIA GLI OGM
A settembre l’UNCTAD (United Nations Conference on Trade and Development, non serve tradurre) ha presentato il rapporto “Wake up before it is too late” (“Svegliarsi, prima che sia troppo tardi”).
La pubblicazione (340 pagine in inglese, si scarica gratis su http://unctad.org), redatta da una cinquantina di scienziati di tutto il mondo, sostiene che lo sviluppo agricolo è giunto al limite e che è necessario un cambiamento rapido e significativo degli attuali sistemi di produzione basati su monocolture fortemente dipendenti dagli input chimici.
Le soglie di contaminazione del suolo e dell’acqua, dichiara, sono già state superate, la biodiversità è a rischio e la crisi è ormai evidente sotto molto aspetti: tra il 2011 e il 2013 i prezzi delle materie prime alimentari sono stati di circa l’80% più alti rispetto a quelli registrati nel periodo 2003-2008; negli ultimi 40 anni l’uso dei fertilizzanti è aumentato di 8 volte, ma i tassi di crescita della produttività agricola sono diminuiti dal 2% all’1% annuo.
Il rapporto ribadisce che la fame nel mondo è un problema con molte sfaccettature, che non può essere risolto solo da cambiamenti tecnici e dichiara con assoluta chiarezza che gli OGM non costituiscono una soluzione sostenibile, anzi: nei fatti, hanno dimostrato di rendere più difficile l’innovazione dal basso, la conservazione in situ e l’accesso ai semi: “L’agricoltura industriale è insostenibile e gli adeguamenti tecnologici basati sull’ingegneria genetica non sono stati in grado di raggiungere gli importanti obiettivi di sviluppo per il millennio; al contrario, hanno introdotto prodotti che limitano l’innovazione a livello delle aziende agricole, la conservazione delle risorse e l’accesso al miglior
germoplasma adatto alle condizioni locali”.
Piuttosto, sono i modelli agricoli alternativi e agro-ecologici a mostrare “il potenziale di ridurre la povertà, aumentare la sicurezza alimentare e ridurre l’impatto ambientale del settore agricolo, perchè aumentano la resilienza degli agroecosistemi, riducono la necessità di input esterni, aumentano il reddito
degli agricoltori e si basano su tecnologie che possono essere comprese, attuate e ulteriormente sviluppate dai contadini poveri”.
Il rapporto, poi, mette in fila gli studi da cui risulta come gli OGM abbiano portato allo sviluppo di erbe infestanti resistenti al diserbo, di cui serve aumentare dosi e tipi, ma anche allo sviluppo di parassiti secondari che in precedenza non costituivano un problema.
Un’analisi impietosa dopo la quale le tesi dei propugnatori nostrani degli OGM puzzano sempre di più.
23/02/2014
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