Dalla terra alla pentola
Dalla terra alla pentola
Quella che vi raccontiamo in questo numero è un’altra storia di terra.
Questa volta mescolata ad acqua e, grazie all’aria, al fuoco e al lavoro dell’uomo, trasformata in oggetti artistici di uso quotidiano.
Ancora una volta la natura e l’uomo lavorano insieme per creare bellezza.
Il laboratorio di ceramiche in “gres” Terre di Stelle, da visitare per vedere all’opera Fabio Dalla Rosa e Bernadette Hoppe, è in Valpantena, a circa 20 minuti dal centro di Verona.
In mezzo agli ulivi e circondata da natura e silenzio, c’è la loro casa in pietra dalle finestre color malva, che è anche laboratorio e punto vendita. Ci accolgono sulla porta con i loro grembiuli da lavoro, le mani grigie di argilla e un sorriso sincero di benvenuto. Nonostante il grande lavoro per il periodo natalizio, ci hanno regalato qualche ora della loro mattinata, con la disponibilità tipica dei veri artisti, per niente gelosi del loro sapere, anzi felici di far conoscere la loro storia.
Cominciamo la nostra intervista mentre Fabio lavora al tornio un pezzo di argilla e Bernadette decora una serie di piccole caraffe.
L’atmosfera è d’altri tempi, nei loro gesti si possono leggere la tradizione di antichi mastri vasai e gli anni di ricerca per trovare il materiale più naturale e durevole nel tempo, perchè “quello che creiamo va nelle case della gente, viene usato per cucinare o per contenere cibo, e non vogliamo che faccia male alla salute! Noi, da sempre, escludiamo dai nostri smalti sostanze che diano cessioni tossiche ai cibi, per esempio il piombo” ci dicono Fabio e Bernadette.
La materia prima, quindi, è semplice argilla in polvere che acquistano direttamente da alcuni giacimenti tedeschi. “Dalla Germania, perchè quella italiana, ricca di calcare e magnesio, ma povera di silicio, è adatta alla terracotta o alla maiolica, ma non resiste alle alte temperature necessarie per produrre il gres, materiale vetrificato che permette di creare oggetti che faranno parte della tua cucina tutta la vita e che non si rovinano con l’uso. Certo se ti cade per terra, si rompe!” racconta Fabio, ridendo. Bernadette, interrompendo per un attimo il suo lavoro, aggiunge: “E poi io sono tedesca, vengo da Brema. Lavorare un’argilla che viene dalla mia terra mi fa sentire un po’ il calore delle mie radici; ho un pezzo di “casa” nel mio lavoro”.
Ciclo di lavorazione: la polvere di argilla viene mescolata assieme ad acqua in un’impastatrice
da fornai, secondo una loro ricetta.
Quando è pronta viene lavorata manualmente al tornio. Gli oggetti creati devono asciugare
all’aria per una decina di giorni. La prima cottura dura 8 ore e raggiunge una temperatura di 1000 gradi. Successivamente gli oggetti creati vengono tuffati negli smalti, decorati a mano e rimessi in forno una seconda volta per 12 ore fino a raggiungere i 1300 gradi e vetrificare gli smalti silicati e dare l’aspetto tipico del gres.
Alchimia dei colori: vengono usati minerali macinati, assolutamente naturali, mescolati tra di loro secondo una precisa formula. “La tavolozza di colori è infinita perchè i minerali sono “infiniti”. Mescolandoli insieme” dice Fabio “in proporzioni e in numero diversi, sempre su uno schema base, si ottiene una vasta gamma cromatica. Io come ceramista metto tutta la creatività, i materiali e la conoscenza, ma l’oggetto che creo alla fine, metà l’ho fatto io e metà il fuoco”. Fabio e Bernadette, infatti, possono modificare i colori intervenendo nella fase di cottura, togliendo per esempio ossigeno dalla camera del forno, ottenendo una fiamma tecnicamente detta “sporca”.
Ci racconta Fabio: “Ci sono certi smalti che, cotti in una maniera risultano bianchi, in un’altra dello stesso rosso delle ceramiche cinesi. È questo aspetto affascinante che ci ha spinti a lavorare con il gres, circa nel 1992, dopo aver iniziato con la maiolica. Per 8 mesi abbiamo chiuso il laboratorio e ci siamo concentrati solamente nel fare prove, nel mescolare materie prime, discutere, fare ancora prove, smaltare, cuocere per fare la nostra base di smalti”. Aggiunge Bernadette che lo smalto
è una miscela di minerali che si acquistano singolarmente in sacchi. I minerali sono rocce
eterogenee che provengono da diverse parti del mondo: feldspato, dolomite (carbonato di magnesio), carbonato di calcio, quarzo, wollastonite (un minerale che viene dalla Scandinavia
che ha una base con calcio e magnesio), titanio. “Non facciamo grandi produzioni e il nostro ringraziamento alla Terra è trasformarla in oggetti di uso quotidiano duraturo, anche 20/50 anni. A noi piace che la gente usi le cose che abbiamo prodotto: anche se non ci conosciamo personalmente, sono dei segni che parlano di noi”.
Tempi di produzione: l’argilla è preparata, immagazzinata, stagionata, portata in laboratorio, impastata una prima volta, impastata una seconda volta, pezzata, lavorata; poi gli oggetti vengono messi ad asciugare sugli scaffali, girati, rifiniti e vi si applicano i manici, anch’essi fatti a mano, cotti al forno, messi dentro, tirati fuori, tuffati nello smalto, rimessi dentro. I passaggi sono talmente tanti che è impossibile dire quanto ci vuole per fare un oggetto. “Quante ore al giorno? Noi lavoriamo tutti i giorni, tutto il giorno” ci rispondono semplicemente.
Consigli per l’uso: le pentole in gres possono stare sul fuoco o sul fornello, con la retinarompifiamma; si possono mettere in lavastoviglie e grattare con la paglietta o con un coltello,
perchè gli smalti sono molto duri. Inoltre l’argilla è vetrificata, al contrario della terracotta, e dunque non assorbe ciò che contiene. Evita quindi di mantenere cattivi odori. Nel gres per 12 ore fino a raggiungere i 1300 gradi e vetrificare gli smalti silicati e dare l’aspetto tipico del gres.
Alchimia dei colori: vengono usati minerali macinati, assolutamente naturali, mescolati tra di loro secondo una precisa formula. “La tavolozza di colori è infinita perchè i minerali sono “infiniti”. Mescolandoli insieme” dice Fabio “in proporzioni e in numero diversi, sempre su uno schema base, si ottiene una vasta gamma cromatica. Io come ceramista metto tutta la creatività, i materiali e la conoscenza, ma l’oggetto che creo alla fine, metà l’ho fatto io e metà il fuoco”. Fabio e Bernadette, infatti, possono modificare i colori intervenendo nella fase di cottura, togliendo per esempio ossigeno dalla camera del forno, ottenendo una fiamma tecnicamente detta “sporca”.
Ci racconta Fabio: “Ci sono certi smalti che, cotti in una maniera risultano bianchi, in un’altra dello stesso rosso delle ceramiche cinesi. È questo aspetto affascinante che ci ha spinti a lavorare con il gres, circa nel 1992, dopo aver iniziato con la maiolica. Per 8 mesi abbiamo chiuso il laboratorio e ci siamo concentrati solamente nel fare prove, nel mescolare materie prime, discutere, fare ancora prove, smaltare, cuocere per fare la nostra base di smalti”. Aggiunge Bernadette che lo smalto
è una miscela di minerali che si acquistano singolarmente in sacchi. I minerali sono rocce
eterogenee che provengono da diverse parti puoi cucinare tutto, dalla carne ai legumi , alla polenta; va bene anche per bollire l’acqua per la pasta, anche se è un po’ uno spreco. Il calore si diffonde su tutta la superficie, per cui i cibi acquisiscono sapori sottili. Il vantaggio delle pentole in gres inoltre è che, non essendo metallo, non rilasciano alcun tipo di sostanza: ottimo per gli allergici al nichel, per esempio.
Per le cotture dei cereali o del cous-cous, il consiglio è di far bollire per 5 minuti, poi spegnere il fuoco e coprire la pentola con un coperchio o un cuscino; la cottura va avanti lo stesso. Ma nel foglio che accompagna l’acquisto ci sono le istruzioni!
Il nome Terre di Stelle: “Terre” perchè lavoriamo le terra, “di stelle” perchè questa frazione si chiama Santa Maria in Stelle” risponde subito Bernadette. “Nella zona tutti la chiamano “Stelle”! Quando ci siamo trasferiti qui, sentivamo tanto la voglia di appartenere a questo posto e abbiamo dato al laboratorio un nome che in qualche maniera facesse emergere la provenienza. Ma “stelle” sta anche a significare il luogo dove la trasformazione dei minerali ti eleva: può essere l’arte o la spiritualità (ognuno, poi, sente dove ti porta la voglia di andare oltre, di evolvere). Ogni giorno i colori entrano dalla finestra e ti guidano nella scelta per le decorazioni; come le verdure, seguono il calendario delle stagioni”.
Futuro: “abbiamo due figli, Elias di 16 anni e Lea di 12, e forse c’è qualche speranza che possano portare avanti l’attività” continua Bernadette “d’estate ci aiutano con entusiasmo e ci accompagnano ai mercatini.
Inoltre l’artigianato è un po’ un mestiere solitario, a un certo punto ho sentito il bisogno di condividere questa arte o questo mestiere con altra gente. Poi è arrivata l’opportunità di lavorare in ambienti di disagio, come la riabilitazione psichiatrica con l’arte-terapia.
Con l’antroposofia ho compreso il valore dell’arte nell’educazione perchè è un elemento fondamentale nel percorso pedagogico. Chissà, magari in futuro potrei lavorarci di più…”
Lo spazio di questa rubrica è troppo piccolo per farci stare tutto il loro mondo. Non ci resta che cucinare riso e lenticchie nella loro pentola di gres per ritrovare il loro lavoro e la loro storia.
04/03/2014
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