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ASPETTO DISCIPLINARE

ASPETTO DISCIPLINARE


In relazione alle note dell’osservatore arbitrale, anche per questo aspetto, agli osservatori sono formulate domande differenziate a seconda della categoria in cui sta operando l’Arbitro “osservato”.
Per i campionati CAN A/B/CAN PRO, la domanda è:
“Controllo disciplinare, gestione dei calciatori e dei dirigenti (panchine);
per i campionati CAN-D-CAI-OTR, la domanda è:
“Prevenzione e disciplina. Gestione calciatori e dirigenti”;
per i campionati O.T.S. (Organo Tecnico Sezionale) la domanda è:
“Prevenzione e disciplina”.
Come si può facilmente intuire la differenza nella domanda, fra i professionisti (controllo, gestione) e quella dei dilettanti (prevenzione e disciplina) sta nella diversa formazione, in particolare dei calciatori e dirigenti che nel primo caso, essendo professionisti, hanno l’obbligo della conoscenza dei regolamenti e il rispetto degli stessi, per cui compito essenziale dell’Arbitro è il controllo e gestione della gara. Mentre per i dilettanti la funzione dell’arbitro è quella della prevenzione per cui alla naturale funzione di controllo è attribuita anche quella della formazione, quindi informazione indiretta, perchè le componenti, calciatori e dirigenti non sempre sono adeguatamente “informati” sui contenuti regolamentari.
Quanto alla “prevenzione e disciplina” detto aspetto è ripartito in cinque domande che adeguatamente analizzate offrono le “giuste” indicazioni finalizzate alla descrizione della “personalità” dell’Arbitro osservato.
1) Mostra difficoltà nel mantenere la disciplina?
2) Adotta gli opportuni provvedimenti disciplinari?
3) E’ tollerante verso i calciatori già ammoniti?
4) Tollera continue e/o plateali manifestazioni di proteste?
5) Riesce a cogliere la simulazione?

Come più volte sostenuto il compito dell’osservatore di questi campionati è enormemente impegnativo perchè attraverso la riflessione e l’analisi delle domande su esposte si rileveranno potenzialità tecniche e soprattutto di “personalità” arbitrale dell’osservato.
Primo compito è quello di osservare come il giovane collega si pone in rapporto con le componenti, in una parola come si relaziona.
Egli si relaziona e comunica con le stesse attraverso:
la gestualità;
le modalità d’intervento, in particolare disciplinare;
la tempestività;
l’uniformità;
la coerenza.

Pare evidente che sul terreno di gioco si sviluppano delle “tensioni” tecnico agonistiche delle componenti (calciatori-dirigenti) tese a superarsi alle volte escogitando modalità comportamentali non sempre “ortodosse”. L’arbitro si deve porre fra queste e guidarle nel rispetto del regolamento. Il primo problema è come deve rapportarsi. Di rilevante importanza è la capacità di giuda ch’Egli deve svolgere attraverso “il richiamo” effettuato con garbo, riservatezza e soprattutto nel rispetto della personalità altrui (calciatore o dirigente). Lo deve fare con tale composta convinzione da rendere accettabile la Sua indicazione, facendo intendere che detto comportamento non solo è censurabile ma che se si dovesse ripetere incorrerebbe in provvedimenti ben più gravi. E’ senz’altro da evitare comportamenti improntati ad un eccessivo decisionismo, caratterizzati da gestualità a scatti ed atteggiamenti “imperiosi”, se ciò avviene è indicativo di una incertezza ed insicurezza che si nascondono attraverso comportamenti “dispotici”. Questi sono da evitare perchè sono indicativi di limiti “temperamentali”. Quindi la concentrazione e la volontà dovrebbe essere tesa verso questa meta. Per l’arbitro è richiesto non solo un impegno fisico (correre per essere sempre presente nelle zone ove si sviluppa il gioco) ma soprattutto psicologico di concentrazione nel “valutare” i fatti di gioco ed i comportamenti dei calciatori e dirigenti e ove possibile anticiparli”. La Sua estraneità psicologica e la costante concentrazione, tesa solo alla valutazione dei fatti di gioco, gli offrono tempestività e coerenza (anche se le valutazioni non sempre ottimali per oggettiva inesperienza ed assimilazione in atto) garanzia di equità. Pertanto Egli si rende “credibile”. E’ evidente che la condizione descritta è quella ottimale, le sfumature che l’attento osservatore rileverà offriranno a questi lo spunto per suggerimenti e consigli onde contribuire allo sviluppo della personalità arbitrale in oggettiva formazione. Dalla facilità o meno della individuazione di comportamenti simulatori si rileverà la capacità non solo del comportamento oggettivo ma anche della volontà che lo ha animato. E’ questa una annotazione interessante ai fini della individuazione di sicura potenzialità future.

Quanto all’ammonizione “ufficiale” al calciatore deve non solo deve essere mostrato il cartellino giallo ma deve essere comunicato che quello è l’ultimo “avviso”. Nel caso di espulsione deve essere mostrato il cartellino rosso senza profferir parola, perchè ormai non vi sono più possibilità nè di ravvedimento nè di correzione comportamentale.
Ancora una volta mi piace sottolineare l’importanza “formativa” dell’attività arbitrale. La capacità di autocontrollo e di dominio delle proprie sensazioni sono garanzia di equità e giustizia non solo nello svolgimento della funzione arbitrale ma soprattutto nel quotidiano in cui il giovane così formato sarà sempre presente in tutte le circostanze della vita e le Sue decisioni e comportamenti saranno sempre “equilibrarti” e “saggi”, sempre nei limiti della giovane età.
Alla prossima, Mauro Minervini.



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