LE TECNICHE DI PERSUASIONE: PERCHÉ CI POSSONO FAR AMMALARE - 2^ parte
Adattarsi allo stile dell’altro per semplificare il dialogo. Secondo questo tipo di approccio, noi comunichiamo efficacemente solo se, e quando, sappiamo cogliere lo stile comunicativo dell’altro e riusciamo ad adattarci a esso rapidamente.
In questo senso, lo scopo della tecnica di comunicazione diviene “ricalcare” quando più fedelmente possibile le scelte linguistiche di chi ci sta di fronte, i suoi atteggiamenti, i suoi modi. Il tutto nella profonda convinzione (e illusione!) di assumere così il comando e la guida dello scambio verbale.
L’ERRORE. Anche in questo caso, il rapporto costi-benefici alla lunga ci porterà sicuramente in grave svantaggio: il prezzo è la perdita della spontaneità, oltre a una confusione generale di ruoli e metabolizzazione di modi non nostri, che soffocheranno poco a poco ciò che realmente siamo.
Mantenere sempre il corpo sotto controllo. Se pensiamo che una “buona comunicazione” sia quella in grado di convincere l’altro, diventano allora importanti anche le posizioni e i gesti del corpo. L’essenziale, per chi segue questo tipo di scuola, è mantenere sempre – anche a costo di sforzi immani – una posizione “dominante” rispetto all’altro.
Nascono così lunghi e laboriosi training di addestramento, basati sullo studio dei movimenti dell’altro e sul controllo del proprio corpo, in un’ottica di dissimulazione e manipolazione delle posture, della mimica facciale, della gestualità, dell’uso della voce.
L’ERRORE. Questo schema di comunicazione ci impone un prezzo molto alto da pagare. Oltre alla perdita di spontaneità, del proprio stile, dell’arricchimento emotivo, in questo caso il debito principale spetterà al corpo: costantemente a disagio e in tensione, nel tempo potrebbe scatenare disturbi come dolori cervicali, cefalea, colite, gastrite, ipertensione.
Riempire il vuoto del silenzio a tutti i costi. Chissà perchè, tutti quanti crediamo che il grande comunicatore non si trovi mai in imbarazzo o “senza parole”. Ugualmente, le già citate “tecniche” insegnano a non farsi mai “cogliere in fallo” dall’avversario, ci inculcano uno stile comunicativo che è fatto unicamente di mosse e contromosse: chi si ferma, ammette la propria incertezza e, quindi, anche una potenziale debolezza.
L’ERRORE. Così facendo ci sentiremo sempre obbligati a evitare i silenzi, riempiendo ogni pausa con un diluvio di parole. Ma non ci accorgiamo che, in questo modo, riusciamo solo ad aumentare il “rumore” che disturba e nasconde ciò che abbiamo veramente da dire. Con il risulto che il nostro autentico modo di comunicare non ha uno spazio per affiorare.
Di Vittorio Caprioglio
19/03/2014
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