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IL RISCHIO AMIANTO IN EDILIZIA
Nel nostro Paese sono state utilizzate fibre di amianto nella produzione di una vasta gamma di prodotti tra i quali, soprattutto, i prodotti per l’edilizia in amianto-cemento.
In particolare, nel fibrocemento, si determinava una miscela di giusta plasticità e consistenza a umido tale da consentire la formazione di lastre ondulate e tubi.
Interventi di bonifica: il d.m. del 6 settembre 1994 detta norme e metodologie per la valutazione del rischio, il controllo, la manutenzione e la bonifica di materiali contenenti amianto presenti nelle strutture edilizie. La circolare ministeriale n. 7 del 12 aprile 1995 estende la validità del decreto citato anche agli impianti tecnici nei quali è presente amianto o componenti contenenti amianto.
In particolare la circolare si sofferma sugli interventi di manutenzione straordinaria e programmata degli impianti stessi.
Il decreto regola finalmente un aspetto molto importante nella prevenzione contro le fibre di amianto aerodisperse, visto che il 75% di questo prodotto era utilizzato nel settore edilizio.
Le normative e metodologiche indicate nel decreto ministeriale citato si sviluppano attraverso momenti di interventi successivi.
In particolare si disciplinano:
a. La localizzazione e caratterizzazione delle strutture edilizie;
b. La valutazione del rischio, che si deve sviluppare attraverso una analisi dello stato in cui si trova il materiale contenente amianto, la cui presenza in un edificio non comporta di per sè un pericolo per la salute degli occupanti. Se il materiale è in buone condizioni e non viene manomesso è certamente improbabile che esista un pericolo apprezzabile di rilascio di fibre di amianto. Se invece il materiale è danneggiato bisogna subito attuare un campionamento e una analisi delle fibre disperse in aria.
c. I metodi di bonifica. I più utilizzati sono:
- Rimozione dei materiali di amianto: è il più utilizzato in quanto elimina il problema alla radice, ma produce rifiuti tossici-nocivi e comporta costi di smaltimento elevati;
- Incapsulamento: consiste nel ricoprire il materiale che contiene amianto con prodotti penetranti e inglobanti così da determinare una pellicola protettiva tra l’ambiente e la fibra di amianto;
- Confinamento: consiste nel creare una struttura che separa il materiale contenente amianto dell’ambiente. Il costo è più contenuto rispetto ai precedenti. Il rilascio delle fibre avviene all’interno dell’ambiente confinato;
d. Le procedure di controllo dei materiali di amianto in sede;
e. Le misure di sicurezza da rispettare durante gli interventi di bonifica;
f. I criteri per la certificazione della restituibilità di ambienti bonificati. La certificazione di aree bonificate, le cui spese sono a carico di chi commissiona i lavori di bonifica, dovrà essere eseguita da funzionari delle ASL;
g. Le coperture in cemento-amianto. Le lastre piane o ondulate di cemento-amianto, impiegate per le coperture in edilizia, sono costituite da materiale non friabile che quando è nuovo o in buono stato di conservazione non tende a liberare fibre spontaneamente. Il cemento-amianto, quando è esposto ad agenti atmosferici, subisce un progressivo degrado. Di conseguenza, dopo anni dall’installazione si possono determinare alterazioni corrosive superficiali con affioramento delle fibre e fenomeni di dispersione nell’ambiente.
Il decreto ministeriale del 14 maggio 1996, all’art. 1, ha fissato le metodologie e le procedure per le bonifiche dei siti dismessi nei quali è stata riscontrata la presenza di amianto.
Compendio di diritto (Le Mounier)
03/04/2014
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