LE PAROLE “BUONE” PER RITROVARE SPONTANEITÀ E CONSAPEVOLEZZA - 2^ parte
Regole per una comunicazione consapevole
Mettere il corpo in posizione comoda. Quando formuliamo un pensiero o proviamo una sensazione, l’intero equilibrio del nostro corpo subisce una lieve alterazione: quando la mente si muove.
Se il corpo è teso, anche la mente è tesa: di conseguenza, una comunicazione consapevole non può che nascere da un corpo rilassato, privo di tensioni, libero da blocchi e contratture.
Nel silenzio e nell’assenza di tensioni, come scrive Vimala Thakar ne Il mistero del silenzio: “In me c’è una dimensione del tutto nuova, dove è presente un nuovo movimento, un nuovo tipo di moto, non un movimento cerebrale. Permea tutto l’essere, vibra in tutto il corpo. Quando questo movimento è in funzione, solo allora c’è un cambiamento qualitativo della comunicazione”.
LA REGOLA. Prima di rispondere a qualcuno o di formulare un messaggio, impariamo a stare per qualche secondo in silenzio, scaricando ogni tensione dal corpo e mettendoci comodi, in una posizione quanto più possibile piacevole e naturale. Perchè quasi sempre, infatti, il disagio fisico si traduce in una comunicazione faticosa, inefficace e poco credibile.
LE FRASI CHE CI AIUTANO. “In piedi o seduto, ovunque io mi trovi, cerco di mettermi comodo, il più comodo possibile, e lascio che i pensieri si acquietino da soli, che la mente si fermi spontaneamente”.
“Rilassato, sciolto, senza alcuno sforzo, senza scopo che non sia quello di trovare la comodità nel corpo. Sono sveglio, ma il mio corpo si sta addormentando. È a questo punto, nell’assenza totale di tensione, che anche la mia mente si acquieta”.
COME FARE. Proviamo a sperimentare tutto questo nella vita pratica. Dobbiamo fare una telefonata di lavoro impegnativa? Stiamo per affrontare con il partner un argomento spinoso? Vogliamo sottrarci a un invito e non sappiamo che scusa accampare? La mente si arrovella nel tentativo di trovare le parole giuste per dirlo e il corpo, automaticamente, si carica di tensione…
Bene: il primo passo da fare è ritrovare la quiete nel corpo. Così si mette a tacere la mente.
All’inizio, incontreremo sicuramente delle resistenze. Il pensiero, come un animale in gabbia, scalpiterà, prospettandoci decine di soluzioni. Ma noi non ci sforziamo di individuare nessuna strada: restiamo lì, fermi, in attesa costante e paziente che il polverone si dissolva. Fino a che, piano piano, senza fatica, ecco venir fuori la frase giusta, la giusta intonazione, le giuste pause.
Ricordiamoci le parole di Osho, contenute nel saggio Cos’è la meditazione: “Quando i pensieri spariscono, quando tu semplicemente sei, la chiarezza accade”.
Di Vittorio Caprioglio
04/04/2014
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