''I porti di Puglia dal V al X secolo: Dall’antichità al Medioevo'' - 4^ parte
Dopo Egnatia Guidone ricorda Monopolis (Monopoli), il porto della parva Polinianum (Polignano) presso cui sor¬geva il santuario di S. Vito, Moles (Mola di Bari) , Baris (Bari), Iunatiuim (Giovinazzo) , Melfis (Molfet¬ta) e Trane (Trani). I più importanti dei suddetti porti erano quelli di Bari e Trani sui quali giova soffermarsi.
Bari in età imperiale romana era un nodo stradale sulla via Traiana ed aveva un porto non abbastanza importante per competere con quelli di Taranto e di Brindisi . Dopo la guerra gotica la città venne contesa tra i Bizantini che l’avevano conquistata nella prima metà del VI secolo ed i Longobardi, sopraggiunti in Puglia nel corso del VII secolo. Nel corso di queste lotte il sue porto acquistò una sempre crescente importanza nei confronti di Brindisi, Otranto e Taranto per la sua posizione geografica che permetteva di controllare il basso Adriatico. Nei secoli VIII e IX Si verificò forse il primo ampliamento della zona abi¬tata e quando nell’841 i Saraceni si impadronirono con l’inganno della città questa era difesa da solide mura ed aveva un porto ben organizzato . Nel quarto di secolo in cui rimase in mano musulmana Bari vide accresciuti i traffici del suo porto e sorgere, sotto il suo secondo emiro Mufarràg ibn Sallam, una moschea cattedrale, probabil¬mente sul luogo della chiesa bizantina di San Sabino e poi del Duomo. In questo periodo la città, come do¬scrive il monaco franco Bernardo che vi passò tra l’864 e l’866, la città era difesa a mezzogiorno da due larghis¬simi muri, mentre a settentrione sporgeva alta sul mare. Nell’871 Ludovico II riuscì ad impadronirsene e nell’876, declinata la potenza franca, Bari si dette spontaneamente a Bisanzio e divenne capitale del thema di Longobardia e sede di stratego. Dopo aver resistito all’assedio di Ottone I di Sassonia nel 968, fatto che documenta l’effi¬cienza delle sue fortificazioni, nel 975 divenne sede del Catapano, acquistando una nuova o più importante posi¬zione nel quadro dei domini bizantini d’Italia. Nella prima metà del secolo XI la città, in base alla ricostruzione del Musca, risulta disposta ad arco intorno al porto situato nella cala occidentale della penisola, cioè nella grande rientranza che si apre fra il lato occidentale della città e la punta della Spina, dove si apre il porte attuale. Que¬sta ipotesi è in contrasto con quella sostenuta dallo Schettini che identifica il porto di Bari medievale con il «mare de Jaffara» (o di Chiofaro) delle carthae baresi dei secoli XII e XIII, sul versante orientale della penisola. Secondo il Musca questa tesi è inaccettabile «perchè il termine mare nei documenti baresi non viene utilizzato con il significato di portus, ma di semplice specchio d’acqua». Inoltre la sua superficie di circa mq 4000 sarebbe troppo esigua per il porto di una ¬città importante come lo fu Bari in età bizantina e normanna, e viceversa troppo grande se si pensa che questo portus, venne sostituito dal nuovo porto (oggi chiamato porto vecchio), spostato a sud – est del centro medievale in conseguenza dell’espansione della città in quella direzione verificatasi nei secoli XII – XV. Da rilevare inoltre, dice il Musca, che intorno alla metà, del secolo XIII esisteva un cimitero attiguo al lato nord della basilica di S. Nicola, cioè esattamente dove lo Schettini ha localizzato il porto. Le considerazioni del Musca sono molto con¬vincenti, ma la soluzione del problema dovrebbe essere affidata all’archeologia subacquea.
Il porto di Trani, sede vescovile sin dal 501 – 502 , ha utilizzato sino al 1792 il bacino mostrato nell’Atlante Marittimo del Regno delle due Sicilie. Il Compasso nella metà del XIII secolo ben definisce il «porto de molo». Essendo racchiuso fra le mura urbane ed occupando una posizione centrale si deve pensare che esso possa essere state restaurato durante il periodo in cui Trani era sede del rappresentante bizantino nell’Italia meridionale, che nell’855 fu il protospatario e stratega Gregorio. In queste periodo la città era già stata fortificata poichè nelle carte che si conservano nell’Archivio del Capitolo metropoli¬tano della città, di Trani in due documenti editi dal Prologo , nella datazione si precisa «acto castro Trane» ed «in castro tranense». L’attività, del porto, secondo il Co¬niglio nel IX secolo era gia in atto e conobbe solo una pausa nel IX secolo quando i Saraceni attaccarono la ¬maggior parte dei porti della Puglia (Bari occupata nell’847 e sede di un emirato fino all’871; Taranto attaccata, nell’840; Brindisi nell’838, ecc.). Questa pausa dell’attività del porto si arrestò appunto alla fine del IX secolo, quando libera dal pericolo Saraceno la popolazione potè dedicarsi ai traffici marittimi. L’istituzione del Catapanato con sede a Bari fu per Trani un vantaggio perchè tra le due città vi fu un periodo di vera e propria concorrenza. Secondo il Carabellese fra le varie iniziative economiche il commercio degli schiavi vantò un ruolo notevole nel complesso dei rapporti economici delle due città. Ma, a parte questo singolare aspetto, dobbiamo dire che Trani ebbe un porto attivo soprattutto con l’opposta sponda ed anche col Mediterraneo orientale.
Dopo Barletta si apre la foce dell’Ofanto, in cui Guidone colloca l’antico scalo di Canne , castrum altomedievale divenuto sede vescovile dopo la distruzione di Canosa (871 d. C.) .
Dopo il delta del F. Ofanto si apre il grande golfo di Manfredonia in cui l’Anonimo Ravennate e Guido col¬locano Salinix (o Salinis), Anxanum e Sipontus. Il primo ricordato nel portolano Rizo era lo scalo di Salapia, come dimostrano le strutture portuali emergenti sui fondali antistanti Torre Pietra. Il secondo si apriva alla foce del F. Carapelle (presso T. Rivoli) che in età romana costituiva la bocca della grande laguna navigabile fra Salapia e Siponto, gradualmente interratasi in età tardoantica . Il terzo, secondo il Compasso era «un bom porto, et a fore en mare XXX millara fondo sorgitore de XXX passi, e vene amenovanno (diminuendolo) ver la città ciascheduno milaro un passo».
Dopo Manfredonia ha inizio la costa del Promontorio del Gargano, nel complesso alta ed articolata ad ecce¬zione di brevi tratti in cui è orlata di piccole spiagge pittoresche inserite fra i promontori rocciosi e di piccole lagune molte dovute alla presenza di risorgive di natura carsica. Prima di raggiungere i due laghi costieri di Varano e di Lesina, divisi dal mare da due cordoni dunosi, le rien¬tranze in cui si possono situare porti o scali ricordati dalle fonti antiche o altomedievali sono: la cala a sud di Punta Rossa, il porto di Mattinata, il porto di Vieste, il porto di Peschici ed il porto di Rodi.
La cala di Punta Rossa era utilizzata dal famoso Santuario di Monte S. Angelo . La Carta Pisana non ri¬corda il nome della cala, ma solo quello del santuario. Il portolano Parma – Magliabechi ed il portolano Rizo ne offrono le caratteristiche: il primo dice che al «cauo de Sancto Angniolo è buono afferratoio»; il secondo c’informa che da «Manfredonia al chauo de monte sancto Anzolo greco è garbin soto del qual sarai seguro per tuti i venti foranei mia 25». Il porto di Mattinata, relativo all’antica Matinum, è ricordato solo dal portolano di Gratiosus Benincasa. Il porto di Vieste (Agasus Portus) è ri¬cordato dalla Carta Pisana (Beste) e dal Compasso che lo definisce «Bestij è bom porto. Sopre lo dicto capo so II isole che se clama Tremmeti, en mare XV millara per mate¬stro». Il porto di Peschici è ricordato da varie carte nautiche medievali e dal Portolano Rizo che dice: «da peschice a tremidi per riuera sono mia 20». Infine il porto di Rodi è ricordato dalla carta Tammar – Luxoro , de Giroldis, Pinelli, Benincasa e Andrea Bianco.
Dopo Peschici il promontorio che divide il Lago di Varano da quello di Lesina sorgeva il piccolo porto di Maletta , castrum difeso dal retroterra da una cinta, rivelata dalla fotografia aerea. Esso era utilizzato da Devia, cen¬tro antico fortificato dal Catapano Biasilio Bojoannes nel 1018, contemporaneamente a Civitate, Dragonara, Troia ed altre città lungo i confini del territorio bizantino. Nel lago di Varano (in comunicazione col mare attraverso la foce Varano) sorgeva sulla sponda orientale il castrum di Baranum (attuale crocifisso di Varano), mentre sul Lago di Lesina sorgeva sulla sponda sud Alexina, in cui Costante II trasferì nel 633 il vescovato di Lucera. Le navi entravano nella laguna attraverso uno o più canali naturali, come quelle di S. Andrea, che nel Medioevo era gia chiamato «foce vetere», mentre in un documento del 1173 è ricordate il «portus Sanctii Andree». La decadenza di Lesina ebbe inizio, secondo il Russi, in con¬comitanza con l’aumento del livello marino, fenomeno che nella stessa epoca segna il declino di Siponto.
Dope il lago di Lesina sorgeva alla foce del F. For¬tore, «Civita a Mare» scalo di Civitate (l’antica Teanum Apulum). Questo scale è ricordato dal portolano Rizo, dalle carte Tammar – Luxoro, de Giroldis e Andrea Bianco .
06/04/2014
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