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I porti di Puglia dall’XI al XV secolo: Il dominio normanno

I porti di Puglia dall’XI al XV secolo: Il dominio normanno



Dopo il Mille si verifica la conquista e il regno dei Normanni, di cui troppo spesso si è sopravvalutata la capacità di sintesi politica, etnica e culturale. In realtà, essi si limitarono a portare a compimento un processo che era già in atto da tempo, ma a prezzo di nuove, e per certi aspetti più aspre, contraddizioni sociali, e ad accelerare la trasformazione in senso feudale delle strutture produttive e dell’economia della regione .
Riconosciuto nel 1059 duca di Puglia da Niccolò, il Guiscardo occupa Brindisi, e nel 1060 costringe Bari a riconoscerlo suo protettore. La Puglia è tutta normanna .
Due fatti, in virtù dei quali le città pugliesi adriatiche costruiscono, come un vero aureo monumento, i loro destini, con le proprie forze morali, con le loro navi in perenne movimento, con i propri denari sono: la costruzione di liberi Comuni, con le loro consuetudini statutarie,e l’istinto marinaro conservato sempre efficientissimo, fino alla caduta degli Svevi con la morte di re Manfredi da prode sul campo di battaglia di Benevento nel febbraio del 1266.
Il comune, che in Puglia costituisce un avvenimento storico e giuridico dei più belli, fissa le sue civiche leggi, in cui non mancano le rubriche, le quali favoriscono l’investizione dei capitali nelle imprese della navigazione, detti “pecunia nautica”; concedono speciali privilegi ai capitalisti, che danno i loro denari in tali investimenti marittimi, dichiarati preferibili di fronte ad ogni altra impresa (“prae aliis creditoribus”), e rincuorano le costruzioni navali.
È interessante, per lo storico suo significato marittimo, questo termine medievale anche barese pecunia nautica, nel quale si possono intravedere anche i due altri termini latini di “pecunia trajectictia” (prezzo di assaggio su una nave) e “faenus (foenus) nauticum” (guadagno navigatorio o meglio “cambio marittimo”). A tali voci comunque non si deve attribuire il significato dato dalle più recenti legislazioni, cioè di somme prese a prestito dal capitano durante il viaggio – con particolare grado di privilegio – per sopperire a necessità urgenti e straordinarie della nave, ma l’antico significato di somma data in prestito al capitano prima d’iniziare il viaggio, per valersene nei traffici marittimi, con particolari alee e guadagni . Quindi la “pecunia nautica” può essere presa, per il Medioevo barese, anche in questo senso. In entrambi i significati risulta come il Comune s’interessi fattivamente di tutelare e d’incrementare la navigazione de’ suoi “nautae”, cioè della sua marineria e delle sue costruzioni nautiche.
Sono “consuetudines civicae” mirabili, che il 15 aprile del 1071 sono riconosciute dal conquistatore normanno Roberto il Guiscardo; con giuramento sono rispettate il 14 giugno 1131 dal re normanno Ruggiero II e nel 1180 sono dichiarate “bonae et adprobatae” dal re normanno Guglielmo II, e contro le quali non va nemmeno Federico II, imperatore anticomunale per eccellenza.
Queste determinazioni favorevoli alla navigazione danno origine a una sempre più viva intensità di costruzioni navali a Barletta e a Molfetta, a Trani e a Bari, a Giovinazzo e a Monopoli, a Brindisi e nelle città marittime dello Ionio. Armatori e calafati pugliesi sono in piena attività per quasi tre secoli, attraverso una tradizione, che va di generazione in generazione. Nascono e si varano “a centinaia” le navi, dette “naves, vasa, vasella (donde il termine “vascello”), buttie buzie”. Per il corredo delle navi, detto in gergo barlettano “affiga” e nelle altre città rivierasche pugliesi detto “guarnimento”, lavorano centinaia e centinaia di “carpentierii, magisteri, de ascia, aczaroli, cutrefarii, ferrerii, calafati”: tutti intruppati nel termine generale di “portuarii”. Nè i navigatori pugliesi si spaventano per veruna perdita di navi, perchè se una affonda, o s’incendia, o è predata dai corsari, dieci ne sono impostate e costruite e varate di nuove. Ad esempio Bari nel 1045 perde una nave per naufragio nell’Arcipelago Egeo, nel suo ritorno da Tarso; un’altra nave carica d’olio s’incendia nel porto di Costantinopoli; nel 1062 colano a picco tre navi baresi anch’esse nell’Arcipelago Egeo; nello stesso Arcipelago un’altra nave è catturata dagli Arabi; nel 1069 un’altra, reduce dalla Siria, affonda davanti a Monopoli. Ciò non pertanto la navigazione non subisce arresti di sorta. E quanti altri naufragi colpirono le compagnie pugliesi di navigazione in quei secoli! Quante piraterie diedero fieri colpi ai capitali “nautici” investiti nella navigazione! Eppure la navigazione continua, il che forma un onore grandissimo per la marineria mercantile della Puglia .
Nel 1087 marinai baresi portano nella loro città le spoglie di Nicola, il santo vescovo di Mira, e l’affidano all’abate Elia . Vogliono i ricchi mercanti baresi che le spoglie del santo vescovo di Mira siano custodite in una chiesa che sia centro di richiamo di pellegrini e di mercanti .
Infatti per la traslazione di San Nicola da Mira le tre navi baresi fingono di andare, come al solito, ad Antiochia di Siria, e poi, quasi di nascosto, proseguono verso Andrai, porto di Mira; Pier l’Eremita s’imbarca a Jaffa di ritorno da Gerusalemme, su nave barese; dodici navi baresi in quel torno di tempo, carichebdi tessuti e di derrate alimentari, sono sorprese dalla burrasca lungo la costa di Siria; nel maggio del 1196, mercè l’impegno del suo arcivescovo Sammaro, Trani ottiene da Amauri, re di Cipro, piena libertà di portare mercanzie, sbarcarle, venderle e comperarne nei porti ciprioti “sine aliqua commercii exactione”; in virtù della famosa trattazione dei Pengolotti, Barletta annoda favorevoli convenzioni con Cipro per l’importazione di cereali, di formaggi, di olio e di saponi di Puglia nei porti di Chiarenza, di Cipro di Famagosta e di Negroponte; tutto ciò prova che la navigazione pugliese continua stupendamente e non solo nei porti di Levante, ma anche di Venezia, di Trieste, di Cattaro, di Spalato, mentre la triade Bisanzio – Antiochia – Alessandria persisteva come punto centrale per tutti i porti della Puglia adriatica.
Furono poi le Crociate a dare man forte ai cantieri pugliesi, specialmente a Barletta, a Trani, a Molfetta, a Bari e a Monopoli, perchè s’intensificassero le costruzioni navali. Fu allora che la “pecunia nautica”, cioè i capitali, furono più fortemente investiti nella costruzione di navi (dette ”buttiae sancti Nicolai” a Bari). Nelle predette cinque città pugliesi adriatiche, alle quali va aggiunta Brindisi, si costituirono tre società di navigazione mercantile, le due altre furono quelle per il trasporto di crociati in Terrasanta e quella per il trasporto di pellegrini verso il santo Sepolcro. E tutte fecero affarini, la pergamena del 14 aprile 1189 contiene una donazione di alberi d’olivo in onore di san Nicola fatta da quattro conti crociati tedeschi, che a Bari s’imbarcarono per la terza crociata verso terrasanta su una “buttia di San Nicola”.
Su questo argomento ci sarebbe moltissimo da dire, e si può consultare il Carabellese, il Massa, l’Yver, lo Schaube, il Luzzatto e le sette monografie dei Babudri uscite fra il 1950 e il 1953. Le conclusioni sono queste:
a) fra il secolo X e il XII la navigazione mercantile pugliese è d’un’attività “immensa”;
b) gli autori di questa attività sono degli autentici eroi del mare, che nessun sacrificio, nessuna lontananza, nessuna disavventura atterriscono;
c) essi gareggiano e non invano, ma coraggiosamente, fortunatamente e onoratamente con i colossi marinari come Venezia, Genova e Pisa;
d) quella che trionfa è la ammirabile iniziativa privata”.
Si può ben dire che la navigazione mercantile è l’epopea della Puglia medievale, la quale si svolge nel mondo bizantino e nel mondo arabo con coraggio, con fede, con sapienza; e documenti ne sono le grandi cattedrali e i castelli comunali, che la gente di mare pugliese erige con le contribuzioni date generosamente a Dio e alla patria.
Sui castelli comunali dovevano aggiungersi poi l’arte militare dei Normanni e più tardi l’arte pura di Federico II .
La Puglia gode negli ultimi anni del dominio normanno di una notevole prosperità commerciale. La regione è un punto di passaggio obbligato tra Oriente ed Occidente, ed i suoi porti ospitano navi da carico di ogni bandiera .
Brindisi, Bari, Trani e tutte le città costiere del basso Adriatico ottengono privilegi e franchigie. Si intensificano gli scambi commerciali e nuovi mercati si aprono ai mercanti pugliesi. Vengono regolati i rapporti commerciali con le città dalmate e Bari, nel 1175, stipula un trattato di commercio con Venezia.
Bari continua ad essere il porto più importante della Puglia. I Veneti, non solo, ma anche gli Amalfitani e i mercanti dalmati hanno il loro banco in questa città. I mercanti di panni adottano, come unità di misura lineare, il braccio barese .


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