LE PAROLE “BUONE” PER RITROVARE SPONTANEITÀ E CONSAPEVOLEZZA - 7^ parte
Regole per una comunicazione consapevole
Dare più spazio al silenzio Di solito, le strategie di comunicazione pongono l’accento soprattutto sull’interlocutore: come intuire i suoi punti deboli, come manipolarlo ai fini della realizzazione dello scopo a cui il messaggio è mirato, come imprigionarlo in una gabbia di parole che lo costringano alla resa. Ma proviamo a vivere il dialogo con l’altro a partire da un punto di vista differente: scopriremo che la situazione si ribalta, se la comunicazione viene centrata su di sè, se si diventa silenziosi protagonisti dell’evento.
LA REGOLA Permaniamo allora in una condizione di ricettività tale da permettere che il nuovo, l’energia creativa che è in noi e nel nostro interlocutore, affiori. La parola “viva” nasce dal silenzio, e un buon comunicatore è prima di tutto colui che sa ascoltare in silenzio. Saper stare in silenzio non significa essere passivi: infatti, nel silenzio vediamo nascere parole ed espressioni originali, che spesso stupiscono anche noi; ci accorgiamo di non stancarci, anzi, proviamo una diffusa sensazione di benessere. Nel silenzio impariamo a riequilibrarci “covando” le nostre parole consapevoli.
LE FRASI CHE CI AIUTANO “Il suono sgorga dallo spazio interiore, che è buio e silenzioso. A pulire e liberare tale spazio è il silenzio, che ha la funzione di smaterializzare il pensiero e creare così il vuoto: luogo dell’incubazione della parola viva e grembo di accoglimento dell’ascolto”.
“Ascoltare l’interlocutore senza interferire e senza interromperlo mi permetterà di capirlo a fondo e di entrare in più intima relazione con lui”.
COME FARE Per raggiungere questo stato di “quiete attiva”, quando parliamo, usiamo sempre meno il pronome “io”. È molto semplice: quando parliamo in prima persona, proviamo a usare il verbo alla prima persona singolare, ma non il pronome.
Paradossalmente, più siamo protagonisti della comunicazione, meno abbiamo false certezze e punti di vista da difendere. Perchè a scendere in campo non è una parte limitata della nostra personalità, sempre tesa a un fine parziale, ma siamo noi nella nostra interezza.
Di Vittorio Caprioglio
09/05/2014
Importanza della comunicazione e linguaggio del corpo