Formaggi e ortaggi
La società agricola San Michele realizza al suo interno il ciclo completo dell’attività agricola biodinamica: la vacche che producono il latte per la produzione dei formaggi danno anche il letame necessario per la fertilità dei terreni sui quali si coltivano gli ortaggi.
La stalla ospita una cinquantina di vacche, allevate a stabulazione libera, che vengono nutrite con fieno integrato a crusca, mais e panello di girasole. Mediamente 30 vacche sono in lattazione e vengono munte alle cinque del mattino e verso le sei di sera.
Impiegando il metodo biodinamico, ogni vacca produce all’incirca 20 litri di latte, contro i 50/60 litri ottenuti negli allevamenti convenzionali, che considerano gli animali solo come macchine per la produzione di latte. Il latte munto viene portato al vicino caseificio Perenzin, che lo trasforma nei formaggi a marchio San Michele – Le Terre di Ecor che potete trovare in vendita nei negozi Cuorebio: la caciotta fresca con una stagionatura di 15 giorni, il latteria stagionato 30 e 60 giorni e la ricotta.
Dalla stalla parte anche tutto il processo di fertilizzazione dei campi dove crescono zucche, finocchio, radicchio, porro, patate, carote, bieta, spinaci e zucchine, naturalmente senza sostanze chimiche di sintesi.
Il compost derivante dal letame degli animali dell’allevamento aziendale è di elevata qualità e, come dicono tutti alla San Michele, “contribuisce alla qualità organolettica dei prodotti”. Una concimazione equilibrata con compost maturo nutre il terreno e indirettamente le piante, riduce l’accumulo di nitrati (sostanze azotate che, se presenti in gran quantità, sono potenzialmente dannose per l’ambiente e la salute) sugli ortaggi: dalle analisi infatti emerge regolarmente un livello
di nitrati particolarmente contenuto.
La fertilità dei terreni viene incrementata anche attraverso l’utilizzo dei preparati biodinamici che stimolano le forze vitali del terreno armonizzandole con le forze cosmiche, lunari e solari. Come racconta Anito, il letame mescolato alla paglia della lettiera viene disposto a cumulo nei campi,
dove “matura” grazie anche ad altri preparati biodinamici, che stimolano i processi bio-chimici di trasformazione in compost.
L’agricoltura biodinamica considera la terra non come un mero supporto per le piante, ma come un organismo vivente che va stimolato e curato.
Un’altra tecnica impiegata è il sovescio, che viene alternata con le colture orticole a rotazione nei diversi appezzamenti: prevede l’incorporazione nei terreni di diverse essenze (crucifere, leguminose e graminacee: segale, orzo, avena, senape, rafano, favino, pisello, trifoglio, camomilla, ortica, facelia, piante officinali). Il sovescio offre al terreno le diverse proprietà delle colture che
lo compongono, donandogli nutrimento e garantendogli equilibrio e salute.
A contenere le erbe spontanee infestanti, invece, si provvede sarchiando, zappando e con il pirodiserbo, che le devitalizza grazie al calore. Ogni tecnica agricola viene adottata tenendo conto delle molte variabili che possono incidere sul raccolto e sull’attività di ogni giorno; come spiega bene Anito: “Chi abita in città si dimentica che la Natura ha i suoi tempi. Il nostro lavoro ci tiene continuamente con gli occhi al cielo, la nostra programmazione dei lavori è sempre in balia delle mutabili condizioni atmosferiche, che tante volte non ci permettono di utilizzare le attrezzature per i lavori nei campi, ma ci costringono all’uso massiccio di manodopera, quindi con costi maggiori: è Madre Natura a determinare i tempi per la semina, la maturazione e la raccolta dei prodotti che le sono affidati”.
13/05/2014
|