LA CANCELLAZIONE NEL LINGUAGGIO
Si intende per cancellazione la rimozione di alcune parti dell’esperienza originaria della rappresentazione linguistica completa. Quando risolviamo una cancellazione abbiamo una rappresentazione più completa dell’esperienza a cui si fa riferimento.
Qualora in una frase manchino gli elementi che specifichino le relazioni che il verbo propone ci si trova di fronte ad una cancellazione. Se analizziamo la frase “Io sono confuso” notiamo che il verbo confondere manca degli elementi che lo completano, infatti non viene specificato da chi o da cosa si è confusi. Intuitivamente confrontando il messaggio verbale con le regole linguistiche della buona formazione possiamo stabilire cosa manca. Le domande relative al soggetto che compie l’azione, a chi l’azione è rivolta, al modo con cui è compiuta, servono ad eliminare questo tipo di cancellazione.
Ci sono, inoltre, tre casi particolari di cancellazione che ricorrono più frequentemente nelle fasi di tutti i giorni e che si presentano con determinate strutture superficiali.
Comparativi e superlativi. In questo caso viene cancellato uno dei termini di confronto. La frase “Lui scelse il meglio” cancella il termine di paragone a cui è rivolto “il meglio”. La frase “Per me la tal cosa è più interessante” cancella l’elemento di riferimento del superlativo. Qualora manchi uno dei termini di paragone nel comparativo bisogna porsi la domanda: paragonato a che cosa? Nel caso del superlativo: rispetto a che cosa?
Gli avverbi con suffisso in –mente. La frase “Ovviamente la tal cosa non va bene” può essere trasformata nel modo “è ovvio che la tal cosa non va bene”. Strutturando così la frase si evidenzia la cancellazione del soggetto per il quale “è ovvio” l’affermazione.
Molte volte gli avverbi che finiscono in –mente sono la cancellazione degli argomenti di una parola di processo, o verbo, della struttura profonda. Per capire quando ciò avviene bisogna eliminare il suffisso –mente dall’avverbio e collocare il radicale ricavato davanti alla nuova struttura di prova. Successivamente davanti al radicale si antepone la forma verbale impersonale “è”. Se la nuova struttura ha lo stesso significato della struttura originale vi è stata una cancellazione.
Operatori modali. Attraverso essi si determinano le cancellazioni che hanno rilevanza maggiore perchè vengono escluse le alternative o conseguenze che tali operatori vanno a determinare nella frase. Gli operatori modali possono essere di due tipi.
Il primo tipo si riferisce a quelli denominati di necessità (dovere, occorrere, essere necessario, essere obbligato, essere tenuto, essere vincolato, ecc.). Secondo questi operatori è necessario che si faccia qualcosa altrimenti ci possono essere delle conseguenze. La parte cancellata è relativa alle conseguenze. La frase “Non devo farmi coinvolgere troppo a fondo” è incompleta perchè non rivela quali conseguenza comporterebbe il “farsi coinvolgere”. La parte cancellata può essere recuperata usando una forma interrogativa che consente di far emergere la conseguenza della mancata effettuazione di ciò che si ritiene necessario (es. “che cosa accadrà?”).
Il secondo tipo di operatori modali sono quelli relativi alla possibilità (non è possibile, si può, non si può, in grado di, non in grado di, impossibile, inattuabile, irrealizzabile). Logicamente la forma della struttura è che una proposizione impedisca che una seconda, a questa collegata, sia possibile. Ciò che viene cancellato, in questo caso, è la causa che rende impossibile la seconda proposizione. La frase “Non sono in grado di esprimermi” non esplicita il che cosa impedisce di esprimersi. Nel caso di operatori modali di possibilità la cancellazione può essere eliminata attraverso delle domande che chiariscono il che cosa renda impossibile la struttura espressa (es. “Che cosa…?”).
05/06/2014
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