Diminuiscono i ricavi delle imprese pugliesi. Il dato medio sugli incassi scende dell’11,2 per cento
Bari, 17/07/2014 – Diminuiscono i ricavi delle imprese pugliesi. In particolare, le società di capitali registrano una flessione del 6,8 per cento, le società di persone del 4,3 per cento, le persone fisiche (liberi professionisti e lavoratori autonomi) del 12,3 per cento.
E’ quanto emerge dalla seconda indagine sulle aziende soggette agli studi di settore, condotta dal Centro Studi di Confartigianato Imprese Puglia su dati del Dipartimento delle Finanze.
I contribuenti soggetti agli studi (dichiarazioni del 2013, riferite all’anno d’imposta 2012), sono stati 213.682 (l’anno precedente erano 196.016). Il dato medio sugli incassi scende dell’11,2 per cento.
A livello provinciale, la flessione più marcata si registra nella provincia di Brindisi: -12,7 per cento (da 188mila a 164mila). Seguono Lecce (-12,4 per cento, da 169mila a 148mila); Taranto (-11,4 per cento, da 189mila a 167mila); Bari (- 11,3 per cento, da 214mila a 190mila); Foggia (-10,9 per cento, da 176mila a 157mila); Bat (-7,3 per cento, da 207mila a 192mila).
In dettaglio, i ricavi medi delle società di capitali della Puglia scendono di 41mila euro (da 604mila a 563mila). La performance peggiore nella provincia di Brindisi: -9,4 per cento (592mila a 536mila). Seguono Foggia (-8,7 per cento), Bari (-6,8), Lecce (-6,2), Taranto (-5,9) e Bat (-4,3).
Riguardo alle società di persone, i ricavi medi diminuiscono di 11mila euro (da 254mila a 243mila). Nella provincia di Taranto si passa da 217mila a 205mila, con un tasso negativo del 5,3. Segni negativi anche per Bari (-5 per cento), Lecce (-4,8), Foggia (-3,7), Bat (-3,2) e Brindisi (-1,6).
In merito alle persone fisiche (liberi professionisti e lavoratori autonomi), i compensi medi scendono di 12mila euro (da 101mila a 89mila). La provincia di Lecce perde il 13,8 per cento (da 90mila a 78mila). Seguono Taranto (-12,5), Bari (-12,2), Brindisi (-12,1), Foggia (-11,7) e Bat (-9,3).
Gli studi di settore sono uno strumento del Fisco al fine di rilevare i parametri per la determinazione dei redditi di lavoratori autonomi e imprese. Costituiscono la naturale evoluzione di precedenti meccanismi di determinazione dei ricavi ovvero del reddito dei contribuenti di minori dimensioni. Le finalità sono quelle di contrasto e lotta contro l’evasione fiscale.
IL COMMENTO DEL PRESIDENTE
«I dati elaborati dal nostro Centro studi regionale – commenta Francesco Sgherza, presidente di Confartigianato Imprese Puglia – confermano il generalizzato crollo dei ricavi per le aziende pugliesi, trasversale rispetto alla forma d’impresa e con punte davvero allarmanti per ciò che concerne le persone fisiche.
La perdurante situazione di crisi – spiega il presidente – sta mettendo a dura prova la capacità degli studi di settore di rappresentare in maniera corretta la realtà delle imprese, specie di quelle piccole e medi e di quelle artigiane, mai come oggi in continuo e vorticoso mutamento. Al di là di tali criticità – aggiunge – è amaro constatare quanto il tessuto produttivo locale sia ancora lontano dall’agognata ripresa, costretto com’è a fare i conti con una pressione fiscale asfissiante che falcidia i già risicati ricavi e che spesso non lascia altra scelta all’imprenditore se non quella della chiusura. Siamo pericolosamente vicini al punto di non ritorno – conclude Sgherza – Occorre intervenire con urgenza e su più fronti affinchè le nostre imprese possano trattenere una maggior quota dei loro incassi, altrimenti invertire la tendenza potrebbe diventare impossibile».
PAROLE CHIAVE
Gli STUDI di SETTORE, elaborati mediante analisi economiche e tecniche statistico-matematiche, consentono di stimare i ricavi o i compensi che possono essere attribuiti al contribuente. Sono utilizzati dal contribuente per verificare, in fase dichiarativa, il posizionamento rispetto alla congruità (si ha congruità se i ricavi o i compensi dichiarati sono uguali o superiori a quelli puntuali stimati dallo studio, tenuto conto delle risultanze derivanti dall’applicazione degli indicatori di normalità economica) e alla coerenza agli specifici indicatori (la coerenza misura il comportamento del contribuente rispetto ai valori di indicatori economici predeterminati, per ciascuna attività, dallo studio di settore). Sono utilizzati, inoltre, dall’Amministrazione finanziaria in fase di controllo.
I PARAMETRI sono degli strumenti presuntivi che misurano i ricavi, i compensi e il volume d’affari dei contribuenti che esercitano attività di impresa oppure arti e professioni (Dpcm del 29 gennaio 1996). In particolare, i parametri si applicano ai soggetti per i quali non sono ancora stati approvati gli studi di settore o per i quali gli studi, pur approvati, non sono applicabili.
I contribuenti che hanno annotato nelle scritture contabili ricavi o compensi, oppure registrato corrispettivi, per un ammontare inferiore a quello che risulta dall’applicazione dei parametri possono essere assoggettati ad accertamento. In questo caso, l’attività istruttoria dell’Agenzia delle entrate viene sempre preceduta da un invito al contraddittorio. Si tratta di un’opportunità concessa al contribuente per produrre elementi e informazioni che permettono di giustificare del tutto, o in parte, lo scostamento dalle risultanze dei parametri.
17/07/2014
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