SCAPPINI
Cristiano e Roberta sono due tipi speciali. Nonostante il molto lavoro, siamo in piena raccolta, hanno trovato il tempo per dedicarci la loro completa attenzione e, insieme al racconto della loro esperienza di agricoltori, ci hanno regalato anche il buonumore. Isola della Scala è un Comune della provincia di Verona, noto soprattutto per la coltivazione del riso che qui ha anche l’onore di una grande fiera annuale. È proprio nei dintorni del paese che ha sede l’azienda agricola di
Cristiano Scappini, Azienda in Trasparenza nei mesi di luglio-agosto, una realtà a conduzione familiare. A fondarla, nel 1998, è stato proprio Cristiano, insieme alla moglie Roberta; sono loro a gestirla ancora oggi, ricorrendo, nei giorni della raccolta o dei trapianti, a un paio di collaboratori. “Abbiamo iniziato per amore della natura e dell’uomo” afferma Cristiano, e subito dopo Roberta
aggiunge: “Credevamo nella stessa cosa e ci siamo resi conto che davanti a noi c’era lo stesso cammino da percorrere, un cammino basato sul rispetto della natura, sulla conoscenza di ciò che effettivamente mangiamo.
Così con questo progetto condiviso abbiamo intrapreso la nostra avventura, cercando di reperire più informazioni possibili sull’alimentazione, sul metodo biologico, su uno stile di vita naturale”.
Prima di avviare la loro attività, fanno esperienza in alcune aziende agricole biologiche della zona. Ed è proprio lì che Cristiano si sente dire da un agricoltore “Ci vorrebbero i tuoi campi con la mia testa”. Una frase che lo colpisce molto e che lo spinge a mettere in pratica quanto ha imparato sul biologico.
Cristiano conosce bene la vita di campagna: la sua è una famiglia contadina, e lui ha sperimentato fin da piccolo i ritmi del lavoro “nella” terra. È proprio per questo che i genitori, venuti a conoscenza della sua decisione, inizialmente non lo incoraggiano.
“Erano un po’ restii all’idea di affittarmi i campi perchè quella del contadino è una vita dura. È meglio andare in fabbrica, mi dicevano. Per loro quello sì era un lavoro sicuro, mentre la “natura” non è sicura. C’è l’incertezza del raccolto che dipende da tanti fattori: grandine, gelate tardive, troppa siccità oppure insetti e parassiti insidiosi”. Ci racconta Cristiano. “Però, è una vita che dà
grandi soddisfazioni quando, se tutto è andato bene, arriva il momento della raccolta.
Beh, diciamo che non sempre le ciambelle riescono col buco, ma se sono ancora qui significa che ce la faccio. E anche che mi accontento, perchè a volte, in natura, bisogna anche accontentarsi. Per me la cosa più importante è essere soddisfatti di quello che si fa. Sono stato caparbio nel portare
avanti il mio progetto del biologico insieme a Roberta. E noi siamo ancora qua”. “Prima facevo l’operaia in fabbrica” aggiunge Roberta “ma dentro di me volevo qualcosa in più. Desideravo fortemente stare a contatto con la natura. Adesso mi sento realizzata, era quello che volevo. È meraviglioso alla mattina quando mi alzo e ho bene in mente che cosa devo fare, senza dover timbrare un cartellino. Vivo alla giornata, ma sono serena”. Per la giovane coppia, rimane sempre la voglia di contribuire ogni giorno a diffondere il biologico anche attraverso i loro prodotti, trasformati poi, da chi li acquista, in buon cibo quotidiano: “quando all’inizio facevamo un po’ di vendita diretta, non mettevamo nemmeno il cartello biologico”, prosegue Roberta. “Una volta, e in parte ancora adesso, c’erano un po’ di preconcetti sul biologico, c’era chi giudicava il bio senza
averlo mai provato. Quindi ci sembrava una buona idea stimolare la curiosità del cliente partendo proprio dall’assaggio del prodotto stesso, per spiegare poi com’era stato coltivato e perchè costava un po’ di più. Non si può giudicare una cosa se non la si conosce; quindi, far gustare i frutti del nostro lavoro è il modo migliore per diffondere il biologico”.
Cristiano e Roberta sono due giovani semplici e, pur essendo orgogliosi del loro lavoro, non lo vogliono esaltare troppo.
“Un amico cui abbiamo fatto provare la nostra insalata ci ha detto che suo figlio ora vuole solo la nostra”. Cristiano e Roberta lavorano insieme da 16 anni, condividendo giorno dopo giorno una vita “tosta” che affrontano con un sentimento di gratitudine nei confronti della natura e di soddisfazione per quanto producono. Mentre parlano con noi si guardano spesso con complicità:
“è una vita di sacrificio, siamo stanchi, ma appagati”. Roberta ci racconta di alzatacce, accompagnate però da splendide albe, di giornate di lavoro che a volte sembrano non finire mai, “ma poi ti volti e vedi un tramonto meraviglioso che illumina i tuoi ortaggi e ti senti fortunato”. Oppure di quella volta che mentre raccoglievano l’insalata ha iniziato a grandinare e loro due, “quasi fosse una preghiera, le chiedevamo di non cadere forte, di rallentare la sua corsa verso terra
e di non rovinare il raccolto”. Cristiano si allontana sussurrando piano: “ogni giorno ringrazio la Natura che ci permette di vivere dei suoi frutti. Rispettarla significa rispettare Dio che l’ha creata”.
23/07/2014
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