Il lamento – qualsiasi esso sia – contiene in sè una forza che si oppone alla creatività e al naturale fluire sia del pensiero che degli eventi e propone uno sguardo sulla realtà e un modello di pensiero di tipo statico, vittimistico e per molti aspetti destrutturante.
In quasi tutti i riti iniziatici, a carattere religioso o meno, il silenzio e in particolare l’astenersi dall’esprimere le “emozioni negative” è da sempre un passaggio fondamentale. Già gli antichi dunque avevano compreso che lamentarsi costituisce un elemento nefasto in tutti i sensi: porta nell’ambiente una serie di stimoli scoraggianti, impedisce alla mente di lasciar andare il passato, ostacola il cervello nell’elaborazione del presente e nella progettazione realistica del futuro, toglie alla psiche uno dei suoi nutrimenti fondamentali, la speranza. Ciò non significa ovviamente che non si debbano esprimere i propri dolori e disagi. Anzi, il fatto di poterli sfogare con qualcuno che ci ascolta è un momento fondante delle relazioni umane, ma il modo in cui lo si fa è altrettanto importante.
Accorgersi della lamentosità degli altri è facile. “Più difficile invece è osservarlo in se stessi: chi si lamenta infatti parla sempre di sè, dei propri guai, dei propri problemi, senza nemmeno accorgersi che si sta lamentando…”
Ogni colta che sentiamo o incontriamo qualcuno che si lamenta annoiandoci con i racconti dettagliati e ripetuti delle sue sfortune e malanni, chiedendoci mille consigli senza ascoltare le risposte, trasformandoci in un’atmosfera plumbea, ci troviamo di fronte a un atteggiamento inconsapevolmente petulante e per certi versi aggressivo, tanto che appena si può è meglio evitarlo.
Il lamento sporadico. “A ognuno di noi può capitare di lamentarsi, anche se non è quello il nostro modo principale di esprimere il disagio”.
Tali momenti di debolezza, se limitati, possono essere considerati fisiologici quando la tensione emotiva interna è così forte da richiedere l’opportunità di uno sfogo, che può manifestarsi nella forma del pianto, dell’insofferenza o dello scoraggiamento.
27/07/2014
Importanza della comunicazione e linguaggio del corpo