Anguria o cocomero?
Dissetante e rinfrescante, il cocomero è uno dei frutti simbolo dell’estate: nelle calde serate estive, nulla è fonte di refrigerio come una bella fetta di cocomero fresco, non siete d’accordo?
Il cocomero è meglio conosciuto come anguria, nelle regioni settentrionali, e melone d’acqua (water melon in inglese), definito anche melone, in alcune zone del Sud Italia.
Botanicamente classificato come Citrullus Vulgaris, è una pianta erbacea annuale, appartenente alla famiglia delle Cucurbitacee, la stessa di cetrioli e meloni. Pare sia originaria dell’Africa meridionale e tropicale, ma che fosse coltivata anche dagli antichi Egizi: lo testimonierebbero alcuni geroglifici. Pare che si sia poi diffuso in Cina e quindi in Europa, ai tempi delle crociate.
I suoi fusti pelosi crescono distesi, con andamento strisciante e rampicante; la pianta ha specifiche esigenze ambientali: richiede una temperatura di germinazione abbastanza elevata. Si semina a fine inverno-inizio primavera nelle regioni più calde e in primavera avanzata in quelle più fresche e il periodo di fruttificazione, di conseguenza, varia in base al luogo in cui viene coltivata. Se si utilizzano i semi, al momento della semina devono essere interrati in profondità nel terreno, distanziando le singole buche l’una dall’altra.
Se si preferisce, si può partire anche dalle piantine che, anche in questo caso, devono essere posizionate a debita distanza le une dalle altre.
Per crescere al meglio, il cocomero necessita di zone soleggiate e di un terreno lavorato in profondità, leggero, per permettere alla pianta di strisciare adeguatamente, mediamente ricco di sostanza organica, da annaffiare con regolarità, tenendo presente che, con la crescita, aumenta anche la richiesta d’acqua. La pianta è molto prolifica: ciascuna è in grado di produrre molti frutti, che hanno dimensioni diverse a seconda della varietà e possono arrivare a pesare addirittura 20
chilogrammi. Vengono raccolti a mano, una procedura che richiede particolare attenzione perchè una buccia non integra rischia di danneggiare la buona conservazione del frutto.
Il cocomero ha una scorza piuttosto spessa, di colore intenso, con striature di colore chiaro o scuro. Forse in pochi sanno che si può mangiare anche questa parte, opportunamente ammorbidita. La scorza è separata dalla polpa da uno strato biancastro piuttosto duro. La polpa, dolcissima, dalla consistenza piacevolmente granulosa e fragrante, è di colore rosso che si intensifica mano a mano che si procede verso il centro ed è disseminata da semini neri o giallastri.
Consigli per l’acquisto: il cocomero deve avere una buccia soda. Per verificarne il grado di maturazione, si consiglia di “bussare” sulla buccia: se il suono che deriverà sarà abbastanza brillante, come da una cassa armonica, significa che il frutto è maturo al punto giusto. Una volta acquistato, si consiglia di conservarlo in luogo fresco, anche se non necessariamente in frigorifero. Anzi, se lo si acquista a maturazione non ancora completa, è meglio riporlo fuori dal frigo. Una volta tagliato, però, va posto al freddo, per conservarne al meglio la polpa che risulterà gradevole e rinfrescante.
Buonissimo e dissetante se mangiato da solo, naturalmente dolce, anche se poco calorico, ricco di acqua, il cocomero può essere usato per colorate macedonie estive, abbinandolo con altra frutta di stagione. Utilizzandone il succo, poi, si possono preparare rinfrescanti granite e sorbetti.
02/08/2014
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