Sono il punto in assoluto più comunicativo del nostro corpo. Lo sguardo, anche senza volerlo, può andare ben al di là del significato delle parole e della gestualità delle mani e trasmettere in modo immediato un’emozione, una disponibilità o un giudizio. Con un occhiata possiamo dare forza a chi abbiamo davanti, scoraggiarlo, rimproverarlo, sedurlo. Al contempo però, gli occhi possono lasciar trasparire uno stato d’animo che vogliamo nascondere. Per questo guardarsi negli occhi è uno dei modi principali per capirsi ed entrare in contatto.
Le parole degli occhi/sguardo. “Da come mi guardi mi sento giudicato”, “I tuoi occhi mi dicono che ci sei rimasto male…”, “Hai lo sguardo assente dove sei con la testa?”, “quando mi guardi così, puoi chiedermi quello che vuoi”, “Di lui mi posso fidare, ha lo sguardo pulito”, “Guardiamoci negli occhi e diciamoci la verità”, “Mi inquieta, ha uno sguardo indagatore”.
Con gli occhi non solo guardiamo ma – spesso più e meglio che con il linguaggio verbale – comunichiamo stati d’animo e manifestiamo il nostro carattere. Ecco allora che diventa significativa la direzione dello sguardo, la sua intensità, i suoi movimenti.
Sappiamo come e perchè stiamo guardando una persona in un certo modo, mentre altri aspetti del linguaggio del volto e del corpo possono sfuggirci. Va anche ricordato che per molte tradizioni l’occhio rappresenta lo “specchio dell’anima”, nel senso che riflette in modo immediato paure ed emozioni nelle loro varie sfumature. Dall’occhio e dal suo sguardo si ha quindi un accesso diretto a una dimensione molto intima.
Lo sguardo che fulmina. “L’occhiata fulminante può contenere un messaggio di immediato rimprovero, di giudizio tagliente, di minaccia, di richiesta istantanea di attenzione”.
Fin da bambini lo sguardo di un genitore può da solo rappresentare una minaccia, una punizione o, al contrario, un incoraggiamento, un’approvazione. Ecco perchè un’occhiata intensa ci fa sentire sotto esame anche da adulti.
10/09/2014
Importanza della comunicazione e linguaggio del corpo