I CENTRI STORICI: BITONTO - 1^ parte
Circondata da distese di ulivi, di tanto in tanto interrotte da mandorleti e vigneti, la città di Bitonto, alta tra la Murgia e il mare, nasce e si sviluppa a ridosso del torrente Tifre, del cui passaggio testimonia la gravina La Maja. Questo importante e dinamico centro agricolo dell’entroterra barese, tra i maggiori produttori di pregiato olio d’oliva, - tanto da aver assunto da tempi remoti la pianta dell’ulivo nello stemma cittadino – costituisce con il suo centro storico, ricco di chiese, palazzi e monumenti, un suggestivo itinerario nell’arte e nella storia che si è conservata fra le pietre scolpite degli storici edifici, nei vicoli tortuosi, nelle corti e nelle piazze. Attraversato in epoca romana dalla via Traiana e sede di Municipio, il nucleo medievale di Bitonto durante la dominazione normanna e poi angioina assunse una configurazione definitiva, con la mura che correvano a mezzogiorno lungo il fossato naturale scavato dal torrente Tifre, con i torrioni circolari, le porte e i monumentali complessi ecclesiastici.
Con la liberazione della feudalità, avvenuta a metà del XVI secolo, la città si arricchisce di nuovi assi viari e moderne strade dove si realizzano eleganti residenze e sontuosi palazzi dell’aristocrazia bitontina. Nuovi ordini monastici si insediano cambiando con le chiese e gli annessi conventi il volto del borgo antico. La nostra visita, varcata la Porta Baresana, che insieme alla Porta Maja, alla Porta Pendile, alla Porta Robustina e alla scomparsa Porta Nuoca costituivano il sistema di accessi alla città, inizia da piazza Cavour, l’antica piazza del Sedile o del Castello. In questo spazio aperto, da sinistra verso destra, si incontrano in successione il Torrione cilindrico, la chiesa di S. Gaetano, che si presta ad una visione di scorcio, Palazzo Sylos Calò con l’ariosa e scenografica loggia, l’asse di via dei Mercanti, il Palazzo Regna e il Sedile del Popolo con la sua torre civica.
La chiesa di S. Gaetano e l’annesso convento dei teatini riprendono i modelli romani della Controriforma. Realizzata nei primissimi anni del Seicento su progetto di Dionisio Volpone da Parabita la chiesa, preceduta da un’ampia scalinata, presenta una facciata a bugnato su due ordini sovrapposti, scandita da lesene di ordine gigante e nicchie. Sull’asse centrale in alto lo stemma teatino, il finestrone timpanato del secondo ordine e l’imponente portale d’ingresso. L’interno ad unica ampia navata con cappelle laterali intercomunicanti, ha un soffitto ligneo sul quale il pittore bitontino Carlo Rosa ha raccontato le Storie della vita di S. Nicola, mentre della sua bottega sono gli affreschi tra i finestroni che raffigurano Santi Predicatori , Dottori e Confessori della Chiesa. Nella prima Cappella a destra un pregevole altare secentesco in pietra leccese della famiglia Sylos Sersale.
11/09/2014
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