Censis: la ripresa del mercato della casa dopo giugno 2015
A fine anno saranno 419mila le abitazioni compravendute, erano 807mila nel 2007. La crisi immobiliare non lascia scampo. Il ritorno all'acquisto è legato a realtà locali, un esempio è Milano. Ma il resto del Paese versa nella stagnazione. «Siamo tornati al volume di scambi del 1984». È quanto rende noto questa mattina il Censis. Il fatturato del segmento immobiliare residenziale si è pertanto ridotto del 40% in cinque anni. La ripresa si vedrà solo a metà 2015, e sarà lieve e lenta. Non aspettiamoci nessun boom.
Nonostante alcuni segnali positivi, infatti, la previsione del Censis è che per il 2014 ci possa essere solo un modesto segnale di inversione di tendenza nel mercato immobiliare, con un volume di compravendite stimabile in circa 419mila unità a fine anno, cioè un valore appena superiore a quello registrato nel 2013. Quest'anno va pertanto considerato di transizione.
Tra i fattori positivi si segnalano un incremento nell'erogazione dei mutui, che a luglio 2014 ha riguardato 118mila famiglie rispetto alle 90mila dell'anno precedente, e i provvedimenti di incentivo dello «Sblocca Italia», che però avranno effetto dal prossimo anno. Sul lato negativo ci sono le tasse sulla casa (Imu, Tari e Tasi), da pagare in autunno, e soprattutto la riduzione del reddito disponibile delle famiglie (-9,8% dal 2008), che continua a determinare una debolezza della domanda solvibile.
Ma a pesare sul settore sono anche i lunghi tempi della burocrazia: in Italia sono necessari in media 234 giorni per le autorizzazioni edilizie (a Palermo si arriva a 316 giorni), ma in Germania ne bastano 97 e in Gran Bretagna 88. Ecco perchè gli investitori prendono tempo o scelgono di non investire nel nostro Paese.
«Dopo aver conosciuto un decennio ruggente (1997-2007), con la crisi il mercato immobiliare si è letteralmente dimezzato. Nel settore residenziale siamo passati dalle 807mila abitazioni compravendute nel 2007 alle 403mila del 2013. Siamo tornati al volume di scambi del 1984: un arretramento di trent'anni». Lo afferma lo studio di Rur e Censis. Dal 2008 al 2013 i volumi del settore sono passati da 112 miliardi di euro ad appena 68 miliardi (-39,7%). Anche gli altri segmenti del mercato non residenziale di piccolo taglio (con esclusione dei complessi terziari per istituti di credito, centri commerciali e alberghi) registrano dinamiche simili: tra il 2008 e il 2013 -50,9% il fatturato per il settore singoli uffici, -55,1% per il settore dei piccoli negozi, -50,6% per il mercato dei capannoni industriali. In definitiva, il fatturato complessivo del settore immobiliare residenziale e del non residenziale di piccolo taglio ha registrato una riduzione di 57,7 miliardi, che equivalgono a tre volte il fatturato della Fiat e a quasi la metà dell'Eni.
di Paola Dezza
Fonte: Il sole 24 ore
15/09/2014
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