È il termine con cui comunemente si definisce il “disturbo da attacchi di panico”, una forma d’ansia molto frequente e spesso assai limitante per la vita di chi ne soffre. Saper comunicare bene sia da parte di chi sta male sia di chi sta intorno può essere molto utile per ridurre o addirittura eliminare la sintomatologia.
Le parole del panico. “Sono nel panico: ho un esame ma non ricordo più nulla”, “Non so cosa mi stia succedendo, ho paura di perdere il controllo”, “Devo trovare una scusa per evitare la riunione”, “Mi sento soffocare in mezzo a tutte quelle persone”, “Ho bisogno sempre di sapere che c’è una via di fuga”, “Stammi vicino, solo con te accanto mi sento al sicuro”, “Non puoi andare nel panico per il minimo problema”.
L’attacco di panico si manifesta con specifici sintomi corporei (sudorazione, palpitazioni, difficoltà di respirazione, tremore, formicolii agli arti), che si associano a quelli psichici: paura di perdere il controllo, oppure sensazione di svenire o morire, confusione mentale e urgenza di sottrarsi al contesto. La persona trasmette a chi è vicino un’ansia e un’inquietudine molto intense, l’atmosfera vibra di emozioni negative. Chi ne soffre, quando non ha l’attacco, si muove con circospezione e con sguardo attento nei luoghi e nelle situazioni che considera a rischio. Lo sguardo esprime paura, a volte terrore.
Studi abbastanza recenti rivelano che i neuroni del cervello coinvolti nell’attacco di panico possono essere riportati alla normalità sia attraverso la voce tranquillizzante o anche della sola presenza di una persona amica o del terapeuta. Ciò dimostra la potenza di una buona comunicazione su un sintomo così intenso.
21/09/2014
Importanza della comunicazione e linguaggio del corpo