GIUSEPPE VERDI: VICENDE E ANEDDOTI -1^ parte
L’atto attestante la sua nascita, avvenuta il 10 ottobre 1813 a Le Roncole, modesta frazione di Busseto, fu redatto in francese, poichè napoleonico era il dominio del Ducato di Parma: Jaseph Fortunin François Verdi.
Il bicentenario dell’evento ha suggerito di riproporre vicende e aneddoti della sua vita. Nel 1813 l’Europa si ribellò a Napoleone. Uno squadrone di cavalleria russa giunse fino a Le Roncole; la madre di Verdi evitò la carica della soldataglia rifugiandosi col figlio ancora in fasce sul campanile della chiesa in cui, da fanciullo, avrebbe avuto i primi contatti con la musica. Una domenica, servendo Messa, rimase estasiato dal suono dell’organo; il prete lo scosse con uno spintone facendolo incespicare nella tonaca troppo lunga. Urtando contro l’altare, il cerchietto si lasciò sfuggire un’imprecazione contadina: “Dio t’manda ‘na sajetta!”; qualche hanno dopo un fulmine folgorò il povero prete. Provvidenziale fu l’incontro con Antonio Barezzi, un droghiere di Busseto da cui il padre si riforniva, che accortasi delle sue doti lo aiutò a proseguire gli studi musicali. Nel 1832 Verdi presentò domanda di ammissione all’Imperial Regio Conservatorio di Milano; fu respinto, ma la commissione esaminatrice riconobbe, bontà sua, che “avrebbe potuto riuscire presumibilmente nella composizione”.
Divenuto direttore della Filarmonica di Busseto, potè sposare il 4 maggio 1836 Margherita, figlia del prodigo Barezzi; poco dopo iniziò a comporre la prima opera, “Oberto, conte di San Bonificio”. Ma la scomparsa della figlioletta Virginia, un mese dopo la nascita di Icilio, lo gettò in un profondo sconforto, inducendolo a trasferirsi a Milano. Alla scala, il 17 novembre 1839, presentò con successo “l’Oberto”; un mese prima aveva perduto anche Icilio. L’impresario Merelli gli sottopose nuovi libretti e Verdi scelse il meno peggiore, “Il finto Stanislao”, tratto da una farsa francese; è inutile con quale animo potesse accingersi a comporre musica allegra. L’anno seguente, oltre ad ammalarsi di angina, perdette anche la moglie. Affranto, terminò comunque l’opera, che col titolo di “Un giorno di regno” cadde alla Scala tra l’indifferenza e i fischi. Sul finire di quell’infausto 1840, in una serata di neve, s’imbatte in Merelli, che gli propose il libretto di “Nabucodonosor” rifiutato dal compositore Aldo Nicolai. Attratto dai versi “Va, pensiero, sull’ali dorate”, Verdi lo lesse tre volte; ma il mattino dopo riportò il manoscritto all’impresario, che caparbiamente glielo riconsegnò. Iniziò a comporre dapprima con difficoltà, poi sempre più speditamente.
01/10/2014
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