A sirene spiegate?
Il primo è un bell’arbusto alto fino a quattro metri, con molti rami, una corteccia rossastra su cui spiccano foglie ovali verde intenso, molti fiori pentameri (cioè a cinque petali, anche oggi avete imparato una parola nuova), piccole drupe oblunghe rosso acceso.
La seconda è una pianta erbacea poco ramificata, che supera raramente il metro, con fiori di diametro anche di dieci centimetri, corolla con quattro petali dal bianco al viola.
A dispetto dell’apparenza fragile dei suoi fiori, è un’infestante che resiste negli ambienti meno favorevoli, che colonizza con una certa facilità.
La terza è una pianta a fiore alta tra il metro e mezzo e i due metri, dell’ordine delle Urticales (del quale fa parte sì l’ortica, ma anche il Celtis australis L., albero spontaneo che arriva a 25 metri e che qui chiamiamo bagolaro), della sottoclasse Hamamelididae, di cui fa parte ovviamente l’Hamamelis, ingrediente di cosmetici con effetto emolliente, ma anche base di rimedi erboristici decongestionanti e antinfiammatori. È anche parente del luppolo, componente essenziale della
birra e i cui getti spontanei, con diversi nomi (asparagina, luvertìn, urtizon, bruscandoli, vartìs, luperi, viticedda…) sono protagonisti di ricette primaverili tradizionali.
Ritrovamenti archeologici ne datano l’utilizzo sin dall’età della pietra. Le foglie sono lanceolate e dentate. I semi, da cui si estrae una farina di elevato valore nutrizionale, sono ricchissimi di acido linoleico (contribuisce a mantenere livelli normali di colesterolo), di vitamina E, di cui è accertato un ruolo nella protezione delle cellule dallo stress ossidativo, di vitamina B1 (alla quale i regolamenti europei riconoscono un ruolo attivo nel metabolismo energetico, nella funzione cardiaca, nel funzionamento del sistema nervoso e addirittura nella normale funzione psicologica) e B2, un altro vero toccasana.
Contribuisce, infatti, al mantenimento di pelle e mucose normali, a ridurre la stanchezza e l’affaticamento, favorisce la capacità visiva, aiuta a mantenere i globuli rossi normali.
Altolà, la legge ne vieta la coltivazione: la prima è la pianta della coca, le altre sono il papavero da oppio e la canapa indiana.
Per quanto fonte naturale di preziose vitamine, una piantina di canapa sul davanzale vi attirerebbe in casa le forze dell’ordine a sirene spiegate. È troppo chiedere le stesse sirene per bloccare un’altra coltivazione, quella del mais (Zea mays L.) OGM seminato platealmente da un agricoltore friulano in spregio alle leggi nazionali e regionali e di ogni considerazione sulla sicurezza dell’ambiente?
Procura di Udine, se ci sei batti un colpo. ndr: Fortunatamente, in data 18 luglio, la Procura di Udine, anche sulla spinta della Task Force promossa da Federbio, Aiab e Associazione Biodinamica, ha ordinato il sequestro e la distruzione anche dei due campi residui.
Ma sicuramente non finirà qui...
#iononmangioogm
31/10/2014
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