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S. NICOLA: DA MIRA A BARI - 1^ parte
Con la conquista di Bari, sottratta da Roberto il Guiscardo ai Bizantini nel 1071, iniziò il dominio dei Normanni in Puglia.
Il trasferimento della capitale a Salerno, sede del Guiscardo dal 1076, costituì un duro colpo per i Baresi. L’orgoglio ferito, la lungimiranza di una borghesia avveduta nonchè l’ispirazione della fede indussero ad un gesto non infrequente nel Medioevo: impadronirsi delle reliquie di un santo in grado di attirare pellegrini e forestieri. Ciò avrebbe restituito il prestigio perduto e rappresentato altresì un motivo di vanto, senza contare gli introiti dei numerosi pellegrinaggi che all’epoca equivalevano all’odierno turismo devozionale.
Bari annoverava una compatta classe mercantile, consapevole delle sue potenzialità; in una mirabile sintesi di interessi propria del Medioevo, il fervore religioso si unì all’intraprendenza commerciale. La scelta di S. Nicola, molto venerato per i suoi miracoli, era alquanto prevedibile. La posizione geografica dell’Italia, le relazioni con l’Oriente e le emigrazioni elleniche avevano favorito nella Chiesa latina fin dai primi secoli del Cristianesimo il culto di santi greci e bizantini, tra i quali S. Nicola.
Quando infierirono in Oriente le persecuzioni iconoclaste, clericali e devoti rifugiatisi nella Magna Grecia estesero il suo culto fino all’Adriatico, intitolandogli chiese e monasteri. A Bari il nome più diffuso, dopo Giovanni, era Nicola e nella prima metà dell’XI secolo vi erano ben quattro chiese in onore del Santo, il più venerato del calendario cristiano. Per l’invasione dei Saraceni la sua tomba a Mira (oggi Demre, in Turchia) nella Licia, antica provincia dell’Asia Minore, era rimasta custodita solo da pochi monaci; i Baresi pertanto non potevano essere accusati di averlo sottratto ai cristiano d’Oriente. Mira inoltre era sulla rotta delle navi dirette in Siria: quale occasione migliore di uno dei tanti viaggi commerciali?
03/11/2014
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''Storia, numismatica e tanto altro'' a cura del dott. Corrado Minervini |
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