VOLTO - 2^ parte
Il numero totale dei muscoli del viso, la loro ricca e complessa innervazione e la grande possibilità di movimenti reciproci, rende possibili tantissime espressioni, molte delle quali sono in sintonia con ciò che realmente si vuole esprimere in quel momento, mentre altre possono rivelare uno stato d’animo, un intento o un pensiero che a livello cosciente si vorrebbe mascherare.
Le espressioni che rivelano le nostre emozioni. “Di seguito verranno analizzate alcune tra le espressioni più frequenti che svelano emozioni, pensieri, intenti diversi da quelli che la persona che abbiamo di fronte vuole coscientemente mostrare”.
- Corrugare la fronte. Non si associa soltanto alla preoccupazione, ma in molti casi fa trasparire un surplus di concentrazione, nel tentativo di controllare ciò che si sta dicendo e di non lasciarsi sfuggire qualcosa, o di mascherare la difficoltà a seguire un discorso che non si comprende o non interessa. Il corrugamento con sollevamento di un solo sopracciglio indica spesso un disaccordo o un atteggiamento critico a stento trattenuto.
- Occhi che non sorridono. Quando non partecipano al sorriso o alla risata (le sopracciglia non si distendono, non si contraggono i muscoli intorno agli occhi, non si sollevano le guance) esprimono un atteggiamento di finta cortesia, di scarsa partecipazione al dialogo. Il sorriso con corrugamento della fronte manifesta il tentativo di compiacere l’interlocutore in ciò che dice.
- Sguardo diretto o di lato. Guardare in basso, mentre si dialoga, dalla parte della mano con cui si scrive può rivelare che la persona sta dicendo una bugia, di solito già preparata; se si guarda anche in alto, sempre dalla stessa parte, la bugia è improvvisata. Non riuscire a mantenere lo sguardo diretto con l’altra persona può indicare non solo timidezza, ma anche la sensazione di non essere del tutto “puliti” e lineari nell’intento o a posto con la coscienza. C’è un senso di colpa.
- La durata dell’espressione. L’eccessiva durata di un’espressione – eccetto quelle durante il pianto – è spesso rivelatore della sua falsità, del fatto che, in qualche modo, è “costruita”. Per essere vera non deve durare più di 5-10 secondi. Ancor meno se riguarda un “effetto sorpresa”. Ci sono inoltre espressioni stereotipate di sorpresa, troppo frequenti e sempre uguali fra loro per essere vere. Esse mascherano il bisogno narcisistico di blandire l’interlocutore e di assicurarsi la sua simpatia. Interrompere bruscamente un’espressione rivela il tentativo di nascondere la vera emozione che sta affiorando sul viso.
- Le espressioni incongrue. La mancata sintonia tra espressione del viso e contenuto verbale indica il mascheramento difensivo di una verità interiore “scomoda”. Ridere o sorridere mentre si raccontano cose tristi o drammatiche esprime il tentativo di nascondere una grande sofferenza o una forte ma inammissibile contrarietà.
- Soffiare dal naso. Quando si sente in pericolo e non può scappare, il gatto comincia a soffiare: sta annunciando di essere pronto per la lotta. Allo stesso modo molte persone, sottoposte a stress, alterano automaticamente la funzione respiratoria, con soffi involontari e incontrollabili molto più veementi della normale respirazione. Questo è un chiaro segnale di insofferenza e di aggressività repressa. A volta può essere accompagnato dall’atto di arricciare il naso o di allargare le narici, come fanno spesso i bambini quando mostrano la “faccia brutto”.
- Tirar su dal naso. È un gesto che ci parla del rapporto con il nostro primo nutrimento: l’aria. Quando viene al mondo, il neonato per prima cosa respira ed entra così subito in contatto con l’atmosfera materna e con l’ambiente in generale. Per questo le patologie dell’apparato respiratorio (in primo luogo l’aria) sono correlate analogicamente al rapporto con la figura della madre. “Tirar su” simboleggia proprio una percezione di mancanza d’aria, un’ansia primordiale di abbandono che può presentarsi nei momenti della vita in cui temiamo di restare soli e senza protezione.
- Toccarsi e grattarsi il nasi. Sono gesti comuni che non hanno sempre un significato chiaro, ma è un fatto che se avvengono in assenza di uno stimolo esterno significa che il cervello ha inviato un messaggio che si trasforma in una lieve vasodilatazione che genera il prurito. È possibile quindi che ciò nasconda il desiderio di “grattare via”, di espellere qualcosa (o qualcuno) che ci sta irritando.
04/11/2014
|