S. NICOLA: DA MIRA A BARI - 3^ parte
Gli astanti rimasero allibiti, sia per la vista delle reliquie sia per i rudi metodi adottati. Ma ben presto gli animi ebbero modo di ricomporsi.
Vi erano tra i Baresi due sacerdoti, Lupo e Grimoaldo; quest’ultimo aveva appoggiato a una colonna un’ampolla contenente manna. Un movimento incontrollato la fece cadere, con il caratteristico rumore che precede la rottura; ma ciò non accadde. Dopo l’iniziale sorpresa, l’evento fu interpretato come un segno favorevole, un avallo da parte di Dio e del Santo. Ritornando al porto, i marinai decisero su quale imbarcazione trasferire le reliquie; fu la nave di Matteo, che si era distinto per il suo impegno. Non appena lasciato il molo sopraggiunsero i primi Miresi, avvertiti dai monaci. Dopo due giorni di navigazione si levò un forte vento contrario. Approdati a Pàtara e temendo di essere inseguiti, ripartirono subito, rifugiandosi nel porto di Pendicca.
Il protrarsi del maltempo sembrava inconciliabile con la presenza a bordo delle reliquie del Patrono dei naviganti. Un marinaio asserì che la responsabilità era di chi aveva sottratto qualche reliquia. Sottoposti tutti a giuramento sul Vangelo, in cinque confessarono di averne trattenuto alcuni frammenti. Una volta restituiti, riprese la navigazione per Bari, dove approdarono nel porto di S. Giorgio, distante 9 km, la mattina di domenica 9 maggio 1087. Ma a chi affidare le principali autorità cittadine non erano presenti?
L’autorevole abate Elia, salito sulla nave, ottenne di depositarle nella chiesa di S. Benedetto, sotto sorveglianza armata, finchè il popolo non avesse deciso dove custodirle in accordo con l’arcivescovo Ursone. Ma quest’ultimo al rientro, ordinò di trasferirle in cattedrale. La popolazione si oppose e nei tumulti qualche giovane perì; ciò indusse Ursone a cedere l’antica residenza del catapano, donata da Roberto il Guiscardo, per erigervi una chiesa in onore del Santo, compito affidato unanimemente all’abate Elia. Il 14 febbraio 1089 Ursone scomparve ed Elia gli subentrò, invocato dal popolo.
In settembre invitò a Bari papa Urbano II, che si trovava al concilio di Melfi, per la deposizione delle reliquie nella cripta ormai pronta; la solenne cerimonia si svolse il 1° ottobre alla presenza di Boemondo e di altri conti normanni. Numerosi sono stati i sovrani che da allora hanno reso omaggio a S. Nicola. Nel 1896, dinanzi alla sua tomba, Elena di Montenegro, futura regina d’Italia, si convertì al cattolicesimo. Anche a Molfetta il culto in onore di S. Nicola risale ad epoca immemorabile. Da più di due secoli, inoltre, il popolare Santo è assurto a munifico dispensatore di doni nella ricorrenza del suo giorno onomastico, il 6 dicembre, che segna anche l’inizio delle festività natalizie.
12/11/2014
|