Olio di oliva, -35%. Prezzi in aumento Crolla la produzione. Impennata delle quotazioni. Scatta l’allarme qualità
Un taglio del 35% per la produzione di olio di oliva nella campagna 2014/2015. E’ quanto emerge da una prima valutazione effettuata da Ismea in collaborazione con le organizzazioni degli operatori Aifo, Cno, Unaprol e Unasco. Un risultato riflette il clima particolarmente negativo. La produzione di olio di oliva di pressione dovrebbe così scendere quest’anno a 302 mila t rispetto alle 464 mila (dato Istat) della scorsa campagna.
Un calo significativo - spiega l’Ismea - ma meno accentuato rispetto a quello della Spagna, leader mondiale, che a causa dell’andamento climatico negativo ha addirittura dimezzato i livelli di produzione rispetto al dato 2013. A subire i contraccolpi di una situazione sfavorevole anche sotto l’aspetto fitosanitario (il clima avverso ha favorito gli attacchi di patogeni e parassiti, in particolare di mosca dell’olivo) sono stati tutti i principali poli produttivi regionali.
Sia in Puglia che in Calabria si prevede una contrazione di oltre un terzo dei quantitativi prodotti rispetto al 2013, mentre Sicilia e Campania subirebbero tagli rispettivamente del 22 e del 40%. Quasi dimezzata la produzione del centro Italia, con sviluppi altrettanto negativi al Nord.
Il mercato ha già reagito in Italia con un aumento dei prezzi alla produzione. L’olio italiano, che mantiene un ampio divario positivo rispetto al prodotto spagnolo, ha toccato in media punte di 4,40 €/kg franco frantoio, un valore superiore di quasi il 50% ai livelli dell’anno scorso. Gli oli italiani, oltre a un prezzo più alto, che attesta il riconoscimento di una migliore qualità da parte dei mercati internazionali, stanno beneficiando di una forte spinta dell’export. Tra gennaio e luglio di quest’anno le vendite all’estero, grazie ai progressi in Nord America, Giappone e Ue, sono aumentate in volume del 13% rispetto ai primi sette mesi del 2013. Ancora più sostenuta la dinamica degli oli extravergini, il prodotto di maggior pregio, con l’export cresciuto del 18% su base annua. Da evidenziare che la bilancia commerciale del settore, nonostante il forte aumento dell’import soprattutto dalla Spagna, ha chiuso i primi sette mesi del 2014 con un saldo attivo di quasi 16 milioni di €. «Quello che colpisce – afferma David Granieri, presidente di Unaprol– è l’assenza di una visione strategica del sistema Paese sul futuro di questo settore. L’eccezionale attacco di mosca olearia che ha colpito in maniera significativa numerose aree vocate dell’olivicoltura italiana, dopo l’eccezionale ondata di maltempo, mette in evidenza la necessità di implementare un sistema di monitoraggio e prevenzione che limiti in futuro i danni sulla produzione».
L’unico segmento che non riesce a beneficiare dei valori della crescita è quello della produzione nonostante il differenziale di prezzo tra gli oli italiani e quelli spagnoli, che, in questo momento è di 1,47€ kg., rispetto a 0,43€ in media del 2013.
Scatta intanto l’allarme qualità. Assitol e Federolio, le aziende dell’industria e del commercio assorbiranno tutta la produzione olivicola nazionale commercializzata, ma per soddisfare il fabbisogno totale del nostro Paese, pari a 1 milione di t, dovranno importare oltre 600mila t di olio, da aggiungere alle circa 300mila provenienti dagli oliveti italiani.
Assitol e Federolio assicurano comunque «il pieno impegno dei propri soci nella selezione degli oli qualitativamente migliori. Il tutto in piena trasparenza e corretta informazione del consumatore: sarà possibile verificare agevolmente l’origine del prodotto, indicata sull’etichetta e, a breve, evidenziata sulla parte frontale per tutto ciò che sarà imbottigliato dopo il 13 dicembre, quando inizieranno ad applicarsi le nuove norme comunitarie sull’etichettatura degli oli d’oliva».
Di Terra e Vita
Fonte: agricoltura24
19/11/2014
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