LAVORO - 2^ parte
Nel contesto professionale la parola ben veicolata può essere un vero e proprio strumento di successo. Mentre “cattive parole” possono anche rappresentare i presupposti del mobbing… L’eccesso di insoddisfazione. “Ci sono persone che utilizzano il luogo di lavoro come contenitore delle proprie amarezze, delle proprie insoddisfazioni”. Mai contente, insoddisfatte ma incapaci di dare una svolta o di impugnare le situazioni di disagio, questi soggetti parlano sempre di sè, riversando valanghe di lamenti su qualsiasi collega capiti loro a tiro, e alla fine sono evitati o combattuti da tutti, perchè considerati noiosi e irritanti. Chi si lamenta troppo inoltre appesantisce la propria giornata e peggiora la propria autostima, perchè si costringe a guardare in faccia di continuo un aspetto del tutto insoddisfacente di sè, e al contempo induce gli altri a non ascoltarlo anche quando avrà qualcosa di concreto e di serio da dire.
L’importanza del sorriso. “A volte, un atteggiamento meno formale e “serioso” aiuterà a sorridere delle sviste proprie e altrui, oltre a servire da valvola di sfogo per liberare le tensioni”. Spesso si è convinti di potersi proteggere da un ambiente di lavoro ostile adottando un comportamento e/o un linguaggio formali, controllati. Ma un eccesso di “seriosità” ingabbia gli istinti e, con il tempo, ci rende rigidi e innaturali. Qualche battuta di spirito si rivela spesso un toccasana e, se pronunciata al momento opportuno, potrà rendere il dialogo più spontaneo ed efficace. Imparare a sorridere sul lavoro e accettare di contraddirsi sono indici di un carattere intelligente e flessibile che verrà sicuramente apprezzato da superiori e colleghi.
I giri di parole. “Utilizzati in genere da persone insicure, i giri di parole possono creare tensioni e confusione”. Il posto di lavoro spesso genere angoscia perchè ci porta di continuo a confrontarci con la valutazione delle nostre capacità. Per reagire a questa sollecitazione emotiva, le persone insicure tendono a difendersi a priori, ergendo un vero e proprio scudo di parole dietro cui nascondersi. I capi e i colleghi, a loro volta, si trovano a doversi confrontare con questi irritanti fiumi di premesse, ipotesi, conclusioni, scuse, esempi, chiarificazioni, che saturano il discorso, ottenendo come risultano di creare una crescente tensione e una mancanza di chiarezza.
Il bisogno di conferme. “Nasce dal bisogno di essere approvati da tutti, ma può creare le premesse per un blocco della comunicazione”. È un’altra trappola in cui si rischia di cadere spesso e che crea notevole ansia. È il desiderio di risultare bravi e simpatici, di venire approvati da tutti. Ma rincorrere tutto ciò implica un ulteriore e dispendioso lavoro, che nel tempo ciò implica un ulteriore e dispendioso lavoro, che nel tempo risulta logorante. Nessuno infatti può piacere a tutti: per assecondare le richieste di ciascuno dovremmo avere innumerevoli personalità. Questo atteggiamento inoltre ci sottopone di continuo alla frustante sensazione di non essere adeguati. Con la maschera della simpatia forzata non si fa altro che bloccare la comunicazione, poichè si crea una premessa di falsità e finzione alla lunga molto faticosa da mantenere.
26/11/2014
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