È una chance per mettere in campo le proprie forze
È vero che diminuirà il sostegno diretto alle principali aree produttive, ma le scelte nazionali hanno limitato i danni. Gli olivicoltori saranno spinti a cercare per tempo rimedi opportuni. Ad esempio, l’aggregazione dell’offerta
Per l’olivicoltura italiana sarebbe potuta andare molto peggio. La riforma della Pac, infatti, avrebbe potuto segnare un drastico ridimensionamento del sostegno diretto al comparto olivicolo nazionale, se non fossero stati introdotti correttivi alla proposta iniziale del commissario europeo all’Agricoltura Dacian Cioloş presentata al Parlamento europeo nell’ottobre 2011. Gli olivicoltori italiani quindi pur ricevendo dalla Ue pagamenti inferiori rispetto al passato, non rischieranno di trovarsi di colpo privati di una grossa fetta dell’aiuto comunitario e saranno spinti a cercare in tempo i rimedi opportuni (ad esempio, attraverso una maggiore aggregazione dell’offerta) per affrontare il mercato con le proprie forze.
È quanto ha sostenuto Stefano Ciliberti, dottorando di ricerca del dipartimento di Scienze agrarie, alimentari e ambientali dell’Università di Perugia, in occasione di una giornata di studio organizzata da Monsanto agricoltura Italia - Crop protection a Ruvo di Puglia (Ba).*
«Le scelte sulla regionalizzazione dei pagamenti diretti italiani – attraverso un’unica macroregione nazionale (Italia Regione Unica) – e sulla convergenza interna del valore dei titoli all’aiuto avrebbero potuto determinare un forte impatto negativo nelle regioni col più alto valore dei titoli/ha. Tra queste vi è senz’altro la Puglia, la cui olivicoltura a sua volta beneficia di titoli di valore superiore alla media regionale. Di conseguenza l’applicazione tout court di regionalizzazione e convergenza interna avrebbe penalizzato eccessivamente i produttori di olio di oliva pugliesi, determinando un vero e proprio crollo del valore dei titoli nel 2015 o, al più tardi, nel 2019. Tuttavia l’applicazione del cosiddetto “modello irlandese” (voluto fortemente dall’Italia), posticiperà l’uniformazione del valore dei titoli/ha verso la media nazionale dopo il 2020, offrendo di fatto un paracadute importante alle regioni e alle produzioni con più alto valore dei diritti all’aiuto e garantendo quindi una sorta di salvaguardia, sia pure temporanea, ai pagamenti diretti ricevuti dagli olivicoltori pugliesi».
Anche il greening rappresenta un pericolo scampato, ha sostenuto Ciliberti. «La proposta contenuta nella bozza Cioloş aveva destato notevoli perplessità fra gli agricoltori dei Paesi mediterranei e in particolare fra gli olivicoltori. Infatti, l’impegno delle aree a valenza ambientale (Ecological focus areas, Efa) sarebbe stato drasticamente impattante per il comparto olivicolo, in quanto la proposta di regolamento prevedeva che anche gli uliveti avrebbero dovuto rispettare l’obbligo delle suddette Efa, lasciando così il posto a terreni lasciati a riposo, terrazzamenti, margini dei campi, siepi, alberi, aree con colture intercalari, catch crops, elementi caratteristici del paesaggio, colture azotofissatici, fasce tampone, superfici oggetto di imboschimento e bosco ceduo a rotazione. Tuttavia, le trattative per la definizione dei regolamenti definitivi le pressioni del blocco mediterraneo, capeggiate dall’ex presidente della commissione Agricoltura e sviluppo rurale del Parlamento europeo, Paolo De Castro, hanno portato all’esclusione degli uliveti, così come degli agrumeti e dei vigneti, dall’impegno delle Efa».
Inoltre, ha aggiunto Ciliberti, l’articolo 52 sul pagamento accoppiato (erede dell’attuale art. 68) rivolgerà grande attenzione all’olio di oliva. «Le convulse trattative nazionali sulla Pac hanno ruotato proprio intorno all’applicazione dell’art. 52 e alla ripartizione dei fondi destinati ai pagamenti accoppiati. Il settore olivicolo ha ottenuto un buon risultato, aggiudicandosi il 16,4% della “torta” dedicata ai pagamenti accoppiati, pari a 70 milioni €/anno (v. tab.). Tale fetta verrà quasi interamente ripartita fra gli agricoltori delle due principali regioni olivicole italiane: la Puglia, innanzitutto, e la Calabria».
Tre tipologie di premio
L’olivicoltura italiana potrà dunque contare su tre tipologie di premio accoppiato:
- 1) il premio base olivo, un intervento che riguarda le superfici olivicole localizzate in Puglia, Calabria e Liguria, dove l’olivicoltura costituisce una parte assai rilevante dell’economia agricola regionale e rappresenta un elemento tipico del paesaggio: il plafond destinato alla misura è pari a 43,8 milioni di €, la superficie ammissibile alla misura è stimabile in 560mila ha, per cui l’entità dell’aiuto stimato sarà pari a circa 78 €/ha;
- 2) il premio aggiuntivo olivo, che interessa le superfici olivicole di Puglia e Calabria caratterizzate da pendenza media superiore al 7,5%: il plafond destinato alla misura è 13,2 milioni di €, con una superficie ammissibile alla misura stimabile in 188.607 ha, per un importo aggiuntivo al “premio base” pari a circa 70 €/ha;
- 3) il premio olivicoltura con rilevante importanza economica territoriale e ambientale riguarderà le produzioni Dop, Igp e biologiche dell’intero territorio nazionale, con un plafond destinato alla misura di 13 milioni di € e una superficie stimabile ammissibile alla misura di 100mila ha, per un importo unitario di circa130 €/ha.
Danni limitati
«In definitiva, – ha concluso Ciliberti – nonostante nei prossimi anni assisteremo a una diminuzione del sostegno diretto della Pac nelle principali aree olivicole italiane, bisogna essere consapevoli che le scelte nazionali hanno in qualche modo limitato i danni per il comparto, grazie alla protezione del valore dei titoli offerta dal “modello irlandese” e al sostegno accoppiato dell’articolo 52. Di fatto, ciò che gli olivicoltori italiani riceveranno sarà comunque superiore a quanto aveva previsto la bozza Cioloş. Almeno fino al 2020. Poi si vedrà!».
* Convegno dedicato alle corrette strategie per il controllo del Lolium resistente negli oliveti, alla nuova Pac e alle future opportunità economiche per il comparto olivicolo. Il convegno era inserito nelle attività del progetto GiPP di Monsanto rivolto alla miglior gestione del diserbo in oliveto, partito nel 2011. Obiettivo dell’incontro è stato mettere a disposizione degli imprenditori agricoli coinvolti nel progetto informazioni tecniche su temi d’attualità, come la nuova Pac 2014-2020 e le future opportunità per il comparto olivicolo. La seconda parte dell’incontro è stata invece dedicata a un altro tema tecnico molto attuale: le corrette strategie per il controllo del Lolium resistente negli oliveti.
Di Giuseppe Francesco Sportelli
Fonte: agricoltura24
01/12/2014
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